Abu Roash, Djedefra e la Grande Fossa: un enigma ancora da risolvere

Considerazione dell'egittologo Riccardo Manzini

Il dottor Riccardo Manzini, medico chirurgo ed egittologo di lungo corso, ci invia l’interessante articolo sull’argomento di  “Abu Roash, Djedefra e la Grande Fossa”, che pubblichiamo integralmente. L’Autore intende offrire un contributo alla conoscenza di questa “ciclopica costruzione” che riserva ancora aspetti misteriosi.

L’articolo fa riferimento a quello pubblicato sul Civico 20 News il 6 agosto 2023 e relativo allo stesso argomento, dal titolo: “Abu Rawash e la piramide perduta – Un rebus storico-archeologico che resta ancora tale”.

Pertanto, al fine di facilitare la comprensione di questa complessa trattazione, riteniamo utile tenere presente le considerazioni che seguono.

Per un periodo di circa 1.000 anni ogni faraone dell’Antico e del Medio Regno commissionò una piramide funeraria per celebrare la propria gloria. Ma se delle 39 piramidi regali egizie 37 sono correlate ad uno di questi sovrani 2 non hanno una chiara attribuzione e la sua ricerca continua a stimolare gli studiosi. Se però quella di Saqqara Sud si è certi di poterla almeno collocare nella XIII dinastia, per quanto riguarda la cosiddetta “Grande Fossa” di Zawiet el-Aryian sono state avanzate delle discutibili attribuzioni basate su dubbi ritrovamenti archeologici.

La scoperta infatti nei pressi dell’edificio di alcuni frammenti di cartigli recanti parti di nomi di sovrani ha indirizzato in passato molti studiosi ad attribuirlo ipoteticamente a vari faraoni della III dinastia, prescindendo dal fatto che tale collocazione temporale risulta in netto contrasto con l’architettura dell’edificio, sicuramente posteriore a quel periodo.

Pur senza pretendere di chiarire con sicurezza tale collocazione l’analisi avanzata da Manzini, basata sulla comparazione di documentazioni storiche ed architettoniche, risulta innovativa in quanto affronta la discrepanza esaminando il problema da un punto di vista inconsueto.

 

Nel ringraziare l’Autore, per la sua precedente e attuale collaborazione, auguriamo buona lettura (m. b.).

 

Abu Roash, Djedefra e la Grande Fossa

 

Lungi da essere tra i tanti “misteri” giornalmente sbandierati dalla televisione le singolarità della piramide di Abu Roash, correttamente attribuita a Djedefra ed illustrate nell’articolo del 06/08/2023, trovano la giustificazione nell'analisi della sua collocazione nell’ambito dell’evoluzione architettonica delle piramidi egizie contestualizzata al momento storico in cui visse questo sovrano.

Se l’esistenza, la collocazione temporale e la legittimità di Djedefra è accertata dalla sua menzione come successore di Cheope (Khufu) in numerose liste regali anche di epoca molto successiva, la comprensione delle scelte architettoniche attuate nella piramide di Abu Roash a lui attribuita richiede alcune precisazioni sulla storia egizia e soprattutto sull'evoluzione dell'architettura, che sembrerebbero correlare questo sovrano anche all’eccezionale ritrovamento dei resti di una enorme piramide incompiuta a Zawiet el-Aryian, nota come la “Grande Fossa”.

Dalle documentazioni risulta che alla morte di Cheope i probabili successori designati fossero già deceduti, lasciando spazio ad alcuni pretendenti al trono che diedero origine ad una incruenta ma incerta contesa strumentalizzata dal clero eliopolitano, da cui sembra sia prevalso Djedefra.

Constatato che la dinastia era fortemente influenzata dal clero del dio-sole Ra di Eliopoli, il quale interferiva nella successione regale in quanto aveva concepito una elaborata mitologia che giustificava l’unicità anche religiosa del sovrano, e che la costruzione della piramide di Cheope aveva richiesto molti anni ed un enorme impegno, sembra plausibile che Djedefra abbia deciso di affrancarsi dall’ingerenza di Eliopoli allontanandosi dalla vicina necropoli dinastica di Giza, inaugurando con una piccola piramide la comunque non lontana area di Abu Roash.

