I Tank tanto attesi stanno per arrivare. Ma questo cambierà davvero le sorti della guerra?
La svolta tanto attesa sembra essere arrivata. Berlino sembra decisa ad inviare i suoi preziosi tank “Leopard 2”. Ma la vera novità consiste nel fatto che oltre ai carri armati delle nazioni europee arriveranno anche gli Abrams americani.
Kiev verrebbe così dotata di tank di altissimo livello tattico, pronti quindi per sferrare il contrattacco finale e decisivo sul fronte del Donbass.
L’intento di Zelensky è quello di sfondare le linee nemiche per approdare direttamente sul Mare d’Azov. In questo modo gli ucraini spaccherebbero il fronte russo in due, raggiungendo così un risultato tattico straordinario.
Per farlo però hanno bisogno di ulteriori mezzi e di munizioni, entrambe le quali scarseggiano dall’inizio della guerra.
Già, questo perché se analizziamo il conflitto dall’inizio notiamo che nessuna arma di fabbricazione ucraina o ex sovietica ha mai fatto la differenza. Le Forze Armate di Kiev si sono avvalse inizialmente del Battaglione neonazista “Azov” nel Donbass (addestrato da oligarchi e occidentali); mentre, sul fronte centrale e meridionale del Paese la differenza l’hanno fatta i droni turchi e i Javelin americani, nonché le molteplici munizioni e sistemi di difesa antiaerea e antimissile forniti dai Paesi NATO, Regno Unito in testa.
Questo significa, come già precedentemente detto, che l’Ucraina è tenuta in piedi artificialmente dagli Alleati degli Usa, senza i quali avrebbe sicuramente già capitolato. Ricordiamo che le regioni più ricche dell’Area sono in mano a Mosca, e che i russi per tutto il conflitto hanno tenuto, e detengono ancora, il 25/30% di tutto il territorio ucraino.
Tuttavia, la stampa occidentale sembra ignorare questi aspetti, dando una rappresentazione artefatta della realtà. Facendo apparire il governo di Mosca e l’esercito russo come un gruppo di militi inesperti, mandati allo sbaraglio con l’inganno e privi di preparazione.
Ora, occorre ricordare che l’Ucraina è, dopo la Russia europea, la Nazione più estesa sul continente. Numericamente è stata in vantaggio per tutto il tempo del conflitto. Ora le risorse e gli uomini iniziano a scarseggiare. La mobilitazione russa sta portando i suoi frutti e i mercenari della Wagner sfondano le linee nemiche, acquisendo sempre più terreno nel Donbass.
Sul fronte occidentale gli Usa, e di rimando le potenze regionali europee, sono sempre più restie a dare armi a Kiev. Questo perché oltre a compromettere le già provate economie post pandemiche, le Forze armate occidentali non vogliono rischiare di far finire in mano nemica preziose tecnologie e informazioni circa i propri strumenti di difesa e di attacco. Questo potrebbe compromettere la situazione bellica in un possibile futuro, dove si presentasse un fronte di guerra più allargato, oltre i confini ucraini.
I russi, dal canto loro, fanno sapere che i carri armati americani bruceranno come tutti gli altri. Questa risposta da parte di Mosca è motivata non solo dall’offensiva dei battaglioni Wagner nella regione, ma anche dal vantaggio tecnico e temporale che vedrebbe Kiev costretta a convertire armi e mezzi sovietici con sistemi di difesa occidentali. Questo chiaramente richiederebbe tempo e risorse per imparare i nuovi sistemi d’arma. Di conseguenza il Cremlino ha un vantaggio notevole per organizzare e contrattaccare le milizie giallo-celesti, sfruttando questo stallo temporale di apprendimento in cui sono costretti gli ucraini.
Dal canto suo continuano ad essere pressanti le richieste da Kiev, i quali asseriscono che: "Abbiamo bisogno di carri armati, non di 10-20, ma di diverse centinaia". Questo fa capire l’enorme deficit in cui sono incappati gli ucraini e il governo corrotto di Kiev. Per vincere non basterà una comparsata al Festival di Sanremo, né qualche scenografia ben congegnata fra il Presidente attore e il Pentagono.
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Articolo pubblicato il 27/01/2023