Il carattere monferrino di Guido Carlo Alleva e dei vini di Tenuta Santa Caterina

Il fortunato incontro tra il Monferrato e un professionista e vigneron mai forestiero

Pochi mesi or sono il Presidente del Consorzio di Tutela del Barolo, Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Matteo Ascheri, lanciò un avvertimento agli “stranieri” - finanzieri vip, top manager, imprenditori della moda e fondi di investimento – di tenersi lontano dal Piemonte per non inquinare con una mentalità affaristica estranea il modello culturale del territorio vinicolo regionale.

Non ho vissuto alcuna sensazione di pericolo nel corso dell’incontro con Guido Carlo Alleva, proprietario vignaiolo di Tenuta Santa Caterina a Grazzano Badoglio, in pieno Monferrato Aleramico, e i suoi collaboratori, anzi ho avvertito i benefici effetti della fusione tra le spiccate caratteristiche professionali ed enologiche del proprietario, che non nasce vigneron ma ama e studia da sempre il mondo del vino, e il carattere monferrino del terroir e la profonda cultura enologica della squadra che Alleva ha chiamato per collaborare al rinascimento della storica Azienda.

Condivido la tradizione piemontese quando sostiene che i vini richiedono tempo per esprimersi al meglio. Pur nella loro diversità, infatti ognuno dei vitigni che coltiviamo dà un prodotto che si valorizza nella lenta maturazione in bottiglia. Questo però senza mai perdere quell'identità varietale che è la caratteristica principe del frutto. È questa scommessa che più mi ha affascinato: mantenere la vitalità del vino nel tempo, proprio perché la capacità evolutiva del vitigno è espressione della sua diretta vitalità”. Questa la visione di Guido Carlo Alleva, milanese ma con solide radici familiari monferrine, che nel 2000 acquisisce la settecentesca Tenuta Santa Caterina a Grazzano Badoglio, storico comune dell’Astigiano, tornando nei luoghi dove fin da bambino gli venne trasmesso l'amore per la terra, la vite e il desiderio di conoscere e capire il vino attraverso la sua produzione.

Dopo un lungo e certosino percorso rigenerativo della proprietà, della cantina, dei giardini e dei vigneti, frutto di una profonda ricerca storica e culturale, abbinata al pieno rispetto territoriale, oggi, Alleva riesce ad esprimere la sua idea di viticoltura, ossia una coltivazione orientata alla piena sostenibilità. Il lavoro principale è stato, infatti, il recupero della vitalità del terreno che si era andata perdendo nel passato. “Piante micorizzate, messe nelle condizioni ideali per esplorare il terreno e per questo più forti e capaci di assorbire la sua natura minerale e calcarea, con uno sviluppo vegetativo equilibrato, ma gestito con una tecnica agronomica sapiente dei cicli naturali. Potremmo dire che il nostro modus operandi tende al biodinamico, senza tuttavia averne un approccio dogmatico” dichiara Alleva.

Ad affiancarlo c’è Luciana Biondo, agronoma ed enologa che dirige la Tenuta: “Tutte le attività che svolgiamo sono in correlazione, finalizzate al rispetto e alla valorizzazione della fertilità biologica del suolo, approccio molto efficace anche in relazione al cambiamento climatico, perché permette all’apparato radicale di essere sempre più forte rispetto alle condizioni di stress, per esempio, idrico. Inoltre, tra i filari applichiamo il sovescio, che permette di migliorare e arricchire il suolo garantendo maggior attenzione alla biodiversità.” Con i vitigni autoctoni Grignolino e Freisa come cavalli di battaglia, Tenuta Santa Caterina esprime l'autentico spirito della viticoltura monferrina, fatta di vini importanti e da invecchiamento.

Anche se considerati minori nel panorama ampelografico piemontese – spiega Alleva – sono due vitigni nobili e solo un sapiente lavoro in vigna, con piante anche di 45 anni, ed in cantina ne assicura la qualità”. Proprio il Grignolino è stato, ed è tutt'ora, il protagonista principale delle sfide di Alleva: vino che affonda le proprie radici in otto secoli di storia, considerato il vino del Re e applaudito fino agli inizi del '900, per appannare progressivamente il suo splendore.

Oggi però sta tornando alla gloria di un tempo proprio grazie al lavoro di Tenuta Santa Caterina e al Monferace, Grignolino in purezza affinato lentamente che per il quarto anno consecutivo ha riconfermato il proprio posto nel mondo delle eccellenze, ricevendo i “Tre Bicchieri” firmati Gambero Rosso. Un traguardo eccezionale per l'Azienda e per Guido Carlo Alleva che dichiara: “Continueremo il nostro lavoro, approfondendo sempre di più le esperienze di coltivazione e di vinificazione delle nostre uve, cercando di interpretare al meglio le diverse annate, i singoli vitigni nella loro vocazionalità e nelle loro differenti ed uniche potenzialità. Un lavoro che non ha mai fine e che stupisce per le grandi capacità di ricerca e sperimentazione”.

