Una curiosa storia dell’epoca georgiana che oscilla tra il macabro e il grottesco
Il personaggio di Martin van Butchell (1734 – 1814) rientra ragionevolmente nella categoria speciale delle figure eccentrico-narcisistiche, con una irrefrenabile e spregiudicata vocazione all’auto promozione e al gusto del macabro.
L’epoca tollerava la figura del “ciarlatano” e contemporaneamente il fatto che la stessa potesse svolgere un ruolo di professionista riconosciuto e stimato. Un paradosso incredibile, che oggi sarebbe inconcepibile e surreale.
Il personaggio, oltre ad essere già citato al suo tempo, ha riscosso un particolare interesse dei posteri. Infatti, ancora oggi, giornalisti, riviste medico-odontoiatriche, di storia del costume, museali, ecc. continuano a studiare questa “figura” e le implicazioni che individui del genere potevano avere nella complessa e articolata società britannica del tempo.
Il curriculum vitae di Martin van Butchell è curioso e sorprendente.
Si narra che a causa di un “dente rotto” decise di diventare un dentista (non solo un cavadenti) e studiò sotto il celebre dr. Hunter a cui in seguito fu dedicato il Museo Hunterian a Londra. Le cronache del tempo riferiscono che Martin van Butchell dimostrasse un talento naturale per questa attività e che di conseguenza avesse una notevole clientela.
Infatti, convinto fautore della pubblicità, utilizzava annunci sul St. James’s Chronicle che proclamano: “Denti veri o artificiali, singoli o dentature complete, con eccellenti perni o molle in oro; inoltre si ricostruiscono, correggono, installano gengive, alveoli e palati su misura, senza necessità di estrarre le radici: metodo del tutto indolore”.
La pubblicità, seppur accattivante, non otteneva sempre il successo sperato.
La fantasia istrionica di Martin van Butchell, in ogni caso, non conosceva limiti. Infatti lo si poteva vedere cavalcare un pony, presso Hyde Park, di solito la domenica. La sua barba fluente, da 20 anni mai tagliata e lunga fino a 8 pollici, non poteva passare inosservata. Sovente dipingeva il pony tutto viola, a volte con macchie dello stesso colore, altre volte con macchie nere e con striature e cerchi sul viso e sulle parti posteriori. Non mancavano altri colori. Completava l’esibizione con l’ostentazione un grosso femore umano sbiancato, tenuto al polso, per protezione e difesa da eventuali intemperanze di giovani insofferenti a certi atteggiamenti provocatori.
Ai più intimi confidava che ogni “spot” pubblicitario, con queste caratteristiche, gli costava una ghinea.
Tuttavia il suddetto decise di allargare la sua attività nel campo chirurgico e dimostrò di essere un abile ideatore di “sospensori” per persone affette da ernia inguinale, tanto che questa sua fama si estese fino all’Olanda. Da chirurghi olandesi apprese le tecniche del tempo per curare le fistole anali, trattamenti per le fratture ossee, ascessi e altre patologie ulcerose. La sua inventiva però non si limitava alla pratica di cui era noto. Infatti, parallelamente all’attività di chirurgo-dentista, aveva attivato una produzione di giarrettiere, dispositivi elastici per indumenti intimi da gentiluomo, corsetti, giarrettiere e per stivali.
Martin van Butchell sposò nel 1767, all'età di 33 anni, Mary Billion, una vedova, a St George's, Hanover Square e possiamo solo supporre che abbiano avuto un matrimonio felice fino alla sua morte, per cause naturali, il 14 gennaio 1775, all’età di 36 anni.
da: Collezione Wellcome – Certificato di matrimonio di Martin van Butchell con Mary Billion
Dal matrimonio nacquero 4 maschi e 5 femmine di cui molti morirono in tenera età per incidenti e malattie.
Il trauma della morte della moglie, secondo le cronache del tempo, fu talmente devastante che l’imprevedibile Martin van Butchell decise di non inumarla, ma di imbalsamarla per conservarne il corpo e la memoria della sua presenza.
Un legittimo dubbio aleggiava. Questa decisione clamorosa era un’ulteriore trovata pubblicitaria per stare sull’onda della visibilità, oppure era un sincero e macabro rifiuto di non potersi “distaccare” dalla persona amata?
In ogni caso non si poteva ignorare l’interesse irrefrenabile per la curiosa clausola del contratto matrimoniale in cui si puntualizzava che la moglie Mary Billion gli avrebbe fornito un “reddito” finché la stessa Mary sarebbe stata "fuori terra". Dubbi che restarono tali.
L’imbalsamazione fu affidata a suoi autorevoli colleghi e il risultato, come si poteva prevedere, assunse l’aspetto del macabro.
Le cronache (da: georgianera.wordpress.com – 28 aprile 2021 di Sarah Murden) sinteticamente riportano che “.. fu convocato il dottor Hunter e il suo assistente Mr. Crookshanks, al fine di imbalsamare la signora Van Butchell, la signora deceduta, cosa che fecero con un metodo completamente nuovo, inventato dal dottor Hunter stesso e già usato per imbalsamare la defunta Lady Holland. Le viscere furono prima estratte. I vasi furono successivamente svuotati il più perfettamente possibile del sangue che contenevano e iniettati con l'olio di trementina. Dopo che il corpo fu ben impregnato di quel potente conservante, una grande quantità di iniezione cerosa rossa fu gettata nei vasi, che entrando nelle loro minuscole cavità e distendendole, diedero al viso e ad altre parti del corpo un aspetto più sorprendente della vita.
