Quella del femminismo è una festa inventata

Mai visto una massiccia campagna antipornografica di certo femminismo.

Non ho mai capito perché devo festeggiare la donna in una giornata a lei dedicata. Così come non c’è una festa per l’uomo, non vedo perchè ci debba essere una festa per la donna. Tuttavia non ho bisogno di una festa per rispettare i miei simili, anche perché l’8 marzo non è la festa della donna ma del femminismo anti umano; e per tale motivo va ignorata. I tentativi di reinterpretare questa ricorrenza in senso buono o addirittura in senso cattolico sono francamente risibili.

Non è necessario che certe forze politiche mi ricordano che devo rispettare le donne. Ci ha pensato quel Nazareno duemila anni fa. A proposito di questa festa, lo scrittore cattolico Vittorio Messori sostiene che è inventata. L’8 marzo 1908 a New York non ci fu nessun incendio che causò l’atroce morte di 129 donne, come ripetono ogni anno i tiggi, lo hanno fatto anche oggi. La storia commovente è falsa. “Nessun epico sciopero femminile, nessun incendio si sono verificati [...]”. A New York nel 1911, dopo che era stata istituita “La Giornata della donna” dalla leggendaria femminista tedesca Clara Zetkin, bruciò, per cause accidentali, una fabbrica; ci furono morti, ma erano entrambi i sessi.

Il sindacalismo e gli scioperi non c’entravano. Poi Messori fa dei commenti su questo mitico falso, elaborato dalla stampa comunista ai tempi della guerra fredda. E a chi fa dell’ironia sulle nostre feste e pratiche religiose (messa, processioni, pellegrinaggi) provate a ricordargli quanti 8 marzo hanno preso sul serio. Per chi è interessato la notizia storica si può trovare in “Pensare la Storia. Una lettura cattolica dell’avventura umana” (Edizioni Paoline, 1992).

E a proposito di femminismo, c’è un interessante articolo di Rino Cammilleri, storico controcorrente che fa delle riflessioni sulle donne maltrattate, umiliate e usate in ogni modo. Lo scrittore si riferisce a tutta quell’industria della pornografia, che non viene combattuta da un certo femminismo. Pertanto Cammilleri è convinto che alle femministe della dignità delle donne non importa nulla. (La triste e cruda realtà della pornografia, 13 luglio 2022, bastabugie.it)

Cammilleri si è imbattuto in un film pornografico, che non cita, per non propagandarlo. Comunque, a parte qualche scena hard, non è un film porno ma sul porno. Film svedese sottotitolato del 2021. Narra di una giovane svedese che sogna, contenta lei, di fare la pornostar. Si trasferisce a Los Angeles, notoria patria di ogni tipo di bengodi, e si immette nel giro. Gli impresari preventivamente le chiedono e le fanno firmare tutto, “la filmano mentre firma e accetta tutto quel che le viene chiesto, lavaggi vaginali disinfettanti compresi.  Le chiedono anche che cosa sia disposta a fare, e lei risponde: qualunque cosa.

Filmata anche in questo, perché gli americani, si sa, vanno con l'avvocato anche dal medico. Alé, si va a incominciare”. A questo punto Cammilleri entra nel vivo del racconto, (vi evito i particolari) dove la protagonista è questa giovane donna desiderosa di lavorare e diventare la numero uno del porno estremo americano. In una di queste scene spinte, lei “getta la spugna”, in lacrime abbandona tutto, gli impresari gli dicono che non vedrà un soldo, perché i patti erano diversi.

Dopo aver sintetizzato il film, Cammilleri scrive: “Ora, dopo aver guardato ‘sta roba, mi sono chiesto: ma le femministe l'hanno mai visto un video porno? È vero che l'industria in questione è una della più fiorenti al mondo e macina miliardi di dollari come neanche Amazon durante la pandemia, ma gli strilli del #MeToo o delle pasionarie nostrane per i complimenti pesanti di qualche alpino li avete uditi a proposito di un settore global in cui le donne sono trattate come avete letto?”. Quello che ha scritto Cammilleri l’ho notato anch'io, è vero, non ho mai visto una massiccia campagna antipornografica di certo femminismo.

“Sì, è vero, scrive Cammilleri - ci sono quelle che, come la svedese del film, lo fanno volontariamente e non per fame. Ma risulta che Catherine Deneuve sia stata subissata per aver detto che anche certe avances non proprio signorili a molte donne fanno piacere. No, come in tutta la sfera del politicamente corretto e di quanto è nato dal Sessantotto (femminismo, ecologismo, animalismo, woke e il resto mettetecelo voi) c'è qualcosa di schizofrenico in tutto questo. Ma chiedere che almeno se ne rendano conto è pretendere troppo…”.

 

 

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Articolo pubblicato il 12/03/2023