Accadde oggi: dal 17 al 21/12/1973, dall’attentato di Fiumicino alla resa dei terroristi nel Kuwait

Un orrore dimenticato e una conclusione da dimenticare

A cinquant’anni di distanza da uno dei più sanguinosi attentati che hanno segnato la storia della Repubblica Italiana, molte di tutte le ambiguità che ancora avvolgono quell’evento sembra si siano date appuntamento.

Lo scenario geopolitico, oggi come allora, ruota intorno a un mar Mediterraneo a far da spartiacque tra la islamica costa maghrebina e gli infedeli europei, nemici di quel che fu l’impero Ottomano, e nel mezzo, lo Stato di Israele, odiato avamposto occidentale in terra palestinese.

1972. Antefatti: la guerra del Kippur e la strage di Monaco

Nell’ottobre del 1972 aveva avuto inizio e fine la guerra del Kippur, iniziata con un attacco a sorpresa dell’Egitto e della Siria ad Israele. Un conflitto che aveva fatto tremare le sorti del mondo, timoroso allora come oggi di un allargamento globale. Il cessate il fuoco fu imposto dalle Nazioni Unite con forti pressioni da USA e Urss. Le forze israeliane che avevano ribaltato le sorti della guerra, accerchiando la Terza Armata egiziana dentro al Sinai, furono richiamate, ma la pace non aveva placato gli animi dei vari contendenti.

Dalla guerra del Kippur infatti derivò la più grande crisi energetica mondiale, innescata dai paesi dell’Opec che tagliarono gli approvvigionamenti di petrolio, aumentandone il costo. Quel periodo di crisi che in Italia è ricordato con il termine austerity. Oggi, sia il teatro che gli attori sono sempre gli stessi e l’oro nero è di nuovo il protagonista, al centro di opportunità e di interessi.

Diapositive anni 70; un momento storico segnato da sanguinosi attentati terroristici pianificati da squadre di palestinesi, per lo più gestite dalla OLP, Al-Fatah, e altri gruppi disposti a immolarsi in cambio di gloria.

Il più eclatante e premonitore attentato fu quello messo a segno da “Settembre Nero” alle olimpiadi di Monaco di Baviera nel settembre del 1972, poco prima dell’attacco siriano ed egiziano ad Israele.

I terroristi, approfittando di una certa libertà d’azione, raggiunsero le camere degli atleti israeliani e dopo una serie di concitati eventi e trattative, ottennero un aereo sul quale caricare gli ostaggi e fuggire al Cairo. Un piano scombinato dal goffo intervento della polizia tedesca, quando sequestratori e ostaggi erano in vista dell’aereo. L’azione si concluse con la morte di 11 ostaggi israeliani, 5 terroristi e 1 poliziotto tedesco. Tre terroristi furono catturati, ma poi rilasciati dalle autorità tedesche in seguito al dirottamento di un volo Lufthansa da parte di un altro commando di terroristi palestinesi. Non sarà l’unica volta.

L’attentato avrebbe dovuto alzare l’allerta dell’intelligence di tutta Europa, Italia compresa. Invece, per misteriosi contatti mai scritti, intrapresi tra molti governi europei e la OLP, si sperava di aver raggiunto dei compromessi. Una pratica ancora in atto, una silenziosa sudditanza occidentale ben percepita dall’Islam estremista. Contro gli attentati c’è poco d’altro, se non negoziare.

In Italia molto è stato seppellito con il cosiddetto “lodo Moro”, un ipotetico accordo segreto, di comune convenienza, tra lo Stato italiano e l’OLP, ma che non includeva Abu Nidal, acerrimo nemico di Arafat, e altri gruppi secondari. Per questo, l’attentato di Fiumicino, sebbene annunciato da altri di minore entità, non fu previsto come si sarebbe potuto e dovuto fare.

