Libertà o sottomissione.

Considerazioni sul confine tra realtà e immaginario dispotico.

Recentemente ho avuto l’occasione di leggere il saggio “Immaginario distopico e crisi europea. Riflessioni a partire da Soumission di Houellebecq” della Prof.ssa Manuela Ceretta, ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino.

Il saggio, apparso per una prestigiosa rivista scientifica, dopo aver tracciato una disanima delle trasformazioni che stanno attraversando la letteratura distopica, si sofferma sull’opera dello scrittore francese Michel Houellebecq “Soumission”, apparsa nel 2015 e subito tradotta da Bompiani.

Houellebecq si immagina una Francia che, proprio nel 2022, si consegna, per via elettorale, a un partito islamico moderato che, giunto al governo, stabilisce una società patriarcale. Poco dopo, analogo percorso segna il Belgio e, presumibilmente, l’intera Unione Europea, quest’ultima mossa dalla volontà di implementare la propria sfera di influenza mondiale, includendo l’Algeria, l’Egitto, il Libano, il Marocco, la Tunisia e la Turchia.

Tuttavia, come evidenzia la Prof.ssa Ceretta, il romanzo di Houellebecq assume una più ampia lettura rispetto a quella di un semplice pamphlet anti-islamico. Infatti, il racconto, che vede per protagonista un docente universitario di nome François – quindi (volutamente) un personaggio dotato di elevata cultura –, termina con la spontanea adesione di François al nuovo regime politico-religioso.

Come ricorda la Ceretta, si tratta di una scelta che, più che da intima convinzione, muove principalmente dalle seduzioni che a François vengono offerte: “Le donne, lo stipendio, la riduzione del carico di lavoro, una bella casa”. Pertanto, la sottomissione di François è in larga misura cosciente, ed è il frutto – per ricorrere nuovamente alla Ceretta – di chi abbia “dismesso ogni tentativo di resistenza”.

In altri termini, a differenza di larga parte della narrativa distopica del Novecento (si pensi all’irrequieto Winston Smith di “1984”), il racconto di Houellebecq disegna un’umanità che assomiglia più a una folla inerme da talk show televisivo che a una cittadinanza attiva e combattiva su cui teoricamente si dovrebbero fondare le democrazie moderne.

Houellebecq descrive dunque una società atomizzata di individui politicamente apatici, imprigionati in una specie di inerzia della volontà che, a sua volta, deriva dall’attrito tra la presunzione (per dirla ancora con la Ceretta) di possedere “infinite possibilità e le concrete realizzazioni di esse” e, per altro verso, nell’acquisita consapevolezza della marginalità assunta dalla politica nel saper gestire le sorti del mondo.

Il saggio di Houellebecq e l’argomentazione che la Prof.ssa Ceretta porta a corredo offrono plurimi spunti di riflessione in merito al rapporto tra dominio e sottomissione. Sono tematiche che, partendo dal tracollo dell’iscrizione ai partiti politici e dell’affluenza elettorale sino a giungere ai rischi dell’omogeneità culturale e del “totalitarismo morbido” che caratterizza le attuali democrazie a capitalismo avanzato, le scienze politiche hanno in più occasioni affrontato.

Rimanendo però all’interno del perimetro distopico – e della preziosa lente d’ingrandimento critico che esso rappresenta –, a ben vedere, è possibile concludere che la simulazione distopica di Houellebecq estrema finzione non sia.

Infatti, se è vero che, ricorrendo alla “tecnica dell’estraniamento cognitivo”, il canone letterale distopico volutamente esasperi un determinato contesto politico e sociale per meglio farne comprendere la fallacia e le differenti aporie, al pari di ciò che lascia “Soumission”, il confine fra immaginario distopico e realtà non è poi netto, come talvolta si voglia credere.

Benché indubbiamente la storia appaia come una continua tensione tra obbedienza e partecipazione e tra dominio e sottomissione, l’assoggettamento volontario di François al rinnovato assetto politico-culturale non è certo un unicum riscontrabile solo nella fantasia distopica.

Al contrario, la storia ci palesa una pluralità di esempi. Solo per restare a casa nostra e per non voler superare un ragionevole lasso temporale, valga il richiamo all’avvento del fascismo, nonché alla progressiva americanizzazione che ha coinvolto la società italiana (e, in generale, i paesi europei più vicini agli U.S.A.) a partire dagli anni Cinquanta del Novecento.

Con riferimento alla comparsa del fascismo – a prescindere dalla resistenza (comunque preziosa) di alcune frange di popolazione e intellettuali – la stragrande maggioranza degli italiani, spesso in termini di accondiscendenza più o meno superficiale (tranne che per quelli che sono stati gli aperti sostenitori), si è agevolmente assoggettata al regime di Mussolini.

Altrettanto con naturalezza, milioni di italiani hanno consciamente o meno aderito al modello culturale e consumistico veicolato a partire dal secondo dopoguerra.

 È bastata la produzione cinematografica di Hollywood, affiancata a quella canora, oltre ad aver riempito il carrello della spesa di prodotti “made in U.S.A” (dalla Coca cola al chewing gum, dai jeans alle scarpe da ginnastica) e milioni di italiani hanno voltato le spalle alle centenarie tradizioni dei propri padri e delle loro terre.

 Il Rock and roll e il Twist hanno così sostituito (fortunatamente in maniera non completa) i balli locali, il McDonald's la cucina tradizionale. Certo, in questo secondo caso, il cambiamento è stato più docile e allegro, ma non per questo meno profondo, come acutamente osservato da Pier Paolo Pasolini.

Dunque “Soumission” di Houellebecq, al pari di altri scritti distopici (si pensi a “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley), pone la storia del pensiero politico di fronte alla necessità di ripensare il confine tra realtà e distopie rispetto a quello che ordinariamente viene fatto derivare dalla conseguente nozione.

In compenso, ciò non significa affatto che il racconto distopico perda quell’importante capacità di saper metterci di fronte a nostri limiti e paure, per comprenderli e per tentare – se si riesce – di superarli.

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Articolo pubblicato il 21/12/2022