Con il voto pro auto elettrica il Parlamento europeo ha superato il record dell’indecenza!

Le elezioni del 2024 potrebbero cambiare gli equilibri politici

Il voto all'Europarlamento, con lo stop alle automobili diesel e benzina entro il 2035, ha superato il record dell’indecenza, dopo i già allarmanti e recenti precedenti. Rientrano in quest'ambito le norme sulla casa, le proposte per favorire il cibo sintetico, la stretta sulle fonti energetiche tradizioni e, per l'appunto, il regolamento europeo sulle «Emissioni di CO2 delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri» approvato martedì 14 febbraio

L’ ampio progetto della Ue per diminuire le emissioni di CO2 denominato «Fit for 55», basandosi sul Green Deal europeo, prevede una serie di obiettivi da raggiungere nel 2030 per poi arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.

Ogni provvedimento è stato approvato dai nostri europarlamentari del M5S, PD, Verdi ed estrema sinistra, con l’opposizione del centro destra. Abbiamo già avuto modo di illustrare la crisi occupazionale che si prospetterebbe sull’indotto auto con la perdita di migliaia di posti di lavoro solo in Piemonte. A sinistra le ricadute sociali ovviamente non interessano.

Lecito chiedersi, alla luce dell'approccio ideologico con cui sono affrontati i temi ambientali, senza tenere in dovuta considerazione le ricadute socio-economiche e di sicurezza per la filiera industriale, se i regolamenti approvati negli ultimi anni costituiscano un dogma incontestabile o se, invece, ci sono margini di manovra per modificare leggi che rischiano di avere un impatto negativo sul nostro tessuto economico e sociale.

C’è da tenere presente che recentissimi studi attestino come sia più inquinate lo smaltimento delle batterie che non l’adozione di carburanti, meno inquinati che potrebbero entrare quanto prima in produzione

Non mancano le reazioni al voto europeo: ”Tutelare l’ambiente è fondamentale ma la transizione verso sistemi di mobilità green deve essere ragionata e graduale: si parla tanto di sostenibilità ma l’Ue si è dimenticata quella sociale, visto che la decisione di vietare la vendita di auto con motore endotermico comporterà la partita di almeno 600 mila posti di lavoro nel continente”.

Così Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera, e responsabile unità Fisco del dipartimento Economia della Lega, a proposito dello stop per auto diesel e benzina nel 2035.

“La Lega è fortemente contraria a questa scelta, che impatta in modo particolare sull’Italia, da sempre vocata all’automotive. Solo nel distretto torinese per l’indotto si contano oltre 700 aziende (un terzo del totale nazionale), con 60 mila persone occupate e un fatturato di 17 miliardi all’anno. Non possiamo permetterci di smantellare l’esistente in nome di un’ideologia green miope e ottusa, che fissa per noi date e limiti senza preoccuparsi dell’economia dei territori: così facciamo solo un gigantesco regalo alla Cina, il principale produttore di batterie elettriche e il principale Paese inquinatore al mondo. Le auto a propulsione elettrica sono ancora troppo care, in Italia solo il 3,7% di quelle vendute nel 2022 - prosegue Gusmeroli - e a questo problema di costo si aggiunge quello infrastrutturale per adeguare la rete di colonnine di ricarica, asimmetrica e concentrata per il 58% al Nord. Il mercato dell’auto italiano era in ripresa, con quasi 130.000 immatricolazioni a gennaio, 20% in più di un anno fa. Questo ultimatum, dopo quello sulla direttiva Ue per le case green, è un’altra mazzata per il nostro tessuto produttivo; quello che serve è, invece, una visione industriale strategica e di lungo periodo”.

La mobilitazione e gli allarmismi sono necessari, ma non dobbiamo romperci la testa, perché i rimedi potrebbero ancora essere possibili

Le elezioni europee del 2024 costituiscono un'importante opportunità per cambiare la maggioranza del Parlamento europeo. Se i tre gruppi formati dai partiti di centrodestra (Ppe, Ecr, Id) avessero i numeri per formare una maggioranza alternativa a quella attuale con i socialisti, potrebbero dare nuovo impeto all'azione legislativa condizionando le scelte dell'esecutivo, rappresentato dalla Commissione europea. Anche quest'ultima dovrà essere rinnovata nel 2024 e la partita sarà nella scelta dei nuovi commissari, che spetta al Consiglio europeo composto dai 27 capi di governo.

Nel caso di una diversa composizione politica europea sia per la scelta dei commissari sia del Parlamento Ue, la modifica dei regolamenti sarebbe possibile.

Se invece dovesse esserci una nuova maggioranza solo in Parlamento e non nel Consiglio, si tratterebbe di avviare una trattativa con la Commissione per mettere mano alle scelte più radicali. In ogni caso, il Parlamento che si insedierà nel 2024, avrà un ruolo centrale nell'agenda politica per il suo ruolo di co-decisore nella procedura legislativa al pari del Consiglio e per il fatto che al Parlamento spetta l'ultima parola sulla scelta del presidente della Commissione e dei commissari.

Nel merito, il regolamento sulle emissioni delle automobili lascia aperta una finestra per una revisione. Nel regolamento si legge: «Nel 2026 la Commissione, basandosi sulle relazioni biennali, riesamina l'efficacia e l'impatto del presente regolamento e presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione contenente i risultati del riesame». E continua «Sulla base di tale valutazione, la Commissione valuta la necessità di rivedere gli obiettivi (). La revisione è corredata, se del caso, di una proposta di modifica del presente regolamento».

Ciò significa che non è detta l'ultima parola, a patto che gli elettori italiani ed europei scelgano nel 2024 con attenzione i propri rappresentanti. Ne va del futuro della nostra economia.

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Articolo pubblicato il 17/02/2023