“Nuvola Rossa e il suo popolo” di George Elmer Hyde – Editore Rusconi Libri

Un riferimento fondamentale per conoscere la vera storia dei nativi d’America

La “vera storia” degl’indigeni o nativi d’America (impropriamente chiamati indiani d’America) è molto complessa in quanto caratterizzata da carenze documentali, da testimonianze orali non sempre verificabili e in particolar modo da condizionamenti culturali.

Tutto sommato la “vera storia” è sostanzialmente ignota al grande pubblico.

In pratica un “surrogato storico”, si è sostituto in modo monopolistico alla realtà storica dei nativi d’America e questo è stato e continua ad essere ancora oggi difficile da rimuovere.

Le motivazioni di questa ”narrazione artefatta”  sono dovute a diverse cause che possono riassumersi principalmente nella “cattiva coscienza” dei “divulgatori” bianchi, con cultura europea, che, da oltre un secolo, tramite la produzione di riviste, strisce a fumetti (per ragazzi), filmati faziosi e denigratori, hanno creato una storia falsificata che si è imposta come verità certificata.

Nella realtà il “pellerossa” è sempre stato rappresentato come individuo “cattivo e nemico irriducibile” degli uomini bianchi che, invece, hanno sempre “occultato” il loro ruolo di “colonizzatori”, contrabbandato nella versione di “civilizzatori”.

Da tenere presente che la storia dei “nativi americani”, attraverso una brutale e omologante colonizzazione “Yankee”, sovente con matrici razziste, ha assunto, in tempi recenti, l’aspetto di un autentico “genocidio”, in termini di popolazione autoctona e di annientamento etnico-culturale.

Sembra di assistere alla continua replica dell’infame aforisma del nazista Joseph Goebbels quando affermava: “ una menzogna, ripetuta cento, mille, centomila volte diventa la verità”.

Tuttavia, da questo generale contesto “convenzionale”, si differenzia una figura  molto singolare e precisamente quella dello storico George Elmer Hyde, a cui si deve riconoscere il merito di avere percorso il difficile compito di ricercare e ristabilire, attraverso studi approfonditi e documentati, la complessa e anche contradditoria realtà storica delle tribù native d’America. 

Le ricerche di George Hyde sono contrassegnate da originalità e da una forte determinazione nel far emergere testimonianze inspiegabilmente ignorate.  Questa attività intellettuale è stata portata avanti tenendo conto delle difficili condizioni fisiche e del condizionamento sociale in cui fu sovente obbligato ad operare.

Il merito indiscusso di Hyde è senza dubbio quello di aver tentato di demolire la trionfante “narrazione artefatta”, espressione del potere culturale dei “colonizzatori bianchi”, con la dirompente “documentazione storica” degli eventi non contestabili.

In merito è utile conoscere sinteticamente la sua biografia (da Wikipedia).

George Elmer Hyde (Omaha, Nebraska, Stati Uniti, 10 giugno 1882 – 2 febbraio 1968) è stato uno storico ed etnologo dei nativi americani, in particolare dei  Sioux e dei Pawnee.

L’interesse di Hyde per gli indiani d'America fu stimolato in seguito ad una visita a un accampamento indiano alla Trans-Mississippi Exposition di Omaha nel 1898. A diciotto anni divenne totalmente sordo e quasi cieco a causa della febbre reumatica. Nonostante i suoi mezzi modesti, questa condizione non lo scoraggiò dal proseguire i suoi studi sui nativi americani. Condusse una vita solitaria e durante la sua esistenza dovette ricorrere all’aiuto di una potente lente d'ingrandimento per continuare la sua attività storico-letteraria. ,

Hyde scrisse anche  la biografia dello storico George Bent., che è stato sia soldato americano che  guerriero Cheyenne. Tra loro  intercorse una proficua e fondamentale corrispondenza nel 1904, che costituì  il riferimento culturale e documentale dei suoi studi.

Ha scritto alcuni tra i più importanti libri sui nativi americani.

Tra questi ricordiamo: Indians of the High Plains: From the Prehistoric Period to the Corning of Europeans (1959), Spotted Tail’s Folk: A History of the Brulé Sioux (1961), Indians of the Woodlands: From Prehistoric Times to 1725 (1962), The Pawnee indians (1974), tra cui “Nuvola Rossa e il suo popolo”  - Editore Rusconi Libri del 1990 (il cui titolo originale era Red Cloud’s Folk del 1937).

Tale studio rappresenta una pietra miliare indispensabile e propedeutica per avvicinarsi al mondo, ormai scomparso, dei nativi americani, attraverso i dati e il contesto storico documentato che fornisce.

