Di Alessandro Mella
Tra Ottocento e Novecento furono innumerevoli quegli uomini che, prendendo parte alla vita della società civile, espressero se stessi ai massimi livelli contribuendo a lasciare un retaggio importante al nostro paese.
Uno dei più curiosi fu senz’altro Vico Mantegazza, giornalista, scrittore, imprenditore, militare ed avventuriero. Quasi un corrispondente di guerra ante litteram, esperto di mondi all’epoca ritenuti lontani. Penna che lasciò moltissimi volumi assai preziosi per gli storici. Il solo elenco delle sue pubblicazioni lascia esterrefatti per il valore e l’importanza dei titoli. Gli innumerevoli viaggi che, come giornalista, compì all’estero furono occasioni anche per incarichi commerciali ma soprattutto per dar luce a volumi esplicativi frutto di tali esperienze. Le quali, del resto, concorsero a farne un esperto di geopolitico ed un lungimirante studioso della politica estera.
Egli nacque nella Milano succube del giogo austriaco il 22 gennaio del 1856 figlio di Carlo e di Giulia Della Croce. (1)
Crebbe a cavallo del Risorgimento e dopo gli studi si avvicinò al giornalismo iniziando con la prima esperienza tra le pagine de “Il Fanfulla” fin dal 1879. (2)
Andò quindi, come inviato, nei Balcani a documentare la guerra tra Rumelia e Bulgaria salvo poi, per conto dell’Illustrazione Italiana e del Corriere della Sera, spostarsi in Africa per raccontare le guerre coloniali che videro la fine della stagione politica di Crispi. Qui non mancò di parlare del difficile rapporto tra le truppe nazionali e quelle indigene.
Nel 1896, volendo raccontare agli italiani la patria della loro futura regina, si recò nel Montenegro per visitarlo in occasione del matrimonio tra Vittorio Emanuele di Savoia (allora principe di Napoli poi re Vittorio Emanuele III) e la principessa Elena.
Fu commissario per il governo italiano all’Esposizione di Parigi del 1900 e nel 1906 rappresentante della Bulgaria al tempo di quella Universale di Milano.
In quell’occasione il re del Portogallo, molto soddisfatto per l’esposizione oceanografica, volle gratificare il comitato organizzatore con diversi ordini cavallereschi della sua casa. A Vico Mantegazza fu conferita la commenda del Real Ordine di Nostra Signora di Vila Vicosa. (3) Tale concessione ha condotto all’inserimento della genealogia del Mantegazza nell’Annuario della Nobiltà Italiana in quanto oggi ritenuta, con il gran magistero di dom Pedro capo della Real Casa del Portogallo, nobilitante. (4)
Ma molte furono le onorificenze che gli furono conferite: Grand'Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Medaglia commemorativa delle campagne d'Africa, Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine nazionale al merito civile (Bulgaria), Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Sava (Serbia), Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Principe Danilo I (Regno del Montenegro) e Commendatore dell'Ordine della Legion d'onore (Francia).
Negli anni successivi proseguì con i suoi molti viaggi approfondendo particolarmente le questioni balcaniche ed africane di cui divenne un brillante conoscitore ed un attento analista.
Particolarmente interessanti furono i viaggi negli Stati Uniti del 1910, quando incontrò Theodore Roosevelt allora presidente alla Casa Bianca, e quello del 1913 in Romania quando fu ricevuto da re Carol I.
Nel 1911 fu concorde con il governo Giolitti circa la guerra contro l’impero Turco per la sovranità sulla Cirenaica e specialmente sulla Tripolitania:
Sull'opportunità dell'occupazione mi pare oggi inutile insistere, data l'unanimità della stampa italiana, unanimità rotta solo da qualche isolata protesta socialista, che mi pare assomigli parecchio alle proteste «pro forma» che ha sempre fatto la Sublime Porta anche quando si rassegna ai fatti compiuti.
L'occupazione di Tripoli, nell'attuale situazione internazionale, non rappresenta, come scioccamente è stato detto da taluno, un sogno, una impresa miracolosa; è necessaria per conservare la modesta posizione che abbiamo.
Il non andarvi ci farebbe indietreggiare immediatamente; avrebbe per noi le stesse terribili conseguenze di una grande sconfitta e di una guerra perduta.
Dal punto di vista politico, mi basti ricordare che tra poco scade il trattato della triplice alleanza e che in massima la rinnovazione è già decisa.
Con Tripoli in mano sarà ben diversa la nostra posizione, quando si apriranno le trattative per tale rinnovazione, Se non vi andiamo, ci presenteremo a discutere come un popolo vinto che tenda le mani costretto ad accettare senza discutere né protestare quel poco che i forti possono dargli…e non dargli. (5)
Fu lui a dare per primo, sul Corriere della Sera, la notizia dell’attentato a Francesco Ferdinando d’Austria a Sarajevo l’anno successivo. Si interessò a fondo al conflitto che venne tanto da dedicargli la corposa opera “Storia della guerra mondiale” che gli procurò l’approvazione di Cadorna, Luzzati, Boselli ed altri.
