Robert Doisneau in mostra a Camera (Torino)
Robert Doisneau, Bacio davanti all’Hotel de Ville

Fino al 14 febbraio 2023, il realismo nella fotografia

Robert Doisneau nasce nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly. La sua formazione come fotografo inizia con l’apprendistato nello studio di André Vigneau, artista poliedrico e fotografo pubblicitario. Trascorre cinque anni come fotografo all’interno delle officine Renault, poi decide di intraprendere la carriera di fotografo indipendente, entrando a far parte dell’agenzia Rapho. A causa della guerra è costretto a sospendere l’attività; in questo periodo utilizza le sue conoscenze per contraffare carte e documenti ufficiali per i membri della Resistenza. Dopo la Liberazione alcuni suoi reportages vengono pubblicati su “Vogue” e nel 1949 esce il libro realizzato in collaborazione con lo scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà ai quartieri popolari di Parigi. Il successo ottenuto con queste pubblicazioni lo porta ad essere coinvolto da Edward Steichen nella mostra Five French Photographers nel 1950 e poi nell’epocale ‘The Family of Man’ nel 1955, entrambe al MoMA di New York. A partire dagli anni Cinquanta colleziona numerose collaborazioni con scrittori e artisti, esponendo insieme ad autori come Henri Cartier-Bresson, Willi Ruge e André Kertész, e vincendo importanti premi come il Premio Niépce nel 1956 e il Grand Prix national de la photographie nel 1983. Nel 1980, nelle sale espositive di Piazza Grande a Modena, Lugi Ghirri cura la mostra Robert Doisneau. Tre secondi d’eternità: con lo stesso titolo l’anno prima l’editore Contrejour aveva pubblicato un’importante monografia in grado di offrire un’approfondita lettura del suo lavoro. Nel 1984 viene invitato a partecipare alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., che lo porta a raccontare nuovamente la banlieue parigina ormai trasformata attraverso una serie di sorprendenti scatti a colori. Nel 1994 muore all’età di 82 anni, lasciando un patrimonio di circa 450.000 negativi, oggi custoditi e valorizzati dalle due figlie.

La mostra fotografica antologica su Robert Doisneau si può visitare a Torino nelle sale di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, tutti i giorni fino al 14 febbraio 2023. Curata da Gabriel Bauret e promossa da CAMERA, Silvana Editoriale e Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la mostra presenta oltre 130 fotografie dell’autore in un percorso che comprende le sue immagini più iconiche, insieme a scatti meno noti e altrettanto straordinari, selezionati fra gli oltre 450.000 negativi di cui si compone il suo archivio.

Robert Doisneau è considerato, insieme a Henri Cartier-Bresson, uno dei padri della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. A partire dalla sua fotografia più conosciuta – che ritrae il bacio di una giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi – l’esposizione ne racconta la carriera attraverso i temi ricorrenti da lui affrontati in più di cinquant’anni con la fotocamera sempre pronta a scattare: la Seconda guerra mondiale e la liberazione, il lavoro, l’amore, i giochi dei bambini, il tempo libero, la musica, la moda, gli artisti.

La mostra a CAMERA si articola in undici sezioni tematiche:

Bambini, 1934 - 1956

Occupazione e Liberazione, 1940 - 1944

Il dopoguerra, 1945 - 1953

Il mondo del lavoro, 1935 -1950

Il teatro della strada, 1945 - 1954

Scene di interni, 1943 - 1970

Portinerie, 1945 - 1953

Ritratti, 1942 - 1961

Una certa idea della felicità, 1945 -1961

Bistrot, 1948 - 1957

Moda e mondanità, 1950 – 1952

Nella banlieue di Parigi si specchia la sua infanzia, qui nasce la sua ispirazione a ritrarre il mondo che lo circonda.

L’occupazione e la successiva liberazione di Parigi lo portano ancor più vicino al realismo; nel dopoguerra si occuperà da vicino del mondo del lavoro e della realtà urbana in rapido mutamento.

La bambina della bidonville di Ivry, del 1946, è una foto alla povertà  e all’emarginazione dei quartieri periferici ancora abbandonati (come non pensare alla Roma descritta da Pier Paolo Pasolini?).

Au bon coin”, scattata a Saint – Denis nel 1947, ci mostra un incrocio di strade lastricate in un giorno di nebbia, potrebbe essere la Parigi del commissario Maigret.

Doisneau fotografa Le smistatrici di carbone a Lens, nel 1945. Visi e mani nere, donne piegate con le cuffie in testa a cercare di proteggersi, senza riuscirci, da un lavoro disumano e malpagato.

Quando va per la strada a cercare soggetti, è sempre felice nel suo scatto intriso di realismo, che qui riesce a condire di poesia. Così avviene con La dattilografa al Vert Galant (una ragazza scrive a macchina seduta a terra) e con l’immagine, fra ironia e inquietudine, de L’Enfer, scattate a Parigi nel 1947 e nel 1952.

Una sezione della mostra è dedicata alle portinerie, un altro mondo scomparso che i meno giovani ricordano bene.  La portiera con gli occhiali (Parigi 1945) è un’immagine di orgoglio per il proprio lavoro (quante foto abbiamo visto di maestranze in posa di fronte alla porta di un negozio o dentro uno stabilimento?); Madame Augustin (Belleville, 1953) riprende una portinaia seduta nel suo ambiente di vita e di lavoro, fra un museo di oggetti dimenticati, quasi gozzaniano.

“Una certa idea della felicità” è un’altra parte della mostra, che risponde allo spirito di quegli anni, quando si voleva dimenticare la bruttura della guerra e sembrava di essere lanciati verso un futuro in costante progresso e miglioramento. Be bop in un locale notturno (Saint Germain – des – Prés, 1951) fa parte di questa voglia di vivere, mentre Foto di matrimonio nel cortile di una fattoria (dopo), scattata a Saint – Sauvant nel 1956, immortala la piccola felicità di un interno familiare agreste. In questa sezione trova spazio l’opera più conosciuta di Doisneau, Bacio davanti all’Hotel de Ville (Parigi 1950).

Anche i “Bistrots” sono un momento dell’esposizione. I macellai melomani (Parigi 1953) è un momento di festa fra gente che lavora e Caffè in bianco e nero (Joinville – le – Pont, 1948) è una istantanea di quell’ambiente che, laddove esista ancora, ha perso quella caratteristiche e la fisionomia di quel tempo, assorbito e amalgamato dalla modernità globalizzante.

L’obiettivo di Robert Doisneau ci riporta nel pieno del Novecento, nel magma della storia che è appena alle nostre spalle e già ci sembra così distante.

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia

Via delle Rosine 18, 10123 - Torino

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Orari di apertura (Ultimo ingresso, 30 minuti prima della chiusura)

Lunedì 11.00 - 19.00 Martedì 11.00 - 19.00 Mercoledì 11.00 - 19.00 Giovedì 11.00 - 21.00 Venerdì 11.00 - 19.00 Sabato 11.00 - 19.00 Domenica 11.00 - 19.00.

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Articolo pubblicato il 13/02/2023