Eugenio Garigliet - Un adolescente martire per la libertà

Di Alessandro Mella

Quando si parla dei mesi terribili che insanguinarono l’Italia del nord tra il settembre 1943 e l’aprile 1945 sono tanti i nomi che si possono elencare. Martiri e vittime di un turbinio di orrore e violenza come il nostro paese mai aveva conosciuto. La guerra che non restava isolata al fronte lontano, che non era solo povertà e fame o bombe dal cielo, ma bussava, abbatteva, le porte di ogni casa.

Con il mondo diviso a metà e la penisola spaccata tutti e tutte dovettero decidere da che parte stare. Per convinzione, per scelta ideologica, per continuità con la propria educazione e storia personale, per coerenza, per desiderio di cambiare le cose ed a volte perfino per caso.

Coloro i quali, forse, faticarono di più a scegliere furono quei giovani cresciuti quando il regime fascista si era già affermato ed aveva monopolizzato l’educazione e la società. Per alcuni fu impossibile emanciparsi e smarcarsi da quel percorso forzato mentre altri, invece, trovarono la forza di provare a lottare per quella libertà e quella democrazia che nemmeno avevano mai davvero conosciuto. Furono eroi anche solo per questo.

Tra i molti episodi della guerra partigiana spesso vengono rievocati i drammatici fatti che avvennero, nel 1944, al Cudine, frazione di Corio (Torino), nel terribile giorno del 17 novembre.

Numerose furono le vittime ma una, in particolare, di loro mi ha profondamente colpito, un giovane anzi un giovanissimo tra i giovani.

Eugenio Garigliet Brachet nacque a Corio (Torino) il 14 marzo 1927 figlio di Giovanni e di Caterina Bellezza Prinsi. Nel paese natale aveva vissuto la sua infanzia ed adolescenza per poi avviarsi alla professione di meccanico come apprendista.

Tuttavia, gli stravolgimenti del 1943 forse colpirono anche il suo animo e, seppur poco più che ragazzo, egli si avvicinò alle formazioni partigiane che andavano sorgendo in tutte le valli piemontesi legandosi alla 4 Divisione Garibaldi dal 1 giugno 1944. (1)

Ma quel maledetto 17 novembre, forse per via di una spia, alle Case Gallo diversi partigiani furono raggiunti a tradimento dal nemico. Si trattava di unità tedesche, il 38° reggimento Polizei e i 617° e 406° battaglioni Ost, composte da militari germanici e volontari russi, inquadrati dal Reich, operanti tra Corio e Pian Audi nell’ambito dell’operazione Herbstzeitlose.

Liquidate le sentinelle i tedeschi catturano, sorpresi nel sonno, i partigiani della 46ª Brigata “Massimo Vassallo”, tra loro molti Reali Carabinieri, e dopo averli radunati li massacrano con le mitragliatrici presso il campo delle bocce della locale osteria. (2)

Nessuno scrupolo, nessuna pietà, la guerra antipartigiana non fu mai condotta, del resto, con spirito onorevole. Non ci si accontentò, purtroppo, di liquidare la formazione e prenderne i componenti come prigionieri. Fu voluto l’esempio feroce ed impietoso attraverso il martirio di trentasei persone.

Tra loro, purtroppo, il nostro giovane, giovanissimo, Eugenio la cui età non fu sufficiente a placare il nemico:

I nostri compagni di lotta, ricomposti per quanto possibile a dargli l’aspetto di “esseri esistiti”, dalle mani di Nicola Grosa, Azeglio Castagnot e Nanni Savant, giacevano supini sull’assicciato dello stanzone. Illuminammo con una torcia i corpi straziati, i visi deturpati, le membra devastate dal piombo e da strumenti di tortura, che solo la follia poteva aver scatenato su uomini ormai inermi. Attoniti, tra il fumo dei lumi, l’afrore di alcool, di sudore, di sangue che ancora colava dalle ferite, si cominciò il pietoso riconoscimento di ognuno: dal bambino poco più che sedicenne, Eugenio Garighet (refuso essendo, ovviamente, Garigliet nda), con la faccia bruciata, al “vecchio” trentottenne, Domenico Vietti, privo degli occhi. (3)

Ogni anno molte persone si ritrovano al Cudine per commemorare quei caduti ed anche il nostro Eugenio che, appena adolescente, trovò il coraggio di schierarsi. Di prendere la via più difficile, quella forse più improbabile per la sua generazione, quella che richiese una maturità ed una riflessività che potrebbero sembrare scontate per un adulto ma certo non lo sono, e non lo erano, per un ragazzo di quell’età.

Garigliet Brachet fu e resta un esempio cui i giovani di oggi dovrebbero guardare, da spiegare loro, da ricordare. Perché la gioventù di oggi sia la cittadinanza di domani.

Alessandro Mella

NOTE

1) Commissione Regionale Piemontese per l’accertamento delle qualifiche partigiane, scheda Eugenio Garigliet Brachet tramite il portale Partigiani d’Italia.

2) Il Risveglio della Resistenza, Franco Brunetta, Edizioni Il Risveglio, Ciriè, 2010, p. 73.

3) Partigiani in Val di Lanzo, Gianni Dolino, Franco Angeli Editore, Milano, 1989, p. 130.

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 11/09/2023