Mazzini nell'interpretazione di Salvemini - Conferenza del prof. Mirco Carrattieri

Presso Convitto Nazionale Umberto I - Via Bligny 1 bis - Torino. Martedì 21 novembre 2023 - ore 18

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

Martedì 21 novembre 2023

 

alle ore 18 -  ingresso libero

 

presso il

 Convitto Nazionale Umberto I

Via Bligny 1 bis Torino

 

CONFERENZA   di

Mirco Carrattieri -  Storico, Liberation Route Europe

 

Mazzini nell’interpretazione di Salvemini

 

Gaetano Salvemini – storico e politico di cui ricorrono quest’anno i centocinquant’anni dalla nascita – è stato lettore acuto e interprete critico del pensiero di Mazzini. A spingerlo allo studio del grande Genovese è stata la riflessione sulla crisi del giovane Stato italiano tra fine ‘800 e primo’900. Una crisi che nasceva, secondo Salvemini, dalle fragilità del movimento democratico risorgimentale, in particolare da alcune ambiguità presenti nel pensiero del suo fondatore, Giuseppe Mazzini.

Su questi temi ci fornirà alcune preziose chiavi di lettura Mirco Carrettieri, studioso che si è occupato di recente della fortuna e dei diversi usi politici della figura di Mazzini nel corso del Novecento. 

 

Mirco Carrattieri è dottore di ricerca in Storia contemporanea e collabora con l'Università di Modena e Reggio Emilia. È stato presidente di Istoreco Reggio Emilia dal 2009 al 2015, direttore del Museo della Repubblica di Montefiorino e della Resistenza italiana dal 2016 al 2019, direttore generale dellIstituto Nazionale Ferruccio Parri dal 2018 al 2021. Attualmente Coordina il Comitato scientifico di Liberation Route Italia.

 

                                                                                                                                                                

La prof. sa Cristina Vernizzi - Presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana-Sezione di Torino-Piemonte e componente del Centro Internazionale Studi Risorgimentali Garibaldini di Marsala - organizzatrice e coordinatrice della Conferenza in oggetto, ci anticipa propedeuticamente l’articolo che segue.   Buona lettura e riflessione.

 

 

 

                                             SALVEMINI e MAZZINI

 

L’interesse di Salvemini per il grande esule, data dalla fine del 1898, allorché avvicinatosi allo studio di storia del Risorgimento, venne colpito dalla figura di Mazzini. Dopo qualche anno, ne scrisse la biografia Mazzini,  che aggiornò in più riprese fino al 1925. Costretto da quell’anno  ad espatriare  in America, rifiutando il regime fascista, resterà fedele ai principi mazziniani e fonderà nel 1939, con altri emigrati  italiani,  l’associazione “ Mazzini Society”, tuttora attiva.

Torniamo alla lezione che egli fece  agli studenti di  Firenze il 13 maggio del 1910. Sono espressioni significative della sua condivisione delle idee del Ligure:

“Allora, come adesso, le idee di solidarietà sociale e internazionale, messe a base della vita, corrispondevano ai bisogni di molti spiriti. Fra gli uomini del secolo XIX , nessuno colle parole e cogli atti, ha affermato questi principi più sinceramente, più fortemente di lui. “Era egli stesso-diceva Nietzsche-il tragico personaggio che accetta le più dure sofferenze per compiere l’atto ideale.” La sua influenza è stata e resta profonda, sebbene sia difficile il precisarla”.

Il suo, come era la predicazione del patriota, non fu solo pensiero, ma anche azione. Quando in Europa si scatenarono le guerre, da quella di Libia alla grande Guerra, non ebbe esitazione. Gli riappariva la visione mazziniana dello sgretolamento degli Imperi e della nascita di nazioni libere e sorelle. Quindi Salvemini interpretò la Prima Guerra Mondiale come la conclusione della unificazione nazionale, e vi partecipò con convinzione. La nascita del Fascismo lo vide fermo nella difesa dei principi mazziniani di libertà e giustizia che guidarono gli uomini della Resistenza. Scelse di lasciare l’insegnamento all’Università e, come dicevamo, l’esilio.

Ma la sua ammirazione per il patriota, non fu scevra di critiche. Con una disamina serrata sugli ultimi anni di Mazzini, giunse a definirlo “Un Prete”. Argomentava infatti che quando la sua missione si poteva dire conclusa, quando  l’unità dell’Italia era stata raggiunta, ora gli restava da compiere la coscienza sociale degli italiani.  Ma a questo punto, appariva chiuso nel dogmatismo delle convinzioni ideologiche, contrario ai nascenti movimenti dei lavoratori, lui che pure aveva elaborato gran parte di socialismo.

Di fatto, come gli storici di Salvemini hanno sottolineato, il suo fu un ondeggiare di giudizi ora positivi ora negativi, ma resta la constatazione   che  per circa un sessantennio , lo storico e  politico antifascista studiò ed ebbe a che fare con Mazzini . Benché ai limiti della propria vita, ancora sollecitava Alessandro Galante Garrone, che gli avrebbe dedicato un libro su questo argomento,   a scrivere una biografia mazziniana completa degli inediti che lui stesso aveva raccolto.

Non smentì mai quanto aveva detto in una lontana lezione agli studenti di Firenze:

 “Il vero aiuto, che Mazzini può e deve darci, è di altro genere: riguarda non il campo delle nostre costruzioni intellettuali, ma quello della nostra pratica morale; aiuto che può esserci dato dagli uomini di grande carattere, come Mazzini.

Avvicinandoci a queste grandi anime, che non chiesero mai nulla per sé, e tutte sé stesse dettero agli altri, noi - se non siamo indegni di accogliere la lezione delle loro opere,-noi ci sentiamo subito esaltati al di là di ogni nostra consueta capacità individuale … Ecco perché Mazzini è sempre vivo. Ed è sempre capace di operare intorno a noi, e - se ne siamo degni - sopra di noi.”

 

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Articolo pubblicato il 18/11/2023