La cavità del corpo era piena di vari ingredienti aromatici, e lei era deposta decentemente in una bella bara con coperchio di vetro e sotto di lei si collocò della polvere del gesso di Parigi per assorbire l'umidità che avrebbe potuto drenare dalla salma imbalsamata. Gli occhi di vetro completavano l’imbalsamazione.
Un collega medico riferì che il volto della signora Mary Butchell non era affatto rimpicciolito; che non era corrispondente come in vita , ma che il rossore dell'iniezione era molto sorprendente e che le gambe apparivano perfettamente naturali …”-
I giornali del tempo insistevano nel dire che il signor Martin Van Butchell teneva questa bara nel salotto-ambulatorio dove esercitava la professione e dove abitava. La mostrava a tutti i suoi amici e curiosi (nonché ai clienti) quando andavano a trovarlo e asseriva che era l'unica consolazione che poteva avere dopo la sua morte. Sappiamo anche che il suddetto dovette affiggere un avviso per ridurre il numero dei visitatori a casa sua, incuriositi a vedere i resti di sua moglie.
Non abbiamo una immagine certa della moglie di Martin van Butchell “imbalsamata”, ma un “biglietto di San Valentino” (probabilmente del 1825), custodito nel Museum of London, si ritiene che rappresenti la “fotografia” dello stato di Mary (da: Elisabeth Garnett – 11 agosto 2020 – www-museumoflondon.org.uk).
Questo “biglietto di San Valentino”, in particolare, si distingue per la sua unicità. Da tenere presente che i “biglietti di San Valentino” del tempo, erano, come oggi, considerati un segno di affetto. E la vicenda affettiva di “imbalsamare” la moglie, probabilmente, aveva contagiato la fantasia dei produttori delle “messaggerie amorose”.
Infatti all'interno di un bordo in rilievo, l'illustrazione ha una didascalia scritta in corsivo con inchiostro blu: "La mia cara moglie defunta è conservata in una teca di vetro. Era come un animale domestico così caro che l'ho fatta imbalsamare. Sarai tu la mia seconda?”.
L'immagine raffigura una campana di vetro contenente una donna con le guance arrossate e un sorriso deformato, presumibilmente il corpo, in fase di cattiva conservazione, della prima moglie Mary.
Il 29 giugno 1780 Martin van Butchell si sposò per la seconda volta, con Elizabeth Sanders.
La presenza in casa della “salma mummificata” creava inevitabilmente una situazione insostenibile e la novella sposa obbligò il marito a sbarazzarsi del “corpo” ingombrante.
Con riluttanza Martin van Butchell acconsentì, donandolo ad un museo londinese e alla fine finì nel Royal College of Surgeon's Museum.
Tuttavia l’imbalsamazione era stata fatta grossolanamente (per le conoscenze scientifiche del tempo) e un secolo dopo i resti della povera donna risultavano eufemisticamente “raccapriccianti”.
Ciononostante “il corpo imbalsamato” restò esposto al pubblico fino al maggio del 1941, quando una bomba tedesca cadde sul museo e quello che restava di Mary venne finalmente cremato, collocato definitivamente nel suo giusto destino naturale, 166 anni dopo il decesso.
Martin van Butchell proseguì la sua attività fino in età avanzata, coinvolgendo i due figli Edwin e Sidney a seguire le sue orme.
Il Morning Post del 4 novembre 1814 riportava la seguente notizia.
“…. Morto, domenica sera, nella sua casa di Mount Street, Grosvenor Square, all’80° anno della sua età, Martin van Butchell, ben noto per le sue numerose eccentricità, in particolare per aver portato una barba cresciuta per vent’anni …”.
La storia di Martin van Butchell e del contesto storico del suo tempo non possono che sorprenderci e anche scandalizzarci.
Tuttavia ogni giudizio in merito dovrebbe essere “contestualizzato” alla realtà storico-culturale del tempo.
Pertanto il “caso Butchell” ci obbliga a riflettere su certe incredibili “pratiche” che la società inglese dell’ epoca georgiana (1714 – 1830) accettava come “eventi estremi”, senza che le leggi e l’etica, allora in vigore, esercitassero sanzioni e/o censure. Ritornando all’oggi, eventi del genere rientrerebbero nella illegalità e sarebbero relegati nell’ambito della “criminologia”, con le automatiche conseguenze sanzionatorie di legge.
Resta ancora un dubbio di fondo: Martin van Butchell, attraverso la “mummia” della moglie, avrebbe rivissuto la gioia della sua presenza, oppure da narcisista-eccentrico e grande impostore, tramite questa “messinscena macabro - pubblicitaria”, avrebbe cercato una ulteriore e lucrosa visibilità professionale?
I suoi contemporanei evitarono diplomaticamente di prendere in considerazione questa insidiosa domanda, limitandosi a definirlo generosamente “un personaggio eccentrico”.
Anche noi, onestamente, non ci sentiamo autorizzati a prendere una posizione in merito.
Tuttavia il dilemma resta e forse l’ultima parola potrebbe spettare alla moderna psichiatria. (m. b.)
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Articolo pubblicato il 18/07/2023