Nino Eleuterio Mosso – Dal bronzo dei cannoni all’azzurro dei cieli

Di Alessandro Mella

Erano anni lontani, il volo era puro pionierismo anche se i velivoli, in pochi anni, si erano incredibilmente evoluti ed ammodernati. La lunga stagione della Grande Guerra aveva trasformato i piloti in cavalieri erranti, duellanti senza paura, eroi leggendari il cui fascino colpiva ed ammaliava.

Nino Eleuterio Mosso era nato a Torino nel 1896 e dopo gli studi, volente o nolente, si era ritrovato tra i mobilitati del Regio Esercito Italiano entrato in guerra, nel maggio 1915, contro l’Austria. Da poco era uscito dall’accademia militare con i gradi sottotenente d’artiglieria. (1)

Ottimo e capace ufficiale, le sue qualità vennero riconosciute con una medaglia di bronzo al valore militare:

MOSSO Eleuterio, da Milano, tenente raggruppamento bombardieri, 97a batteria. Cessato il fuoco delle bombarde, mal soffrendo di rimanere inoperoso spettatore dell’assalto, si slanciava colla seconda ondata delle fanterie, validamente ed arditamente cooperando allo sgombro dell’insidioso terreno conquistato, alla cattura di nuclei nemici, alla guida e al collegamento di reparti avanzati. Jamiano, 23 maggio 1917. (2)

Chissà, se alzando lo sguardo dalle posizioni e dalle trincee, aveva scorto in cielo i duelli aerei tra i cacciatori italiani e quelli nemici. Chissà quanto doveva aver sognato di seguirne l’esempio. Di scoprire motori e volo per innalzarsi sopra il mondo.

Terminato il conflitto provò a dar seguito a quel sognare e nel 1922 ottenne il trasferimento dall’artiglieria al corpo aeronautico con l’assegnazione al 1o raggruppamento aerei da caccia. (3) Nel 1923 nacque formalmente l’arma aerea indipendente con l’istituzione della Regia Aereonautica.

Nella nuova istituzione il nostro si trovò benissimo dimostrandosi un capace pilota tanto da ben figurare al raid Baracca.

Ed essendo anche un bravo ufficiale ebbe presto incarichi di prim’ordine e di grande importanza che si sforzò d’onorare al meglio. E fu proprio per adempiere ai compiti assegnatigli che egli, prematuramente, andò incontro ad una triste fine una sera drammatica del gennaio 1924.

Decise, malgrado il buio che a gennaio arrivava presto, di alzarsi in volo per rientrare al proprio campo. Ma un infausto destino sembra aspettarlo e le cose andarono disgraziatamente male:

Nel pomeriggio d'oggi è giunta in città la notizia di un sinistro aviatorio, nel quale è rimasto ucciso, sul campo di Aviano, il capitano Nino Mosso nativo di Torino e la cui famiglia dimora a Milano. Circa un mese fa il capitano Mosso era stato trasferito dalla Scuola aviatoria di Cinisello (Milano) al campo di Campoformido, dove assumeva il comando della 7.a squadriglia e, per l'anzianità di grado, assumeva anche il comando dell'aeroscalo.

Il capitano Mosso era uno studioso di tutti i problemi nautici ed aerei ed un conoscitore profondo di tutti i tipi di velivoli. Appunto per queste sue doti era stato prescelto ad uffici delicati. Era decorato della medaglia di bronzo al valor militare e di altre onorificenze guadagnate in ardimentose operazioni belliche.

A Udine non solo era conosciuto per la sua abilità di insegnante e di comandante, ma altresì per aver vinto la Coppa offerta dalla Città di Venezia al vincitore della prima tappa del raid Baracca. II 16 corrente gli era stato anche assegnato il comando interinale del campo di aviazione di Aviano, sebbene egli conservasse il comando dell'altro.

Il Mosso doveva quindi fare la spola da un campo all'altro e per questo scopo si serviva di uno «Sva 300». Ieri egli si recò ad Aviano e tornò a Campoformido. Quindi, per non pernottare in quest'ultima località, dipartì alle 20,30. Quando egli aveva già preso posto nella carlinga e si era già innalzato di una trentina di metri, i militari che si trovavano sul campo si avvidero che l'aeroplano stava per precipitare.