Al riguardo è interessante il confronto di due recensioni sullo stesso libro in oggetto. La prima di Sergio De Santis – (Napoli, 1953, docente di storia e filosofia)  pubblicata su Storia Illustrata (supplemento al n. 2067 di Epoca del 20 maggio 1990) e la seconda di Royal B. Hassrick, (in questo caso “Nuvola Rossa e il suo popolo” è edito da Bompiani nel 2001), che evidenziano in tempi diversi l’importanza di questa ricerca sui “pellerossa” (o nativi americani) in quanto basata sulle loro testimonianze. Segnaliamo che Royal B. Hassrick ha studiato al Darmouth College, seguendo in seguito i corsi della Harvatd e della Pennsylvania University. E’ autore di numerose opere sui “pellerossa” e sulla loro arte.

Ai lettori trarre le giuste considerazioni.

 

1)- Recensione di Sergio De Santis

NUVOLA ROSSA E IL SUO POPOLO   -  George E. Hyde  -  Editore Rusconi

Con questo volume, ”La Sacra Pipa”, collana di studi storici e antropologici sugli indiani d’America edita da Rusconi, è ormai giunta alla sua diciassettesima opera. Il volume non è una biografia del grande capo Sioux, ma  - come d’altronde già accenna il titolo – piuttosto la storia della sua tribù, gli Oglala, dalla prima apparizione registrata verso la metà del secolo XVII sino all’ultimo, patetico trasferimento nella riserva di Pine Ridge, sul finire del XIX.

Il volume risale al 1937 ma resta ancora, a giudizio degli specialisti, il più brillante e dettagliato studio sulla fetta di storia americana di cui gli Sioux furono protagonisti. Il quadro delle Guerre  indiane nella seconda metà dell’800 è dominato soprattutto dagli avvenimenti del 1875 – 76 con l’invasione delle sacre Colline Nere  da parte dei cercatori d’oro, e la campagna di Toro Seduto culminata nel massacro del 7° Cavalleggeri di Custer a Little Big Horn: ma la figura di Nuvola Rossa riemerge  dalle pagine di George Hyde con uno spicco persino quasi maggiore nel quadro dei travagliati rapporti fra bianchi e pellerossa. Basti pensare alla cosiddetta Guerra  di Nuvola Rossa  del 1866 – 67, l’unica di tutto quel periodo conclusasi con una vittoria  degli indiani, un trattato di pace che sanciva lo smantellamento  di ben tre forti in territorio Oglala, e la prima visita a Washington di un guerriero  Sioux  con onori  quasi da capo di Stato.

Lo spirito con cui Hyde affronta l’intera vicenda è imparziale  e spregiudicato, senza cercare giustificazioni al comportamento prevaricatorio dei bianchi, ma senza ignorare neanche le responsabilità e le colpe spesso pesanti dei rossi in rapporto al corso di avvenimenti che si sarebbe concluso con la loro rovina.

Né «abietti selvaggi», né «nobili Uomini Rossi», ma soltanto «esseri umani con le loro virtù e i loro difetti»: e a questa linea interpretativa Hyde  non viene mai meno in tutte le circa 400 fitte pagine del suo studio.

Quello che emerge, al di là dei puri fatti, è soprattutto una singolare “rivisitazione” dei due fronti contrapposti, entrambi assai meno omogenei e infinitamente più dialettici, di quanto solitamente si sia portati a credere. Attraverso l’analisi di Hyde, il mondo dei bianchi assume infatti un’articolazione assai complessa, con commercianti, “trappers” e “squawmen” spesso schierati al fianco dei loro amici indiani; coloni e cercatori d’oro quasi sempre arroccati su posizioni contrapposte; militari divisi fra “falchi” e “colombe”, e i politici di Washinton impegnati in uno scontro fra “partito della pace” e “partito della guerra” dall’esito a lungo incerto.

Sul fronte indiano, la stessa frammentazione, non solo a livello di grandi gruppi etnici (Sioux, Crow, Pawnee, Cheyenne, Apache, ecc.), ma anche fra le varie tribù Sioux (Oglala, Brulè, Hunkpapa, Minne conjou, e via elencando).

Con due risultati fin troppo di frequente ignorati, o sottovalutati, dalla controparte bianca: il persistere fra gli indiani di inestinguibili odi ancestrali (tanto che la traversata  del territorio Pawnee non era meno pericolosa per  un Sioux che  per un Soldato Blu); e l’esistenza  fra i capi guerrieri di orientamenti assai differenziati che andavano dall’ostilità inflessibile di Toro Seduto al lucido realismo del capo Brulé Coda Chiazzata.

