Francia. La saggezza calcolata di Marine Le Pen

Il miraggio delle elezioni presidenziali del 2027

Rivediamo in un momento di calma e di attenzione fotografie e filmati delle rivolte che hanno animato la Francia e Parigi, in contrasto alla riforma pensionistica imposta da Macron con un po’ tanta disinvoltura e notiamo una grande assente: Marine Le Pen.

Senza aver annunciato svolte plateali, ha di fatto rivestito la sua azione politica di prudenza, prudenza e ancora prudenza, pur svolgendo un’opposizione critica al governo.

Uno stile che Marine Le Pen ha imposto ai suoi 88 deputati all’Assemblée Nationale.

Mentre le proteste contro la riforma delle pensioni voluta da Macron agitavano la Francia, il Rassemblement nationale ha scelto la linea dell’opposizione parlamentare e mediatica lasciando le piazze alla sinistra più arrabbiata, uno schieramento che fa principalmente riferimento ai gauchistes di La France insoumise (LFI) e della Nouvelle union populaire écologique et sociale (NUPES), e ai gruppi della destra radicale, vivaci ma assolutamente minoritari.

Una decisione meditata, quella adottata da Marine, probabilmente pagante nelle urne, ma non inattesa.

Il RN trazione Marine diffida delle mobilitazioni piazzaiole e ha sempre esitato a farsi coinvolgere, pur condividendone almeno parzialmente le motivazioni, in proteste di massa.

Lo si è visto nel 2013, in occasione delle contestazioni organizzate dal movimento Manif pour tous contro la legge Taubira, che consentiva i matrimoni omossessuali, nel 2018-19 con la lunga crisi dei “gilets jaunes” e, ancora, durante la pandemia quando un segmento importante della società francese si è opposto chiassosamente ai diktat sanitari governativi.

Indifferente o quasi al vociare dei suoi concorrenti e rivali, Marine ha escluso ogni sorta di avventura e radicalizzazione, optando per una postura responsabile e rassicurante, convinta che sia la strada migliore per attrarre nel 2027, alla prossima campagna presidenziale, quell’elettorato borghese e centrista che per già tre volte non l’ha mai considerata e tanto meno premiata.

Vi è inoltre, e non ultima, la preoccupazione di mantenere ben saldo il rapporto preferenziale con le forze dell’ordine, un cospicuo serbatoio elettorale che simpatizza con la Destra, evitando ogni polemica sui metodi, invero molto bruschi, impiegati da gendarmeria, CRS e polizia per mantenere l’ordine pubblico.

A confortare madame e i suoi collaboratori e seguaci vi sono i sondaggi, molto generosi, e i primi test elettorali.

A fine marzo nelle suppletive della difficile circoscrizione dell’Ariége il candidato del RN ha raccolto il 24,78 per cento dei voti, aumentando di cinque punti il risultato ottenuto nel giugno 2022. Non male.

Jordan Bardella, il giovane neopresidente del Rassemblement, sembra non avere dubbi: «Il nostro zoccolo duro, la nostra base è il blocco popolare. Dobbiamo mantenerlo mobilitato sulle nostre parole d’ordine e, al tempo stesso, convincere i tanti delusi della politica evitando che si perdano nell’astensionismo».

Per riuscirci, secondo Bardella, è inutile inseguire il sinistroso Jean Luc Mèlenchon sul terreno del ribellismo: «Più le fratture sociali si aggravano, più bisogna prendere le distanze da atteggiamenti demagogici o populisti e presentarsi come un polo di stabilità alternativo al disordine».

Insomma, un lepenismo 4.0, rispettabile e autorevole, capace di spezzare definitivamente quel cordone sanitario steso a salvaguardia del cosiddetto fronte repubblicano e pronto a raccogliere i consensi trasversali di quella Francia insoddisfatta e stufa della “Macronie”.

A contestare la linea ufficiale del partito solo qualche voce isolata.

Ormai Marine ha fatto piazza pulita dei suoi oppositori interni come l’ex numero due Florian Phillippot, che ha creato nel 2017 il movimento Les Patriotes, un nucleo d’attivisti che hanno partecipato puntualmente ai raduni contro le restrizioni sanitarie.

L’ex eurodeputato “social-sovranista” non risparmia critiche a Marine.

E a scanso d’equivoci Phillippot ha organizzato lo scorso 25 marzo una manifestazione a Parigi contro la riforma Macron a cui hanno aderito tutti o quasi i gruppuscoli della nebulosa identitaria tra cui lo storico Groupe Union Defence (GUD), i più duri dei duri.

Ma senza strascichi sul piano parlamentare. Uno sfogo di piazza che a poche settimane nessuno ricorda più.

Al netto dei pesi politici, la distanza tra le diverse destre transalpine è sempre più larga.

 

 

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Articolo pubblicato il 11/04/2023