La Cantina è caratterizzata da 23 ettari di vigneti, attualmente in conversione biologica, per i quali la zonazione ha permesso di scegliere con cognizione di causa i vitigni, i portainnesti e i cloni più adatti alle caratteristiche del terreno per un totale di sei varietà, ovvero Grignolino, Freisa, Barbera, Nebbiolo (per i quali vengono utilizzati solo lieviti indigeni), Chardonnay e Sauvignon Blanc, per un totale di 60mila bottiglie prodotte.

Ma Guido Carlo Alleva ama le sfide e seguire le sue personali passioni e ha completato la collezione di grandi vini di Tenuta Santa Caterina con il Metodo Classico GuidoCarlo, spumante da uve Chardonnay che provengono da unico vitigno, tratto distintivo dell'azienda.  “La nascita del nostro Metodo Classico è legata all’evoluzione del lavoro svolto in vigna, dove gli sforzi nel tempo sono raddoppiati. Per lo Chardonnay eseguiamo una doppia vendemmia ad ogni annata: se, da un lato, la raccolta delle uve a piena maturazione dona complessità, dall’altro effettuare una selezione anticipata di circa due, tre settimane, ci garantisce quella freschezza e acidità che siamo convinti essere ideale per la spumantizzazione. Inoltre, io amo questo vitigno e la tentazione di valorizzarlo anche attraverso questa metodologia è stata irresistibile” spiega sorridendo il patron di Tenuta Santa Caterina.  

Una scelta coraggiosa figlia della conoscenza enologica e una creazione emotiva, come tutte quelle di Guido Alleva, vigneron sedotto dalle sfide che abbraccia sempre dall’inizio alla fine, come nel caso dello Chardonnay di cui ha scelto personalmente le barbatelle quando decise, più di vent’anni orsono, di dare nuova vita al vigneto. Un unico obiettivo: trovare il giusto equilibrio di cloni per dare vita ad un vino destinato a durare nel tempo. Un solo punto di partenza: la Borgogna. “È dalla fine del Settecento che, in Piemonte, si coltiva lo Chardonnay - spiega Guido Alleva – e qui trova il suo habitat ideale. Ci sono zone della Borgogna molto simili alle nostre del Monferrato, con terreni ricchi di calcare”.

Così, dopo un lungo periodo di ricerca, studio e confronto, ha selezionato tre diversi cloni, tra i 34 certificati come i migliori al mondo, con caratteristiche diverse e complementari che hanno trovato nei suoli bianchi e calcarei della Tenuta la loro casa. Per la vendemmia del GuidoCarlo si raccolgono le uve ad agosto all’alba, rigorosamente a mano, com’è nello stile di Tenuta Santa Caterina; la fermentazione avviene in acciaio con lieviti autoctoni e viene fatto riposare per 36 mesi sui lieviti. 

Ci sono molti modi per concepire la produzione di un vino e per noi si tratta di un elemento dove passione ed alchimia si uniscono e attraverso di esso vogliamo trasmettere l’aspetto umano” afferma Guido Alleva, che prosegue “Il GuidoCarlo è frutto di una lunga ricerca che, come per tutti gli altri nostri vini, portiamo avanti costantemente, vendemmia dopo vendemmia, per migliorarci, imparare a dialogare sempre di più con le vigne e raggiungere livelli qualitativi sempre più alti”. E conclude: “Non pensiamo che il vino sia un’opera d’arte, ma di certo deve essere un’ottima opera d’artigianato, perciò, esattamente come gli artigiani, impariamo lavorando ed è proprio questa la parte più bella”.

Il nuovo alfiere della Tenuta si caratterizza per un bel colore giallo paglierino carico e lucente, per i profumi di buccia di cedro, frutta esotica, erbe aromatiche e vaniglia, Il sorso è elegante, pieno e di appagante beva, sorretto dalla freschezza e dalla sapidità che si innestano sulla morbidezza al palato di uno dei cloni di chardonnay utilizzato. Il GuidoCarlo si affianca agli altri vini bianchi in produzione Salidoro e Silente delle Marne: il primo è una composizione di Chardonnay (75%) e Sauvignon (25%) coltivato su suoli di origine marina e che racchiude nel nome i suoi caratteri:

“Sali” per la sapidità conferita, oltre alla mineralità, dal suolo di origine marina, e “d’ oro” per il colore che assume grazie all’affinamento in bottiglia. Il secondo, invece, è uno Chardonnay in purezza le cui uve provengono dal vigneto Maddalena (il medesimo del GuidoCarlo) situato a 300 metri sul livello del mare; deve il suo nome proprio al carattere marnoso del suolo da cui nasce, per poi affinare in barrique con periodici batonnage manuali.

Se credete che il Piemonte sia un territorio solo di grandi vini rossi, e i vini di Guido Carlo Alleva lo sono, degustate i bianchi di Tenuta Santa Caterina e avrete delle piacevoli sorprese.

 

Paolo Manna

 

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Articolo pubblicato il 20/07/2023