San Miniato (PI) – La pittura, la scultura i disegni e le incisioni di Arturo Checchi

Autodidatta, uno dei maggiori artisti toscani del Novecento, celebrato con un libro dalla Fondazione Cassa di Risparmio di san Miniato

“Con l’acquisizione di una raccolta di novantotto dipinti, scrive Antonio Guicciardini Salini, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di san Miniato - una scultura e un cospicuo nucleo di disegni ed incisioni di Arturo Checchi dagli eredi dell’artista, la Fondazione Cassa  di Risparmio di San Miniato diviene, accanto al Comune di Fucecchio, al Museo Civico e Diocesano e alla Fondazione Montanelli Bassi, l’istituzione che possiede il maggior numero di opere del Maestro”.  

Lucia Minunno, scrive nella nota biografica, «Arturo Checchi, nasce a Fucecchio in provincia di Firenze nel 1886 da giovane comincia a studiare i maestri della pittura del Rinascimento  toscano, in particolare Andrea del Castagno e Pontorno. Trasferitosi a Firenze nel 1902 viene accettato al terzo anno del corso di pittura all’Accademia  di Belle Arti, dove conosce l’anziano Giovanni Fattori, e si può avvicinare ad altri giovani pittori quali Lorenzo Viani, Armando Spadini e Giovanni Costetti, oltre al gruppo di intellettuali di La Voce.

Diplomatosi dall’Accademia, dopo un breve ritorno alla città natale  e diversi viaggi in Germania – dove conosce i pittori della secessione di Monaco, e prende coscienza degli impressionisti condotti sulla rivista Jugend – intraprende diversi lavori come decoratore a Firenze, e al contempo realizza dipinti di tono intimistico, tra i quali i ritratti del padre e della madre del 1911.

In queste opere dalla linearità essenziale e dallo spiccato cromatismo alcuni critici hanno voluto vedere l’influsso dell’espressionismo tedesco e del fauvismo d’Oltralpe: ma,  lasciando da parte l’esplicita negazione di tali modelli da parte dell’artista, pare evidente che Checchi fosse ancora legato ad un linguaggio figurativo e a tematiche postmacchiaiole di tipo fattoriano.

Dopo la partecipazione alla  Promotrice di Firenze del 1912(San Salvi, Lettino rosso e Donna che Cuce), nel 1914 è presente alla Secessione romana, dove stringe una duratura amicizia con Ugo Ojetti.  Insegnante di storia dell’arte a San Miniato al Tedesco e a Fucecchio  durante la Prima Guerra  Mondiale, riprende l’attività espositiva nel 1920, partecipando alla Promotrice di Firenze ed esibendo in una personale a Viareggio nello stesso anno: da allora fino al 1940, l’artista prende regolarmente parte a tutte le maggiori rassegne nazionali, le Biennali di Venezia, le Quadriennali di Roma e le Sindacali fasciste.

Nel 1924 vince il Premio Ussi con il suo quadro Le Tre Marie, mentre nel 1932, con la fanciulla sdegnosa, espone a New York presso il College Art Association. Docente di pittura all’Accademia di Belle arti di Perugia dal 1925 al 1938, sim trasferisce in seguito all’Accademia di Brera di Milano (1939-41), e finalmente all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Negli ultimi anni l’artista si dedica con maggiore frequenza all’incisione, ritornando a temi religiosi esplorati in gioventù. Muore a Perugia nel 1971».  Nel volume, edito dalle edizioni Aión, sono riportate tutte le immagini delle opere acquisite dalla Fondazione Cassa Risparmio di San Miniato, accompagnate da un saggio di Marco Fagioli.    

Descrizioni immagini:

Foto copertina libro

Foto 1 Arturo Checchi “Autoritratto”, 1930ca. Olio su tavola, 39,5x31cm

Foto 2 Arturo Checchi “ Bianca che legge”, 1938, olio su tela,53xd70 cm

Foto 3 Arturo Checchi “Vaso con fiori”, 1971, Olio su cartoncino,70x50 cm

Foto 4 Arturo Checchi ”Spiaggia con ombrelloni e barche”, 1965, Olio su cartoncino, 59x39cm

Foto 5 “Donne al calvario”, 1960, Olio su tela, 53x41cm

Le immagini che documentano il testo sono tratte dal libro:

”Arturo Checchi. Pittore”, Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, curato da  Marco Fagioli, Aión Edizioni.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 13/02/2023