Furono appena in tempo a scostarsi che il velivolo precipitò ed il motore andava a conficcarsi nel terreno. L'apparecchio era ridotto in un ammasso di rottami. Subito i presenti vollero portare aiuto al disgraziato capitano.

Egli giaceva fra i rottami con una grave ferita alla testa e parecchio lesioni in tutto il corpo. Con tutte le precauzioni venne trasportato all'ospedale di Aviano.

Colà giungevano poco dopo, avendo ricevuta notizia telegrafica del tragico accidente, il capitano Lodolo ed il capitano Branca Locateli, entrambi in aeroplano. Il loro compagno era già entrato in agonia e malgrado le più amorevoli cure spirava stasera allo 17.

Le cause della sciagura non sono ancora con certezza precisate, senonché i tecnici ritengono che il velivolo sia caduto per un guasto nelle leve di comando.

Le ferite al capo, causa immediata della morte, furono prodotte dai ferri della carlinga. Alla salma del prode ufficiale saranno tributate domenica solenni onoranze. Essa giace ora in una camera dell'ospedale di Aviano ed è amorosamente vegliata a turno dagli ufficiali aviatori. (4)

Era il 18 gennaio 1924 anche se alcune fonti riportano erroneamente il 24 gennaio. (5) La notizia fulminò Torino e Milano lasciando moltissime persone interdette per la morte del valoroso capitano caduto a soli ventotto anni d’età.

Giovane ma capace e brillante, ardimentoso pioniere della nuova arma aerea.

Il funerale si tenne nella sua città natale ove tutti si raccolsero attorno ai resti dell’eroico aviatore:

È giunta alla stazione di P.N. ieri, alle 14, la salma del valoroso capitano aviatore Nino Mosso, che, come abbiamo già pubblicato, volando sul cielo di Udine, si uccideva in conseguenza di un accidente. Il feretro venne deposto nella saletta mortuaria della stazione e alle 14,30 si formò il corteo, che, partendo da via Sacchi si diresse, attraversando la città, al Cimitero Generale.

Lungo il percorso, i tram si fermarono per lasciar passare il corteo che sfilava fra due fitte ali di pubblico reverente. Precedeva la musica del 4.0 reggimento d'artiglieria seguita da cinque plotoni di soldati di artiglieria, distanziati fra loro, al comando di un capitano. Veniva poscia il carro funebre, pieno di corone, fiancheggiato da ufficiali e soldati di aviazione; subito dietro al feretro, i congiunti del defunto, un folto gruppo di ufficiali di tutte le Armi, rappresentanze delle Autorità civili e militari, numerose personalità, amici e conoscenti del defunto, nonché numerose Associazioni, e la bandiera della Scuola Quintino Sella.

Erano portate a braccia da soldati d'aviazione grandi corone del «Campo di Mirafiori», di «Venaria Reale» e del «Campo d'Aviano» (…). Chiudevano il corteo quattro carri carichi di corone; ultimo tributo di affetto dato all'estinto dai congiunti e dagli amici.

Mentre al suono della marcia funebre il corteo si snodava per le vie centrali della città, alcuni areoplani del Campo di Mirafiori, volando a bassa quota, compivano larghi giri sul terso cielo soleggiato, e la voce rombante dei motori portava l'estremo saluto all'ardito e sventurato aviatore, che aveva pagato colla vita la sua passione per la conquista dell'aria. (6)

Se ne andò così il giovane Nino, ufficiale artigliere in guerra, aviatore in tempo di pace, vita consumatasi in un lampo. Piena di gloria, sogni e speranze perduti. E così egli oggi riposa, ancora, nell’immemore città ove nacque e che a questo figlio nemmeno dedicò una via od una strada.

Alessandro Mella

NOTE

1) Bollettino Ufficiale, Ministero della Guerra, Dispensa 76, 6 novembre 1915, p. 2564.

2) Archivio dell’Istituto del Nastro Azzurro tra Decorati al Valor Militare.

3) Bollettino Ufficiale, Ministero della Guerra, Dispensa 28, 12 maggio 1922, p. 987.

4) La Stampa, 17, Anno LVIII, 19 gennaio 1924, p. 2.

5) Bollettino Ufficiale, Commissariato d’Aereonautica, Dispensa 8, 11 marzo 1925, p. 46.

6) La Stampa, 20, Anno LVIII, 23 gennaio 1924, p. 5.

 

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 06/11/2023