Un paese in letargo sui grandi temi

L'opinione di Luigi Cabrino

Se il nostro paese ha dimostrato in più occasioni di sapere dimostrare una certa capacità di reagire a situazioni svantaggiose, di essere “resiliente” come si usa dire in questi anni, l’analisi del Censis mostra come questa grande capacità di reazione di fronte alle crisi immediate non diventi capacità di affrontare dinamiche più complesse che magari non danno effetti nell’immediato ma che nell’arco di alcuni anni o decenni rischiano di essere letteralmente esplosive.

 

Quasi un paese addormentato e rassegnato, specialmente nelle fasce più giovani, su grandi temi, come ad esempio l’inverno demografico che stiamo vivendo.

 

“Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti sembrano rimossi dall’agenda collettiva del Paese, o sono comunque sottovalutati. Benché il loro impatto sarà dirompente per la tenuta del sistema, l’insipienza di fronte ai cupi presagi si traduce in una colpevole irresolutezza. La società italiana sembra affetta da sonnambulismo, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali dagli esiti funesti”.

 

Lo rileva il Censis nel 57° Rapporto sulla situazione sociale del Paese. “Nel 2050 – dice il dossier – l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti (come se le due più grandi città, Roma e Milano insieme, scomparissero). La flessione demografica sarà il risultato di una diminuzione di 9,1 milioni di persone con meno di 65 anni (in particolare, -3,7 milioni con meno di 35 anni) e di un contestuale aumento di 4,6 milioni di persone con 65 anni e oltre (in particolare, +1,6 milioni con 85 anni e oltre). Si stimano quasi 8 milioni di persone in età attiva in meno nel 2050: una scarsità di lavoratori che avrà un impatto inevitabile sul sistema produttivo e sulla nostra capacità di generare valore”.

 

Ma il sonnambulismo non è imputabile solo alle classi dirigenti: è un fenomeno diffuso nella ‘maggioranza silenziosa’ degli italiani. Resi più fragili dal disarmo identitario e politico, al punto che il 56,0% (il 61,4% tra i giovani) è convinto di contare poco nella società. Feriti da un profondo senso di impotenza, se il 60,8% (il 65,3% tra i giovani) prova una grande insicurezza a causa dei tanti rischi inattesi. Delusi dalla globalizzazione, che per il 69,3% ha portato all’Italia più danni che benefici. E rassegnati, se l’80,1% (l’84,1% tra i giovani) è convinto che l’Italia sia irrimediabilmente in declino”. 

 

“Per la descrizione della società italiana quest’anno usiamo una parola ‘i sonnambuli’. Il riferimento è ad alcuni fenomeni e economici e sociali largamente prevedibili e tuttavia rimossi dall’agenda collettiva del paese o comunque sottovalutati. La società italiana sembra quindi affetta da un sonnambulismo diffuso e priva della capacità di calcolo raziocinante che servirebbe invece per affrontare le sfide che ha dinanzi a sè. Sulla questione demografica dico che siamo seduti su una bomba pronta a esplodere.

 

In meno di 30 anni rischiano di veder scomparire l’equivalente di due città come Roma e Milano. Non crediamo che il sonnambulismo sia un fenomeno imputabile solo alle classi dirigenti ma anche alla maggioranza silenziosa della popolazione. La società italiana è investita da continue scosse emotive: se tutto è emergenza, niente lo è davvero”. Lo ribadisce il direttore generale CENSIS, Massimiliano Valerii durante la presentazione del rapporto annuale.

 

Al di là delle ricette che le classi dirigenti possono dare per la risoluzione di temi tanto complessi è urgente un risveglio delle coscienze da parte dei cittadini, ed in particolare dei giovani, per sapere affrontare situazioni epocali come quella dell’inverno demografico.

 

Luigi Cabrino

 

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Articolo pubblicato il 05/12/2023