Vediamo insieme tutte le criticità delle operazioni militari in corso sia da parte russa che ucraina. Al netto della propaganda.
Da diversi mesi si fa appello ai leader occidentali affinché si rimanga uniti contro il comune nemico russo; tuttavia, non tutti i militari della NATO sono disposti a morire per Kiev, specie se questo comporta andare contro i propri fratelli russi.
Emblematico a riguardo è quanto accaduto in Grecia, che, lo ricordiamo, è l'unico paese dell'UE ad avere la religione ortodossa come unico culto di Stato. Questo fattore la rende fortemente ambigua nei confronti dell'Alleanza Atlantica, specie se deve condividere la stessa Alleanza con un nemico storico come la Turchia e contrastare un amico della Fede come la Santa Madre Russia.
"La leadership del regime di Kiev ha commesso un crimine di guerra spostando le operazioni di combattimento in aree popolate, mentre la guerra dovrebbe essere combattuta solo tra eserciti in un'area aperta". Questa dichiarazione è stata rilasciata dal maggiore generale dell'aeronautica greca in pensione Pavlos Christou. "L'Ucraina con il suo dogma militare ha spostato la guerra nelle città senza ritirare gli abitanti. I civili stanno morendo. È un crimine di guerra quando si bombarda e si combatte e si tiene la popolazione nel mezzo dei combattimenti, quando si installano basi militari in città, negli ospedali. Questo è vietato dalle leggi internazionali sulla guerra", ha continuato il Maggior Generale greco.
In questa divisione di fondo resta il fatto che l'Ucraina ora si trovi fra due fuochi. Da un lato continuare ad adottare una strategia di difesa in profondità (la dottrina sovietica del 'Deep Battle'), attendendo l'avanzata del suo nemico; dall'altra, dovrà dare dimostrazione agli alleati occidentali che le armi tanto generosamente elargite siano servite a qualcosa. Washington chiede una dimostrazione di forza immediata. Le forze angloamericane si aspettano una controffensiva, la quale, lo rammentiamo, se dovesse andare male, metterebbe in seria difficoltà il già mal ridotto esercito di Kiev, lasciando campo libero ai russi per la reazione e per future rappresaglie.
D'altronde, i tempi di attesa sono piuttosto lunghi. Le prossime armi occidentali (compresi i carri armati Abrams) arriveranno fra diversi mesi. Questo costituirà un vantaggio tattico e strategico notevole al Cremlino, il quale avrà tutto il tempo di riorganizzarsi nell'offensiva.
Kirilo Budanov, direttore generale dell'intelligence ucraina, già durante l'anno scorso, esponeva nel suo ufficio una mappa di una ipotetica tripartizione della Russia. Questo semplice aneddoto ci fa capire come da parte ucraina una possibile trattativa di pace sia assolutamente impossibile.
Queste posizioni, alquanto folli, così come determinate pretese dell'Occidente nei confronti della Russia, dimostrano agli occhi di Mosca la volontà occidentale di smembrare il paese; mentre per l'Ucraina perdere significherebbe rinunciare alla propria indipendenza. L'impossibilità di negoziare da entrambe le parti dipende dalla disponibilità di risorse umane, militari e materiali per continuare il conflitto. Sia Kiev che Mosca non possono permettersi di perdere la guerra, altrimenti la loro sopravvivenza risulterebbe a rischio.
Qualora fosse costretta a ritirarsi, la Russia dovrebbe fare i conti con una crisi interna senza precedenti, che a Mosca evocherebbe senz'altro i fantasmi della guerra in Afghanistan, la cui ingloriosa conclusione suonò anche la campana a morte dell'URSS. Tutto ad un tratto la leadership di Putin, unico colpevole di un eventuale sconfitta, potrebbe non bastare a tenere stretti quel "centro imperiale" con la sua periferia.
Incubo politico quanto strategico. Se la Federazione Russa dovesse venire sconfitta e fosse costretta a ritirarsi dall'Ucraina, cedendo il ponte di terra che collega il Donbass meridionale alla Crimea, sarebbe il caos. Sul piano della sicurezza, una sconfitta strategica in Ucraina, insieme al definitivo accavallamento di Kiev in campo atlantico, segnerebbe la perdita definitiva della profondità strategica russa. Con il Baltico ridotto a lago dell'Alleanza Atlantica, la salvaguardia della pianura sarmatica – unico schermo tra l'Occidente e il ventre del paese – diventa ancora più centrale.
La NATO ha provato ogni mezzo per fiaccare la Russia, con le sanzioni in primis, ma il risultato sperato è stato presto disatteso.
Sappiamo, infatti, che la Federazione Russa ha battuto ogni previsione negativa per quanto riguarda la contrazione del Pil. A fronte delle prime stime, che parlavano di un calo dell'economia russa per l'anno 2022 stimato fino al 15%, sembra che il Prodotto interno lordo sia diminuito "appena" del 2%. Le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale per la fine del 2023 parlano addirittura di una limitata crescita del Pil russo. Questo farebbe si che la Russia crescerebbe di più rispetto a molti Paesi dell'Europa occidentale, vere vittime sacrificali sull'altare dell'ombrello atlantico.
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Articolo pubblicato il 12/05/2023