 

In particolare, essendo le sepolture regali del periodo esclusivamente piramidali e volendo procurarsi un edificio presumibilmente ultimabile e funzionale prima della sua morte, sembra che abbia optato per questo piccolo Complesso piramidale, collocandolo però su questo unico rilievo della zona affinché la sua piramide risultasse comunque di altezza assoluta più elevata.

Poiché la tendenza era stata di costruire piramidi di dimensioni sempre maggiori è però plausibile che abbia anche iniziato contemporaneamente, o quanto meno quando i lavori della piramide di Abu Roash ne ebbero garantito il completamento in breve tempo, a costruire a Zawiet el-Aryian una piramide di dimensioni prossime a quella del padre Cheope.

Così formulata questa ipotetica ricostruzione potrebbe sembrare adatta a rientrare nelle fantasie televisive prive di supporto scientifico, se non fosse basata sulle citate considerazioni storiche ma soprattutto sull’analisi dell’evoluzione architettonica delle piramidi.

Riassumendo brevemente questa evoluzione, quando Djeser volle celebrare l'unificazione del Paese con un monumento inimitabile fece costruire a Saqqara la prima piramide documentata.

, realizzandola a gradoni probabilmente per il timore di affrontare un modello totalmente innovativo e di dimensioni spropositate rispetto a tutte le costruzioni precedenti senza alcuna esperienza sull’uso della pietra lavorata in così grandi quantità. Tale modello consentiva infatti di allontanarsi il meno possibile dalle esperienze costruttive acquisite con le precedenti mastabe, conciliando le limitate metodiche e le conoscenze tecniche in loro possesso.

Il risultato fu questa piramide a gradoni somigliante ad una sovrapposizione delle ben note mastabe, con appartamenti collocati nel sottosuolo che ricordavano appunto quelli di quegli edifici, sebbene molto più elaborati e profondi.

Tale modello fu al momento tanto soddisfacente che fu replicato per tutte le piramidi dei sovrani della III dinastia, le quali però presentano una tendenza a collocare gli appartamenti sempre più in superficie ed a verticalizzare progressivamente le facce esterne dei gradoni, manifestando la volontà di avvicinarsi ad un profilo esterno canonico ad ampie superfici lisce più rispondente alle simbologie solari che si stavano affermando ma di cui non possedevano ancora la metodica costruttiva.

Tali risultati furono parzialmente raggiunti con l’inconfondibile piramide meridionale.

dell’iniziatore della successiva IV dinastia Snefru, in cui comparvero per la prima volta ampie superfici esterne lisce ed appartamenti totalmente nella sovrastruttura, ma l’inesperienza non consentì ancora di ottenere una piramide dal desiderato profilo canonico uniforme.

Facendo però tesoro delle esperienze acquisite in quella piramide Snefru fece costruire poco più a Nord, sempre a Dahshur, una seconda piramide finalmente con l'ambito profilo canonico che infatti non fu più abbandonato.

A lui successe il figlio Cheope la cui piramide presenta in forma molto evoluta il coronamento delle aspirazioni cui avevano teso i precedenti progettisti, ma la cui lavorazione dimostra che una piramide di tali dimensioni e con appartamenti così elaborati, pressoché totalmente ricavati nella sovrastruttura, costituiva anche un impegno materiale e temporale difficilmente replicabile.

La piramide di Abu Roash del successore Djedefra mostra infatti delle scelte che sembrano in parte derivate da questa esperienza quali le dimensioni contenute, ma soprattutto ricollocando gli appartamenti nel sottosuolo per evitare l’indispensabile precisione assoluta progettuale e realizzativa richiesta dagli appartamenti nella sovrastruttura consentì margini di errori costruttivi emendabili senza dover intervenire su quanto già realizzato.

La scelta effettuata in questa piramide di Abu Roash di collocare gli appartamenti poco sotto il livello del suolo in uno scavo con pianta a “T”.

e di conformarli di conseguenza con un corridoio discendente di accesso che terminava in una semplice Camera Sepolcrale trasversale.

fu così soddisfacente che venne replicata pressoché esattamente in tutte le piramidi delle successive V e VI dinastia, con le sole parziali originalità di quelle di Chefren (Khafra) e Micerino (Menkaura).

