Bruxelles. Le perversioni della Commissione Europea contro la dieta mediterranea

Urgono iniziative italiane a difesa e sostegno dell’Agroalimentare

Ogni cittadino italiano che ami il proprio Paese e difenda il primato dei nostri prodotti agricoli e la tradizione ed il ruolo delle nostre attività industriali, non può non auspicare che l’intensa peregrinazione di Giorgia Meloni attraverso le capitali europee, in vista delle elezioni del Parlamento europeo della primavera del 2024, ci conduca ad aggregazioni politiche solide, quali alternative all’attuale maggioranza, che governa la Commissione europea.

I Popolari, al momento la forza trainate dovrebbero abbandonare i socialisti invischiati nel Qatar gate che nel corso di questa legislatura, presi da un ambientalismo sfrenato e non disinteressato, con i provvedimenti varati o allo studio, stanno minando le basi della nostra economia.

Dall’auto elettrica, alle misure capestro sull’adeguamento delle abitazioni di proprietà, alle assurde disposizioni sulle etichettature di prodotti, volte ad aggravare i costi di produzione, senza produrre effetti positivi per il consumatore, sono gli esempi più eloquenti della deriva ambientalista.

Auspichiamo che dopo le elezioni della primavera del 2024, in Europa si stringano altre alleanze di governo ed i socialisti passino all’opposizione.

Non dimentichiamo poi le misure che oltre a terrorizzare il consumatore, rischierebbero di attentare alla qualità della nostra tavola sana e gustosa, per inseguire beceri e ascientifici presupposti ambientali.

Purtroppo oggi dobbiamo segnalare un altro caso concreto di ventilato provvedimento ad esclusivo nostro danno.

La Commissione Europea è pronta a sacrificare coltivazioni agricole alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, ritenute meno importanti pur di portare avanti la propria irrealistica proposta di dimezzare l’uso di fitofarmaci.

E’ quanto denuncia la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione da parte della Commissione dell’attesa risposta alla richiesta del Consiglio di dati e valutazioni aggiuntive sull’impatto della proposta di regolamento Sur sul settore agricolo Ue.

Secondo la Commissione la proposta non porterebbe alcuna minaccia alla sicurezza alimentare, intesa come disponibilità di cibo, nonostante tutti gli studi realizzati persino da concorrenti commerciali come gli americani, dicano il contrario. Ma soprattutto esprime il concetto per cui alcune produzioni sarebbero più sacrificabili di altre in quanto ritenute “meno importanti”.

Ed in particolare precisa che “i maggiori impatti sulla resa si verificano in colture che hanno una rilevanza limitata per la sicurezza alimentare e dei mangimi, come l’uva, il luppolo e i pomodori”

Una vera assurdità se si pensa che il pomodoro è l’ortaggio più consumato in Europa, tal quale e come derivati (passata, polpa, pelati, sughi….), e l’uva, sia da tavola che trasformata (in vino, succhi, distillati…) è  una produzione di cui l’Europa detiene il primato mondiale.

Senza dimenticare che l’Italia, che è il principale produttore mondiale di vino ed il primo produttore di derivati di pomodoro in Europa, sarebbe il Paese più danneggiato da una politica europea folle e lontana dalle realtà delle imprese e dei consumatori.

Il Piemonte, già colpito dalla minaccia di mettere al bando i motori termici per costringere i produttori ad adeguarsi al veicolo elettrico, assai problematico, con la decimazione di migliaia di posti di lavoro, verrebbe anche seriamente danneggiato nelle produzioni agroalimentari di assoluta qualità che segnano livelli importanti di produzione ed esportazione.

Un indirizzo suicida ed apparentemente inspiegabile, che tradisce ancora una volta l’approccio incomprensibile della Commissione europea al cibo, inteso come tradizione, distintività, qualità, ma anche una mancanza di visione rispetto alla possibile penalizzazioni di settori di punta dell’economia europea, con drammatici effetti sull’occupazione.

Peraltro il taglio del tessuto produttivo europeo avrebbe come unica conseguenza l’aumento delle importazioni di cibo contaminato da pesticidi da fuori dei confini comunitari dove non vengono rispettati gli stessi standard vigenti dell’Unione Europea.

E vale la pena di ricordare che in Italia sul totale dei 317 allarmi alimentari che si sono verificati nel 2022 solo 44 (14%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 106 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (33%) e 167 da Paesi extracomunitari (53%).

Oggi il “ce lo dice l’Europa”, non produce acquiescenza, ma induce alla ribellione.

Perché dobbiamo continuare ad essere bersagliati e ritenerci sudditi di orrendi burocrati che siedono a Bruxelles che con la democrazia ed il buon senso hanno nulla da spartire?

 

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Articolo pubblicato il 13/07/2023