L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: i risvolti taciuti della guerra

A Gaza il 67% delle vittime sono donne e bambini: l’UNICEF chiede provvedimenti umanitari immediati

Le notizie del conflitto sulla striscia di Gaza si diffondono e susseguono con una rapidità impressionante. Dalla distruzione del Parlamento, ai commando militari negli ospedali per scovare eventuali covi dei terroristi di Hamas, sino alla funerea citazione dei numeri dei morti  a seguito di ogni impresa militare.

Ormai notizia scaccia notizia e interviene come sempre l’assuefazione. E’ un conflitto che dura da 75 anni, ma le cui origini vanno indietro di almeno altri 30 anni. La vulgata ripete  «è tutta colpa dei nazi-ebrei» oppure «è tutta colpa dei terroristi palestinesi». Posizioni che peraltro vengono alimentate dalla propaganda delle rispettivi parti in lotta.

Siamo terrorizzati dalla visione dei messaggi deliranti contenuti nei poster innalzati nel corso delle manifestazioni organizzate a Londra ed in altre capitali,  a favore e sostegno del terrorismo palestinese, ma, con la medesima apprensione e sdegno  ci preoccupiamo e denunciamo il triste destino riservato ai bambini, vittime incolpevoli della crudeltà umana.

I bambini non sono soggetti politici o nemici formalmente da abbattere, terroristi da sbattere in prima pagina, ma sono poveri, indifesi e  muoiono in modo impressionante.

Per soffermarci alle ultime notizia più eclatanti,  due scuole sono state attaccate negli ultimi giorni nella Striscia di Gaza. Secondo quel che apprendiamo, almeno 35 persone, compresi bambini, sono morte. “I bambini che cercano sicurezza nelle scuole e in altri luoghi devono ricevere la protezione di cui hanno urgente bisogno”. Così in una nota l’UNICEF,  “a nome di tutti i bambini coinvolti in questo incubo”, ha chiesto un “immediato cessate il fuoco umanitario”.

“Abbiamo bisogno di un accesso umanitario illimitato, del rilascio immediato e sicuro di tutti i bambini rapiti e della protezione di tutti i bambini”, si legge in una nota dell’UNICEF. “I bambini di Israele e dello Stato della Palestina intrappolati in questo incubo hanno bisogno che tutti noi mettiamo la loro incolumità e sicurezza in primo piano”.
Lo stesso fondo delle Nazioni Unite ha diffuso nei giorni scorsi una serie di dati del Ministero della Sanità, dai quali emerge che alla data del 3 novembre scorso, 2326 donne e 3760 bambini sono stati uccisi nella Striscia di Gaza, pari al 67% di tutte le vittime, mentre altre migliaia sono state ferite. Ciò significa che ogni giorno vengono uccisi o feriti 420 bambini, alcuni dei quali di pochi mesi.

Le donne, i bambini e i neonati di Gaza stanno sopportando in modo sproporzionato il peso dell’escalation delle ostilità nei territori palestinesi occupati, sia in termini di vittime sia di ridotto accesso ai servizi sanitari, avverte lUNICEF, insieme a UNRWAUNFPA e OMS.
I bombardamenti, le strutture sanitarie danneggiate o non funzionanti, i massicci livelli di sfollamento, il collasso delle forniture di acqua ed elettricità e il limitato accesso a cibo e medicinali stanno mettendo in grave crisi i servizi di salute materna, neonatale e infantile.

Si stima che a Gaza ci siano 50.000 donne in gravidanza, con più di 180 parti al giorno. Il 15% di loro rischia di avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto e di aver bisogno di ulteriori cure mediche.

Queste donne non possono accedere ai servizi ostetrici di emergenza di cui hanno bisogno per partorire in sicurezza e prendersi cura dei loro neonati. Con 14 ospedali e 45 centri di assistenza sanitaria primaria chiusi, alcune donne sono costrette a partorire nei rifugi, nelle loro case, nelle strade in mezzo alle macerie o in strutture sanitarie sovraccariche, dove le condizioni igieniche stanno peggiorando e il rischio di infezioni e complicazioni mediche è in aumento.