Seguendo la ricostruzione dell'evoluzione architettonica è quindi evidente che fino all’edificio di Abu Roash tutti gli appartamenti piramidali precedenti si presentano differenti alla ricerca del miglior compromesso tra necessità simboliche, facilità costruttiva e semplicità progettuale, il quale fu raggiunto in questa piramide di Djedefra e non più abbandonato per tutto l’Antico Regno.

A supporto della nostra ipotetica ricostruzione abbiamo però correlato Djedefra anche alla cosiddetta “Grande Fossa” di Zawiet el-Aryian basandoci sulla sua collocazione nell'ambito dell'evoluzione architettonica del modello piramidale.

In questo sito, tuttora pressoché totalmente precluso in quanto zona militare interdetta, sono stati descritti i resti (oggi scomparsi) di trincee perimetrali con relativi allineamenti di blocchi che costituivano i lati di base di una enorme piramide solo iniziata di circa 215 m (410 cubiti), di dimensioni quindi prossime a quelle di Cheope e di Chefren.

Di questa piramide sono però tuttora visibili alcuni resti delle fondamenta del corridoio discendente di accesso e degli appartamenti ospitati in un enorme scavo con pianta a “T”, la cui ricostruzione mostra evidenti somiglianze con quanto riscontrato nella piramide di Abu Roash.

Per quanto l’attribuzione di questi resti sia molto controversa, riteniamo quindi che l’analisi di queste caratteristiche architettoniche nell’ambito dell’evoluzione delle piramidi dell’Antico Regno consenta di attribuirli credibilmente a Djedefra.

In tal senso va considerato che le dimensioni di base delle piramidi a gradoni della III dinastia non superano i 120 m circa e quelle di tutte le successive a Djedefra i 100 m circa, per cui quelle dedotte per questa piramide abbozzata di Zawiet el-Aryian (215 m) sono compatibili solo con i monumenti similari della IV dinastia [Snefru Sud (189,35 m), Snefru Nord (219,08 m), Cheope (231,08 m) e Chefren (214,57 m)], collocando verosimilmente il suo destinatario in questo ambito.

Questa piramide di Zawiet el-Aryian sembra quindi correlabile architettonicamente ad un personaggio di quella famiglia, sebbene siano già state identificate le piramidi di tutti i sovrani di quella dinastia. Cercando comunque tra questi sovrani un suo possibile destinatario si possono ragionevolmente escludere Cheope e Chefren per l'improbo impegno già richiesto per la costruzione delle rispettive piramidi e Snefru perché ebbe già il tempo di realizzarne due di circa 200 m di base, per cui rimarrebbero come possibili committenti solo Djedefra, Micerino e Shepseskaf.

Per quanto riguarda Micerino l'attribuzione della "Grande Fossa" sarebbe comprensibile in quanto la sua piramide di Giza risulta di dimensioni (104 m di lato) trascurabili rispetto alle adiacenti, ma la complessità degli appartamenti della sua piramide.

è in chiara controtendenza rispetto all’essenzialità introdotta ad Abu Roash e già seguita da Chefren, predecessore di Micerino, manifestando una linea evolutiva architettonica radicalmente differente da quella di Djedefra e della "Grande Fossa".

L'ultimo sovrano della dinastia Shepseskaf si fece costruire a Saqqara Sud un anomalo grande edificio in pietra il cui aspetto richiama quello delle antiche mastabe.

, verosimilmente per contenere i tempi ed i materiali richiesti dal modello piramidale non compatibili con il suo precario regno indebolito dagli impegni profusi per le grandi piramidi della dinastia e da un documentato periodo di carestia. Di conseguenza sarebbe inconcepibile che con tali limitazioni possa aver iniziato anche la grande piramide di Zawiet el-Aryian. In ogni caso gli appartamenti della sua tomba ricalcano lo schema a "T" introdotto ad Abu Roash, risultando evolutivamente posteriori a quelli.

In conclusione, poiché tutte le piramidi delle successive V e VI dinastia sono pressoché delle medesime piccole dimensioni e presentano tutte lo stesso schema degli appartamenti introdotto nella piramide di Abu Roash, riteniamo che vi siano sufficienti motivi per ritenere attendibile che Djedefra sia il committente della piramide completata di Abu Roash ma anche di quella di Zawiet el-Aryian, abbandonata in fase iniziale verosimilmente per la sua morte concordemente alla brevità del regno a lui attribuito.

 

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Articolo pubblicato il 17/10/2023