L’evento a Fiumicino

Alle ore 12:51 del 17 dicembre 1973, 5 terroristi palestinesi giunti in volo dalla Spagna fecero irruzione nel terminal dell’aeroporto di Fiumicino sparando nel mucchio, uccidendo 2 persone e lasciando  a terra decine di feriti, prima di raggiungere l’area di stazionamento degli aerei, dove presero di mira un Boeing 707 della Pan Am diretto a Beirut e Teheran, gettando dentro due bombe al fosforo e due granate, uccidendo 30 passeggeri, tra cui 4 italiani e poi, un giovane, coraggioso finanziere che tentava di fermarli.

L’attacco fulmineo, il numero di agenti antisabotaggio, irrisorio per controllare l’area dello scalo e infine, la struttura dell’aeroporto stesso, concepita quando eventi di questo genere erano del tutto imprevedibili, facilitarono l’azione del commando palestinese.

La fuga dal Mediterraneo al Kuwait

Compiuto il massacro i terroristi presero possesso di un Boeing 737 della Lufthansa, spingendo dentro alcuni ostaggi, tra cui 6 agenti della dogana di Fiumicino, obbligando l’equipaggio a decollare in direzione di Atene, dove uccisero un ostaggio italiano, chiedendo la liberazione di due terroristi palestinesi rinchiusi nelle carceri greche, i quali, a sorpresa, rifiutarono la proposta.

Dopo lunghe trattative il Boeing fu fatto ripartire in direzione di Beirut, dove le autorità non permisero l’atterraggio, stessa cosa a Cipro e dopo il suo pellegrinare sul mar Ionio, il velivolo fu fatto atterrare a Damasco, ma solo per rifornirsi.

Dopo una lunga sosta all’aeroporto di Damasco l’aereo fu fatto decollare alla volta del Kuwait dove giunse nella notte del 19 dicembre, spegnendo finalmente i motori.

Gli ostaggi furono liberati il giorno successivo, dopo una negoziazione dei terroristi che, impegnati in una fuga di breve durata, vennero tutti catturati, mettendo fine a giorni di rocambolesco pellegrinare degli ostaggi e dei loro sequestratori.

Una vicenda dai risvolti complicati. I terroristi non li voleva processare nessuno, il Kuwait voleva consegnarli all’OLP, gli USA si opposero, ma l’Italia non fece pressione poiché non esisteva un trattato di estradizione col Kuwait. In realtà, i terroristi palestinesi, nelle carceri europee erano una presenza scomoda ovunque. 

Crimini impuniti e  ragion di Stato

Decisioni umilianti, dettate da sottomesse “ragion di Stato”, tendenti a non portarsi in casa possibili scuse per nuovi attentati. Per onor di cronaca i terroristi vennero infine processati al Cairo dalla OLP, per una “operazione non autorizzata”. Il 24 novembre 1974 un aereo inglese venne dirottato in Tunisia, la richiesta era la scarcerazione dei 5 terroristi, dei quali poi si perse traccia, con la complicità di chissà quale paese arabo. Tecnica già sperimentata per i tre attentatori della strage di Monaco.

Cinquant’anni fa, in questi giorni si consumava la tragedia di Fiumicino e i criminali palestinesi la fecero franca. La guerra del Kippur era finita da poco. Oggi, tragiche storie di ostaggi nelle mani di Hamas e di civili trucidati e sacrificati da entrambe le parti, si consumano nella striscia di Gaza.

Cambiano i nomi degli estremisti palestinesi e dei leader israeliani, ma dalle parti della Terrasanta la tensione è sempre la stessa. Il mondo è nuovamente alle prese col timore di un allargamento del conflitto. Onu, Usa e Russia stanno facendo pressioni per il cessate il fuoco. Niente di nuovo sotto il sole del Medioriente, né sulla silenziosa paura di un’Europa ancora più esposta, minacciata e insicura.

 

 

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Articolo pubblicato il 18/12/2023