Anche le strutture sanitarie sono sotto tiro: il 1° novembre è stato bombardato l’ospedale Al Hilo, un ospedale materno cruciale.
Si prevede che le morti materne aumenteranno, data la mancanza di accesso a cure adeguate. Il bilancio psicologico delle ostilità ha anche conseguenze dirette – e talvolta mortali – sulla salute riproduttiva, tra cui un aumento degli aborti indotti dallo stress, dei nati morti e dei parti prematuri.

Prima dell’escalation, la malnutrizione era già elevata tra le donne in gravidanza, con conseguenze sulla sopravvivenza e sullo sviluppo infantile. Con il peggioramento dell’accesso al cibo e all’acqua, le madri faticano a nutrire e a prendersi cura delle loro famiglie, aumentando il rischio di malnutrizione, malattie e morte.
Anche la vita dei neonati è appesa a un filo. Se gli ospedali finiranno il carburante, la vita di circa 130 bambini prematuri che si affidano ai servizi di cura neonatale e intensiva sarà minacciata, poiché le incubatrici e altre attrezzature mediche non funzioneranno più.

E’ impressionante apprendere nei particolari di come non si cerca di difendere l’infanzia.
Più della metà della popolazione di Gaza ora si rifugia in strutture dell’UNRWA in condizioni terribili, con acqua e cibo inadeguati, che causano fame e malnutrizione, disidratazione e diffusione di malattie trasmesse dall’acqua.

Secondo le prime valutazioni dell’UNRWA, 4600 donne in gravidanza sfollate e circa 380 neonati che vivono in queste strutture hanno bisogno di cure mediche. Sono già stati segnalati oltre 22.500 casi di infezioni respiratorie acute, oltre a 12.000 casi di diarrea, che sono particolarmente preoccupanti dati gli alti tassi di malnutrizione.
Nonostante la mancanza di un accesso sicuro e duraturo, le Agenzie delle Nazioni Unite hanno inviato a Gaza medicinali e attrezzature salvavita, tra cui forniture per i neonati e per la salute delle donne.

Ma c’è bisogno di molto di più per soddisfare le immense necessità dei civili, tra cui donne in gravidanza, bambini e neonati. Le agenzie umanitarie hanno urgentemente bisogno di un accesso continuo e sicuro per portare a Gaza più medicinali, cibo, acqua e carburante. Dal 7 ottobre non arriva più carburante nella Striscia di Gaza.

Le agenzie umanitarie devono ricevere immediatamente il carburante per poter continuare a sostenere ospedali, impianti idrici e panifici.

L’Europa che bada alle alleanze nominali, è sorda dinanzi a quest’eccidio.
È necessaria una immediata pausa umanitaria per alleviare le sofferenze ed evitare che una situazione disperata diventi catastrofica.

Tutte le parti in conflitto devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario di proteggere i civili e le infrastrutture civili, compresa l’assistenza sanitaria.

Tutti i civili, compresi gli ostaggi attualmente detenuti a Gaza, hanno diritto all’assistenza sanitaria. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati senza ritardi o condizioni.

Parole al vento, purtroppo. Quando i grandi della Terra, finite l loro strategie che partono dai Balcani per terminare, al momento in Israele,  diranno basta alle stragi?

La Cina in modo non di certo disinteressato, dovrebbe scendere in campo con il placet degli Usa. Dal cinico calcolo di sopravvivenza di un presidente decrepito che tenta la rielezione, potranno arrivare azioni positive e determinanti a favore della fine dei conflitti che attanagliano l’Europa?

Rimaniamo in attesa.

 

  Civico20News

Francesco Rossa

    Editorialista

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Articolo pubblicato il 19/11/2023