Pompeo Fiore: Carabiniere fino alla fine

Di Alessandro Mella

Quando, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si costituì la Repubblica Sociale Italiana le autorità fasciste mostrarono subito una certa diffidenza verso i Reali Carabinieri i cui cuori erano ritenuti, non a torto, dalla parte del Re piuttosto che da quella del Duce.

Non a caso molti di questi scelsero di partecipare alla Resistenza nelle più diverse formazioni. E per questa ragione furono innumerevoli i militi della benemerita deportati in Germania.

Nondimeno il governo repubblicano si rese anche conto che la diffusione capillare dell’arma sul territorio era qualcosa cui non si poteva rinunziare. Ragione per cui i carabinieri furono, obtorto collo, accorpati alla nascente Guardia Nazionale Repubblicana.

Tale transizione fu concreta solo sul piano organizzativo ed amministrativo ma sostanzialmente solo apparente su quello delle uniformi e delle dotazioni poiché, nella maggioranza dei casi, quei carabinieri che ritennero di restare in servizio nella RSI si limitarono ad eliminare i riferimenti monarchici dalle uniformi ed a sostituire le stellette al bavero con i gladi repubblicani.

Le ragioni che condussero questi militari a proseguire il proprio servizio furono molteplici. Chi restò per garantire un servizio ideologicamente smarcato dalle forzature di regime alla popolazione, chi quasi per caso, chi per non esporsi a pericoli ma anche chi lo fece per ragioni ideologiche e di adesione alla prosecuzione del regime imploso il 25 luglio 1943.

Non si sa quali motivazioni furono alla base della permanenza in grigioverde di Pompeo Fiore, maresciallo dei carabinieri, nato a Muro Leccese in provincia di Lecce, figlio di Serafino, l’8 novembre 1902 (1903 secondo altre fonti). (1)

Egli si era arruolato piuttosto giovane ottenendo molto presto i gradi di brigadiere prestando servizio a Verona ove ricevette anche un encomio:

FIORE Pompeo, brigadiere a piedi. Diede prova di particolare iniziativa, attaccamento al servizio e zelo nelle laboriose indagini che condussero alla scoperta di un’associazione a delinquere identificando ed arrestando gli autori di parecchi furti, alcuni dei quali gravi e sequestrando ingente refurtiva. Verona, aprile-maggio 1925 (concesso dalla legione di Verona). (2)

Anni dopo, promosso maresciallo, fu trasferito in provincia di Alessandria ove prese servizio presso la stazione dei carabinieri di San Giuliano Vecchio. (3) Si era, frattanto, sposato con la signorina Letizia. (4)

Ed al comando restò quando quella stazione diventò presidio della Guardia Repubblicana e da maresciallo egli fu rinominato “primo aiutante”.

Per ragioni del tutto ignote, con la divisa ancora dei carabinieri addosso, trovandosi in Torino egli decise, il 20 (secondo altre fonti il 19) giugno 1944 di recarsi in tranvia a Chivasso.

Qui fu colpito, a tradimento ed alle spalle, da una mano vile che non ebbe il coraggio e lo spirito di affrontarlo:

Il 20 corrente, alle ore 17 circa, in località Pian S. Raffaele del comune di GASSINO TORINESE (TORINO), mentre il 1° aiutante della G.N.R. Fiore POMPEO proveniente da Torino si portava in tranvia a CHIVASSO, veniva ferito gravemente da un colpo d’arma da fuoco sparatogli da un individuo che compiuto il delitto si allontanava indisturbato a bordo di un’automobile. (5) 

In realtà è probabile che l’attentato sia avvenuto il giorno 19 e che il successivo 20 lo sfortunato Fiore sia deceduto all’Ospedale Mauriziano. L’accavallarsi di dati incoerenti non deve stupire, il caos regnava sovrano e le notizie viaggiavano a spezzoni e faticosamente al punto che addirittura un successivo Notiziario GNR posticipò erroneamente l’aggressione al giorno 23 giugno. (6)

Anche sull’orario non c’è concordanza poiché se la GNR comunicò le 17 la prefettura, invece, nel dare notizia al Ministero dell’Interno indicò ben altro orario:

Verso le ore 13,30 del 19 giugno u.s., veniva ricoverato in prognosi riservata al locale Ospedale Mauriziano il maresciallo maggiore dei carabinieri Fiore Pompeo di Serafino, di anni 42, comandante del distaccamento San Giuliano Vecchio (Alessandria), per ferita d’arma da fuoco al quadrante superiore destro dell’addome con lesione dello stomaco.

Il Fiore era stato colpito poco prima sulla tranvia Torino-Chivasso da uno sconosciuto, che salito sul convoglio ad una fermata presso Chivasso gli sparava contro un colpo di pistola. Compiuto il delitto, si allontanava velocemente con un’automobile. Il Capo della Provincia (Salerno). (7)

Notare come la stessa prefettura ad un tratto seguitasse a fare riferimento ai carabinieri e ad attribuire al nostro il grado relativo. Nei fatti, pur dipendendo formalmente dalla guardia, i carabinieri mantennero appunto la loro identità.

Ma perché il Fiore fu vittima di un agguato? Difficile se non impossibile, ad oggi, dare una risposta a questa domanda. Forse fu abbattuto da chi voleva colpire la repubblica fascista colpendone a caso un milite, il primo a portata di tiro. Forse fu vittima di una vendetta da parte di chi, dallo zelo del nostro, era stato colpito per ragioni di servizio.

Nel clima terribile della guerra civile e fratricida tutto era, purtroppo, possibile. Non vi è ragione di credere che possa essere stato punito per qualche angheria compiuta dal momento che mai emersero testimonianze a riguardo.

Pompeo Fiore fu vittima dei tempi drammatici in cui visse ed operò ed oggi riposa in un angolo dimenticato a Torino. Morì senza un perché, ma sempre con la divisa grigioverde, con gli alamari d’argento al bavero, morì da carabiniere. Fino all’ultimo minuto “pronto ad obbedir tacendo e tacendo morir”.

Alessandro Mella

 

NOTE

1) Torino Martirologio 1943-1945, L’Ultima Crociata Editrice, 2005, p. 224.

2) Bollettino Ufficiale dei Carabinieri Reali, Dispensa 6, 31 luglio 1925, p. 273.

3) I ribelli siamo noi, II edizione, Tomo I, Michele Tosca, Roberto Chiaramonte Editore, p. 338.

4) La Stampa, 171, Anno LXV, 20 luglio 1931, p. 6.

5) Notiziario della Guardia Nazionale Repubblica, 23 giugno 1944, p. 49.

6) Ibid., 26 giugno 1944, p. 41.

7) Prefettura Repubblicana, Atto Protocollo 32669, 4 luglio 1944.

 

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Articolo pubblicato il 20/11/2023