L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : Diluvia sull’asciutto

Dopo l'estrema siccità, l’italico Stivaletto sta di nuovo nella melma: riuscirà a sfangarsela pure stavolta? E il rovente pianeta Terra?

 Ultime dall’atmosfera terrestre: “Tanto tuonò che piovve”, “piove sul bagnato”, “piove, governo ladro”, piove, piove sul nostro amor” (Domenico Modugno), scende la pioggia” (Gianni Morandi), e aspette che chiove… l’aria s’ad’da cagnaaa’” (Pino Daniele), “singing in the rain” (Gene Kelly)…; però c’è poco da cantare, ballare e stare allegri (casuale ogni riferimento all’allenatore della pluripremiata e penalizzata squadra zebrata olandese del Gruppo Exor di Amsterdam)!

Insomma, se non l’avevate capito, è piovuto (parecchio). A furia di invocarlo con preghiere e danze propiziatorie, ecco che, nelle (poco) radiose giornate maggioline, il nubifragio è arrivato, finalmente. Pure troppo.

Parafrasando la famosa espressione di Madame Poisson de Pompadour “après nous le déluge”, “il diluvio dopo la siccità”, verrebbe invece da esclamare, e non la quiete di leopardiana memoria!

La “fibbia” dello Stivalone dell’italico Belpaesello peninsulare è nella me…lma. Riuscirà a sfangarsela?

Particolarmente colpite – è noto – l’Emilia-Romagna (specialmente tra Faenza, Ravenna e Bologna) e le Marche (non dimentichiamole!), con danni catastrofici, una marea di sfollati e quindici vittime accertate: “Sott’acqua il modello PD”, ha titolato a lettere cubitali, con impagabile sensibilità, un quotidiano non molto letto.

Ci risiamo.

Prima moriamo di sete, poi anneghiamo.

Già gli sciacalli (profittatori mediatici, mafieconomici e politicanti) sono approdati e s’aggirano per le strade trasformate in fiumi e sull’allagata Bassa padana gli avvoltoi volteggiano nell’infernale aura sanza stelle, mentre il bonaccione Bonaccini e la cattivissima Crudelia “Chacky” Melònplanata sul paludoso pantano, a mo’ di cavalcante valchiria apocalittica, falco pescatore o arcangelo spalatore, tra i generosi volontari impillaccherati, a favore di selfie, con astuta mossa propagandistica, magistralmente confezionata nell’apparente spontaneità (brava, bis!), per “impulso della coscienza” – piangono insieme torrenti di sanguigne lacrime idrovoraci (sinistro prodigio!), meglio della triste madonnina di Trevignano (miracolo, la fascinosa sôra Giorgina, coi suoi dolci occhioni cerulei da E.T., si commuove, ha un cuoricino battente!), aumentando l’eccessiva umidità: stanziati gli iniziali esigui sussidi d’emergenza a favore dei sommersi e infognati, bisognerà trovare “nelle pieghe del Bilancio” (cioè nelle piaghe delle tasche di Pantalone, ossia dei cittadini tartassatievasori fiscali esclusi, ovviamente –, sull’esempio recente delle pensioni minime, miseramente rimpinguate tramite il ta/glio della rivalu/tazione delle scarse “massime”), cifre miliardarie per compensare gli enormi danni subiti da privati, enti pubblici, monumenti e imprese delle zone devastate, forse prelevando anche dal bancomat del mitico Leviatano PNRR della vituperata Ursula di Bruxelles, ai cui piedi occorrerà quindi inginocchiarsi ad elemosinare pietosamente; suggeriamo, oltre che ad attingere alla “sincera” solidarietà, o carità pelosa, dello stra-Vecchio in-Continente, o mungere i ludopatici del lotto e i tabagisti delle sigarette, di deliberare un’originalissima accisa ad hoc sui carburanti, che affianchi quella della recente guerra d’Etiopia (1935) eccetera.

Che soluzioni adottare, dunque, per evitare, o almeno limitare, in futuro, simili sventure?