In questo ventaglio di posizioni, la strategia di Nuvola Rossa era «restare  in buoni rapporti con i bianchi sino a quando  era possibile, senza però abbandonare mai la vecchia vita di cacciatori nomadi»: una linea d’azione apparentemente ragionevole, ma in realtà intimamente contradditoria e fatalmente destinata  al disastro dal meccanismo spietato del cosiddetto “progresso”.

Dal punto di osservazione di Hyde, il processo di assimilazione-annientamento degli indiani d’America finisce così per configurarsi come un vortice di spinte e controspinte assai difficili da ricondurre a un chiaro diagramma di forze.

Con la complicazione ulteriore  di una profonda e devastante incomprensione reciproca fra due mondi, due culture, due modi di concepire la vita associata.

Come accade ai volenterosi fautori bianchi della “politica di pace”, incapaci di afferrare le ragioni insuperabili che impedivano ai bellicosi nomadi delle praterie di trasformarsi  nel giro di pochi anni in pacifici agricoltori; o come si verificò fra gli indiani di fronte ai tecnicismi non sempre truffaldini dei trattati, o nei confronti di una macchina statale centralizzata  troppo abissalmente lontana dalla nebulosa organizzazione che da tempi immemorabili governava  (o meglio  non governava) gli uomini rossi del lontano Ovest.

 

2)- Recensione di Royal B. Hassrick

NUVOLA ROSSA E IL SUO POPOLO   -  George E. Hyde  -  Editore Bompiani

 Qualunque bibliografia degli Indiani nordamericani in generale, e tanto più dei Sioux in particolare, non potrà mai prescindere da Red Cloud’s Folk di George E. Hyde, un’opera che ancora oggi costituisce il punto di partenza per qualunque studio sulla storia di questo popolo nei suoi rapporti con i Bianchi, cacciatori di pellicce, commercianti, coloni, soldati e uomini della politica che fossero.

Dopo una rapida ma minuziosa panoramica sugli avvenimenti dei secoli XVII e XVIII, l’attenzione dell’autore si concentra sui fatti del XIX secolo e in particolare sulle vicende che coinvolsero, politicamente e militarmente, due indiscussi capi Sioux, Nuvola Rossa e Coda Chiazzata, e le agenzie che portavano il loro nome.

Di questi due grandi leader viene dato un ritratto anche psicologico probabilmente insuperato per la profondità dell’indagine, e benché Hyde sia certamente “dalla parte degli Indiani”, non si fa scrupolo di sottolinearne gli errori o i lati meno nobili del carattere: le invidie, l’ambizione, le decisioni sbagliate. Memorabili sono le pagine in cui vengono descritte le due visite a Washington, dal Grande Padre.

Non si tratta però di un libro biografico, ma più generalmente storico. Di qui l’analisi dei trattati stipulati tra Bianchi e Uomini Rossi (altra descrizione insuperata, alla quale si è rifatta più di una ricostruzione cinematografica, il cerimoniale del mancato trattato), il sorgere degli avamposti militari (uno tra tutti, Fort Laramie) e commerciali, le battaglie (non solo quella di Little Big Horn, di cui è offerta una illuminante lettura sulla base delle “tracce” rilevate sul campo dello scontro, ma anche quella del Rosebud, che la precedette e quasi l’annuncio poche ore prima, o di Sand Creek, i piccoli scontri, gli errori di valutazione commessi da una parte e dall’altra e anche la cecità di quel Partito della Pace che nell’Est si arroccò su posizioni in definitiva sterili, contribuendo, involontariamente, all’annientamento di quello stesso popolo che invece voleva salvare.

Una particolare attenzione è riservata alla realtà delle riserve, l’“invenzione” del governo per risolvere il “problema indiano”, alla quale i diversi gruppi di pellerossa risposero in maniera differente, adattandovisi, opponendosi oppure cercando di trarne vantaggi pratici i momenti di grave crisi (ad esempio, la presa di possesso delle Black Hills da parte dei Bianchi) sono osservati da più prospettive, smascherando le cause false e cercando di evidenziare i contraccolpi che certe azioni avranno nell’immediato e nel futuro della pace nel territorio.

Non mancano gli episodi apparentemente di piccola cronaca (ad esempio, quando gli indiani si opposero con la forza all’erezione di un’asta per la bandiera nel fabbricato della riserva) che però, analizzati nella giusta prospettiva, tradiscono una realtà di fondo più ampia e coinvolgente.
E, ovviamente, non mancano i grandi personaggi di questa tragica epopea: Cavallo Pazzo, Toro Seduto, il presidente Grant, il generale Custer.
E, sullo sfondo, il lento ma inesorabile disfacimento di una antica cultura etnica che non ha i mezzi per resistere all’invasione della grande marea bianca.

 

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Articolo pubblicato il 12/09/2023