A Dacca soffocate le proteste popolari

Negli ultimi giorni la polizia del Bangladesh ha arrestato quasi 8mila sostenitori dei principali partiti di opposizione

E’ ormai da oltre un anno che notiziari e social ci bombardano di notizie sulla guerra tra Russia ed Ucraina. Abbiamo patito il freddo, subito l’impennata dei costi energetici, temuto di essere considerati cobelligeranti, ma nessuno in Europa si sarebbe sognato di morire per Kiev, a prescindere dalle dichiarazioni altosonanti di solidarietà pronunciate dai leader politici italiani ed europei verso il Paese attaccato.

Da un mese, lo stesso apparato d’assalto si mobilita per quel che sta succedendo sulla striscia di Gaza. Continuiamo a temere gesti di terrorismo nelle nostre strade, ove la presenza di palestinesi è elevata. Non abbiamo patito privazioni, ma lo scenario di guerra, con il pericolo di estensioni e tutt’altro che sereno.

Pare che nel mondo,  all’infuori dei focolai di guerra, cui facciamo cenno, tutto sia tranquillo, ma non è vero. Però nessuno ne parla.

In Bangladesh la polizia ha arrestato quasi 8mila sostenitori dell’opposizione dopo la grande protesta antigovernativa del 28 ottobre scorso. La stampa italiana ed i notiziari dei media hanno quasi totalmente ignorato questi fatti di violenza dittatoriale senza tenere conto nemmeno della nutrita presenza di bengalesi in Italia. Ma Civico20News il naso ce lo mette.

Nel giro di otto giorni la polizia del Bangladesh ha arrestato quasi 8mila sostenitori dei principali partiti di opposizione, tra cui il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP), che lo scorso 28 ottobre aveva organizzato nella capitale Dacca una manifestazione di protesta contro il governo dell’attuale prima ministra, Sheikh Hasina.

Le proteste con ampia partecipazione popolare erano sfociate in scontri violenti tra manifestanti e forze dell’ordine, e già nei primi giorni seguenti la polizia aveva arrestato il segretario del BNP, Mirza Fakhrul Islam Alamgir, e più di 2.100 tra membri e sostenitori dell’opposizione, accusati di essere coinvolti a vario titolo nelle violenze.

Secondo le ricostruzioni del Prothom Alo, il giornale più autorevole del paese, in totale le persone arrestate sarebbero almeno 7.835.

L’arresto di un numero così elevato di persone è considerato un tentativo del governo in carica di reprimere l’opposizione a pochi mesi dalle prossime elezioni parlamentari, previste il prossimo gennaio. La preoccupazione dell’opposizione è che non saranno elezioni libere.
Hasina governa il Bangladesh da 15 anni e sta mettendo in atto una repressione generalizzata del dissenso.

Il governo di Hasina ha garantito al Bangladesh una forte crescita economica a prezzo di una forte svalutazione della moneta. Il governo era già stato accusato di corruzione, di una serie di violazioni di diritti umani e civili, e di aver fatto arrestare decine di attivisti e membri dell’opposizione. È inoltre stato accusato di brogli elettorali nelle ultime elezioni, quelle del 2018, stravinte proprio dal partito di Hasina.

Infatti, già  domenica  28 0tt0bre 2023, in Bangladesh, dopo un giorno di estese proteste contro il governo, la polizia ha arrestato il leader dell’opposizione Mirza Fakhrul Islam Alamgir, segretario del Partito nazionalista del Bangladesh (BNP), e decine di altri membri dello stesso partito.

Alamgir e gli altri sono accusati di essere coinvolti a vario titolo in alcuni episodi di violenza compiuti durante le proteste, ma il loro arresto è considerato un tentativo del governo di Hasina per reprimere l’opposizione, a pochi mesi dalle prossime elezioni.

Alle proteste, concentrate soprattutto nella capitale Dacca, hanno partecipato oltre 100mila persone, che chiedevano le dimissioni dell’attuale prima ministra, Sheikh Hasina, e l’organizzazione di elezioni anticipate.

Nel giro di poche ore le proteste sono sfociate in scontri violenti tra manifestanti e polizia: sono stati incendiati alcuni veicolo e la polizia ha disperso i manifestanti con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Almeno due persone sono morte, un poliziotto e un manifestante, e decine di altre sono state ferite.

L’arresto di Alamgir, che ha 75 anni, e quello degli altri membri del partito ha portato a un nuovo livello di intensità lo scontro tra il BNP e il partito di Hasina, la Lega Awami, che governa il Bangladesh da 15 anni e che, secondo l’opposizione, sta mettendo in atto una repressione generalizzata del dissenso.

Nei giorni precedenti erano stati arrestati molti altri sostenitori dell’opposizione, anche se non si sa di preciso quanti. Secondo il BNP nell’ultima settimana sarebbero stati arrestati oltre 3mila sostenitori del partito, mentre secondo la polizia di Dacca sarebbero meno di 1.500.

Non è chiaro di cosa siano accusati esattamente Alamgir e gli altri membri del partito. Un’ipotesi è che le accuse riguardino l’omicidio di un poliziotto morto durante gli scontri, un’altra l’assalto all’abitazione di un importante membro della magistratura, sempre durante le proteste.

Alamgir è il leader del BNP. L’ex prima ministra e precedente guida del partito, Khaleda Zia, è stata arrestata e condannata a 17 anni con l’accusa di essersi appropriata di fondi destinati alla costruzione di un orfanotrofio nel 2018, ma secondo i suoi sostenitori la condanna sarebbe dovuta a ragioni politiche.

Al momento i nostri politici tacciono e forse non hanno ancora ben letto o compreso le conseguenze immediate. Nel corso delle ingenti ondate di clandestini recentemente sbarcati in Italia, pare emerga una significativa presenza di bengalesi.

Attendiamo notizie ed eventuali prese di posizione, considerati i rischi incombenti, e non solo di assistere a gesti buonisti nei confronti dei nuovi arrivati.

 

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Articolo pubblicato il 13/11/2023