Lunazione delle erbe

Sega l’erba a luna nuova e la vacca al bisogno trova. Di Micaela Balice

La Lunazione delle Erbe è la quarta lunazione del nostro lunario e si colloca lungo i mesi di giugno e luglio.

È il tempo delle officinali che sono ormai pronte ad offrire le proprietà magiche e curative maturate al sole.

 

La Lunazione delle Erbe insieme alle lunazioni del Grano e dell’Uva che seguono sono quelle che io chiamo le lunazioni dei raccolti: ciò che salva il corpo, ciò che lo nutre e ciò che solleva lo spirito, come vedremo poi.

 

È quindi un mese lunare molto importante questo, che apre alla stagione estiva e ci accompagna, se non l’ha già fatto la precedente Lunazione del Miele, alle feste ad essa dedicate come San Luigi del 21 giungo o quelle della notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno che celebrano il trionfo della luce e del calore.

 

Saranno questi elementi a far maturare i frutti nelle lune che vanno a seguire.

 

È la lunazione della luce, infatti: il mese più luminoso, con lunghe giornate chiare e calde notti.

 

Ma è anche la lunazione della vegetazione: il calore del sole che raggiunge il culmine, ma non il suo massimo, fa maturare piante e frutti.

 

La terra è feconda, tutto è gravido e cresce gonfiandosi.

 

È infine anche il mese delle officinali, propizio per la raccolta della maggior parte delle erbe curative e aromatiche: i principi attivi sono al massimo, le infiorescenze mature al punto giusto e le foglie ricche di elementi nutritivi.

 

Nell’erboristeria popolare le erbe vanno rinnovate ogni anno e questo è il punto di svolta: le vecchie erbe si bruciano nei fuochi di San Giovanni e nella stessa notte vengono benedette le nuove che ci aiuteranno lungo l’anno.

 

In questa lunazione due sono gli Elementi significativi: il Fuoco, rappresentativo del sole e l’Acqua, elemento lunare di energizzazione e rivitalizzazione.

 

Entrambi si trovano nella narrativa dedicata al santo che usa infatti l’acqua per battezzare a nuova vita e che muore decollato, ovvero decapitato, il cui sangue sacrificato rimanda al fuoco vitale.

 

Entrambi hanno un significato simbolico di purificazione, pulizia, disinfestazione: di rinnovamento curativo.

 

Il Fuoco viene celebrato nei falò nei quali non solo venivano purificate le erbe ma anche il bestiame (facendolo passare attraverso due fuochi o vicino ai suoi fumi) e i campi.

 

Questi falò avevano poteri di protezione da lampi e grandine, di prevenzione dalle malattie (umane, del bestiame e dei vegetali) e di cacciare i demoni e gli spiriti malevoli.

 

L’erba regina di questo periodo è infatti l’Ipericum Perforatum, detto anche erba di san Giovanni o scaccia demoni, che ha la prerogativa di trasformare l’olio in cui viene messa in infusione in un color rosso sanguigno in memoria del sangue perso dal santo.

Quest’olio per uso esterno non solo cura le scottature (e torna il tema del fuoco) ma calma anche i dolori dovuti a infiammazione dei nervi (altro fuoco).

 

È utile ricordare che l’erboristeria popolare, come racconto meglio nel mio libro Folk Medicine, contiene un aspetto simbolico che rimanda alle proprietà fitoterapiche, come il potere dell’aglio di allontanare tanto i vampiri/demoni quanto i virus.

 

Sono infatti oramai riconosciuti gli effetti positivi che l’Iperico ha anche sul sistema nervoso come calmante negli stati d’ansia: lo scaccia demoni di cui sopra.

 

Ma tutte le aromatiche comuni nell’orto delle donne contadine, che sono anche officinali non dimenticarlo, venivano considerate erbe di san Giovanni: salvia, rosmarino, menta, melissa, timo, calendula, artemisia, verbena, achillea eccetera venivano raccolte per formare il kit farmaceutico dell’anno mentre i resti di quelle dell’annata precedente bruciavano nel fuoco della festa purificando la comunità con i loro fumi.

 

Anche l’acqua mescolata con le erbe offre il suo dono magico nelle notti solstiziali: un’usanza che si è ripresa negli ultimi anni è la preparazione della cosiddetta guazza di san Giovanni, ovvero l’acqua con erbe e fiori che resta a riposo nella notte festiva e che al mattino viene usata per lavarsi il viso.

 

La sua magia libera dalle malattie e porta benedizioni.

 

Un tempo per guazza si intendeva la rugiada, raccolta stendendo dei panni puliti nei prati durante quella notte che venivano poi presi e strizzati il giorno dopo: l’acqua come trasmettitrice del messaggio di purificazione attraverso la luce della terra e dei fiori aveva il potere di guarire da tutti i mali, come ci ricorda un proverbio romagnolo: “la guàza ed San ?van la guaréss tótt i malàn (la guazza di San Giovanni guarisce tutti imalanni)”.

 

La Lunazione delle Erbe è quindi un momento estremamente utile per rinvigorirci, per rinforzarci, per guarire e propiziare la guarigione, per chiudere davvero e definitivamente col passato e cominciare a raccogliere per le scorte del nostro futuro.

 

Una lunazione utile per smettere di nutrire relazioni, situazioni o progetti morti e invece andare in cerca di relazioni, persone, progetti vivi e vitali che ci facciano sentire bene.

 

Se abbiamo seminato bene nell’inverno i frutti si vedono, i raccolti diventano palpabili e concreti e le soddisfazioni condivisibili con il gruppo di appartenenza.

 

Possiamo cacciare i demoni delle nostre parti oscure che non ci aiutano a crescere, a cambiare, a evolverci, così come le situazioni o abitudini che non ci servono più, che hanno perso il loro potere curativo.

 

Micaela Balice, tratto da Lunarium, Independently Published, 2021

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Articolo pubblicato il 10/06/2023