Del resto, quello sconvolgimento egli, nel 1912, l’aveva previsto in base alla sua conoscenza delle realtà e delle potenze europee:
E il 5 aprile Vico Mantegazza profetizzava la guerra tra l’Inghilterra e la Germania «per la supremazia dei commerci nei mari lontani e vicini». (6)
Fu prolifico giornalista ancora per tutti gli anni Venti poi la sua visione della geopolitica si fece stridente con i tempi tanto più che, uomo libero, non si prostrò al nascente regime fascista. Cui fu, probabilmente, sempre assai inviso.
L’elenco delle sue opere, comunque, è impressionante: Due mesi in Bulgaria - ottobre, novembre 1886: note di un testimonio oculare, Milano, 1887; Da Massaua a Saati: narrazione della spedizione italiana del 1888 in Abissinia, Milano, 1888; Gli Italiani in Africa, Firenze, 1896; L'assedio di Macallé, Firenze, 1896; La guerra in Africa, Firenze, 1896; Al Montenegro. Un Paese senza Parlamento. Note ed impressioni (agosto-settembre 1896), Roma, 1896; L'Esposizione di Parigi nel 1900, Roma 1899; Macedonia, Milano 1903; Il Marocco e l'Europa sul tema della conferenza di Algeciras, Milano 1906; L'altra sponda: Italia ed Austria nell'Adriatico, Milano 1906; La Bulgaria contemporanea: il risveglio di una nazionalità, Milano 1906; Il Benadir, Milano, 1908; Il porto di Antivari, la ferrovia Antivari-Vir, il lago di Scutari, Milano, 1910; Agli Stati Uniti: il pericolo americano, 1910; Ordinamento delle rappresentanze diplomatiche e consolari per il migliore esercizio delle loro funzioni di tutela, Roma 1911; Note e ricordi, Milano 1911; L'Albania, Roma, 1912; Apologie inopportune, Roma 1912; La guerra balcanica, Roma 1912; L'Egeo: conferenza di Vico Mantegazza, Milano 1912; La grande Bulgaria, Milano, 1913; La guerra balcanica, Milano 1914; Il Mediterraneo e il suo equilibrio, Milano, 1914; Il porto di Antivari: iniziative italiane al Montenegro, Milano, 1916; Gli Stati Uniti alla difesa dell'Europa, Roma, 1919; Il governo e l'amministrazione dei piccoli comuni, Roma 1919; Storia della guerra mondiale, Milano, 1919; L'Italia poco conosciuta: l'isola d'Elba, Milano 1920; Eraclea: italiani in Oriente, Milano, 1922; Sulle vie dell'Oriente, Milano, 1924 e Attraverso il Molise, Milano, 1924.
Affaticato, forse un po’ deluso dai tempi, dopo una vita piena di viaggi, avventure, pericoli, lavoro e passione finì per spegnersi il 28 ottobre 1934 nel giorno in cui il regime, che notoriamente non amava, festeggiava se stesso.
Se ne andò verso una nuova grande avventura, un viaggio che, purtroppo, non avrebbe potuto raccontare ai suoi innumerevoli lettori:
La morte di Vico Mantegazza. Milano, 29 notte. È deceduto, all'età di 78 anni, il noto scrittore e giornalista Vico Mantegazza. Era nato a Milano il 22 gennaio 1856.
La sua carriera giornalistica, iniziata sul Fanfulla, ove scrisse di letteratura e di politica, prosegui poi con la direzione dell’Italia di Milano e della Nazione di Firenze. Fu collaboratore di riviste e giornali e, resosi particolarmente competente sulle maggiori questioni del Balcani, su tale argomento pubblicò numerosi volumi.
Pubblicò pure apprezzati libri sui problemi relativi all'Africa settentrionale e orientale. Era autore di una Storia della guerra mondiale e, in questi ultimi tempi, stava per portare a compimento il nuovo volume: «Ai margini della storia». (7)
Oggi pochi ricordano questa firma straordinaria; eppure, egli fu un vero precursore, un pioniere del giornalismo. Il padre dei grandi inviati che si fecero popolari nel Novecento ma che lui anticipò di molto con il suo talento virtuoso ed uno spirito davvero intrepido. Quasi fosse uscito, anche lui, dalle pagine di un romanzo del contemporaneo Salgari.
Alessandro Mella
NOTE
1) L’Illustrazione Italiana, 44, Anno LXI, 4 novembre 1934, p. 719.
2) Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Angelo De Gubernatis, Forzani e C. Tipografi del Senato, Roma, 1895, p. 567.
3) Il Corriere della Sera, 3 agosto 1906, p. 4.
4) Annuario della Nobiltà Italiana, Edizione XXIII, Tomo II, Andrea Borella a cura di, Teglio, 2020.
5) La Stampa, 255, Anno XLV, 14 settembre 1911, p. 1.
6) Gazzetta d’Alba, 38, Anno XXXVI, 22 settembre 1917, p. 2.
7) La Stampa, 257, Anno LXVIII, 30 ottobre 1934, p. 4.
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Articolo pubblicato il 04/12/2023