Nessuna.

Non c’è niente da fare, rassegantevi: si tratta di mera fatalità. Calamità della Natura matrigna (ri-citando il giulivo poeta recanatese). L’uomo (e la donna, per esprimersi con aggiornata correttezza linguistica) non c’entra.

Inutile richiamare con allarmanti appelli intimidatori l’ubiquo abusivismo e la laboriosa infaticabile speculazione edilizia, l’impermeabilizzazione dei suoli, dovuta a una ipotetica “cementificazione selvaggia” (essendo le gremite coste turistiche adriatiche addirittura più rapallizzate dei litorali in calcestruzzo sabbioso della Riviera Ligure), i canali tombati da sarcofagi d’asfalto, la scarsa o assente manutenzione ordinaria degli alvei, il connesso crollo degli argini e la mancata realizzazione di adeguati bacini o vasche di laminazione, l’abbandono delle fragili alture collinari e montane, che si sgre-to-la-no e franano alle gocce di rugiada (ricordate la non lontana sciagura di Casamicciola, nel novembre 2022, su cui argomentammo nell’editoriale Sfaldamento?): tutte panzane!

E che dire del fantomatico cambiamento climatico?

Non esiste. “Il fatto non sussiste”, decreterebbe un tribunale (sull’esempio del processo per la valanga di Rigopiano).

Ci spiace per la piccola Greta coi “gretini” e per i giovin-signori ecovandali imbrattatori, ma, su cento scienziati internazionali che da decenni avvertono noiosamente, con monotono ed inascoltato scampanio iettatore, dell’immane imminente pericolo fatale del  globale surriscaldamento, c’è uno che ne nega la fondatezza e/o la relativa responsabilità antropica, motivo per cui, per prudenza, crediamo a lui, sorta di novello Galileo (il genio pisano che, a onor del vero, all’epoca si confrontava col collerico cardinal Ballarmino e con esegeti letterali delle Sacre Scritture, i quali basavano le loro convinzioni geocentriche tolemaiche anti-copernicane sulla frase di Giosuè “fermati, Sole!”: non esattamente dei luminari della razionalità sperimentale…).

Nel dubbio, continuiamo così, sfruttando e spremendo sempre le risorse del Pianeta, inquinando all’impazzata – guidati dalla Cina del Celeste Imperatore Xi (a proposito, grazie per il covid!) – con i tossicci succhi carbonfossili dei tirannosauri (l’atroce vendetta del Triassico!) e fingendo di spingere la green conversion, lucrando sconsideratamente in nome dell’idolo Denaro, il biblico Vitellone Aureo.

Venezia, la splendida meraviglia lagunare, presto la visiteremo con maschera (non carnascialesca) e boccaglio. E chissenefrega?!

Individualmente, egoisticamente, speriamo – o ci illudiamo – di cavarcela, vivendo decentemente, nell’arco dell’esistenza personale; quando, esalato l’estremo respiro, saremo trapassati, livellati a povere ossa e ceneri amletiche, che l’avidità avrà tardato a lasciare, non sbaglieremmo ad esprimere in testamento l’intendimento di collocarci sulla lapide sepolcrale, vicino alla foto in cornice ovale, una sputacchiera, per offrire a figli, nipoti e posteri, che ci succederanno in un mondo ormai inospitale per gli “esseri intelligenti” che l’abitavano, magari costretti a fuggire su Marte (arricchendo gli eredi di Elon Musk), la possibilità di ossequiarci come meritiamo.

Con inguaribile ottimismo – e la protezione di Santa Barbara, patrona dei naviganti (e degli internauti?) –, tra tremendi rischi di esondazioni e inondazioni, cicloni e uragani nel procelloso oceano del destino oscuro, al buio-pesto di questo terminale vagabondaggio notturno, serve la zatterona medusiana dipinta da Géricault, per barcamenarci orribilmente e non affogare durante una burrascosa era nefasta.

Maltemporale.

 

Enrico S. Laterza 

 

 

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Articolo pubblicato il 28/05/2023