Accadde oggi a Parigi: 7 gennaio 2015, l’attentato alla sede di Charlie Hebdo

Il primo di una sanguinosa sequenza che tra il 2015 e il 2016 avrebbe colpito la Francia e allarmato l’Europa. Nuovi timori per il conflitto in Medioriente

7-9 gennaio: l’attentato di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo, la fuga e l’epilogo.

L’antefatto e il pretesto risale a ripetute manifestazioni avvenute soprattutto in Svezia, dove il Corano era stato dato alle fiamme. L’Europa avrebbe pagato pegno. Alle 11:30 del 7 gennaio 2015 due terroristi mascherati e armati di Kalashnikov, dichiarandosi appartenenti ad Al Quaeda, facevano irruzione nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, nel centro di Parigi, a pochi isolati da piazza della Bastiglia, aprendo il fuoco nella redazione gridando Allahu Akbar, uccidendo 12 persone tra giornalisti, vignettisti e personale di sicurezza, compreso il direttore e disegnatore del giornale Stèphane Charbonnier, seminando il panico e lasciando a terra altri 11 feriti, prima di fuggire su una Citroen C 3 nera sottratta a una donna, ma senza ucciderla.

I due jihadisti, individuati poi nei fratelli Said e Cherif Kouachi di origine franco-algerina, si davano alla fuga, scatenando una rocambolesca caccia all’uomo che si concludeva il 9 gennaio in una tipografia di un piccolo villaggio del dipartimento della Senna, dove i due fratelli, che si erano barricati, dopo una serie di trattative, venivano uccisi nel corso dell’irruzione operata da GIGN, i reparti di élite della Gendarmeria nazionale, specializzati in operazioni antiterrorismo.

8-9 gennaio: l’attentato a Montorgue e la conclusione nel supermercato Hypercacher

Si trattava di un epilogo preceduto dall’azione solitaria di un altro terrorista di origini maliane, Amedy Coulibaly, che nella mattina dell’8 gennaio 2015, nella città di Montorgue, a sud di Parigi, dapprima apriva il fuoco contro una pattuglia della Gendarmerie uccidendo una poliziotta e ferendo un altro agente, quindi si dava alla fuga per barricarsi volontariamente in un supermercato il giorno seguente, dove prendeva in ostaggio 17 persone, uccidendone tre di origine ebraica, chiedendo poi la liberazione dei fatelli Kouachi, responsabili dell’attacco a Charlie Hebdo, che nel frattempo erano asserragliati nella tipografia prossima al villaggio di Dammartin en Goele.

Anche questo terrorista fu ucciso dagli agenti delle forze speciali, durante una sanguinosa sparatoria che costava la vita a un altro ostaggio e contava quattro feriti gravi, tra cui due agenti.

L’attentato contro Charlie Hebdo è stato interpretato come un pretesto per scatenare un terrorismo latente, giustificato anche dalla satira dissacrante del giornale verso la religione musulmana e la figura del Profeta Maometto. Per onor di cronaca, occorre ricordare che la testata non risparmiava il sarcasmo verso i rappresentanti della fede cattolica e naturalmente a politici, per lo più di destra.

L’azione di Amedy Coulibaly, consumata nel supermercato, non ebbe minor impatto, soprattutto per le sue dichiarate intenzioni antisemite, un argomento ancor più di attualità, in questo tempo di sanguinario, ennesimo conflitto in Medioriente, ma con reazioni diverse nell’opinione pubblica europea.

Dopo gli attacchi terroristici iniziati il 7 gennaio 2015, le plurime indagini portarono alla scoperta di una fitta rete di fiancheggiatori, effettuando numerosi arresti. Nonostante ciò, gli inquirenti giunsero alla conclusione che i due attentati non erano stati programmati con precisione temporale, ma uno era originato dall’altro.

Malgrado la solidarietà tributata alla Francia e lo sdegno suscitato in tutto il mondo, le due sanguinose azioni jihadiste lasciarono l’Europa impaurita e consapevole della propria vulnerabilità di fronte alla impennata del terrorismo islamico che in quel 2015 metterà a segno altri attacchi, seppur di minor entità, in varie regioni del Nord Europa. 

2015-2016: anni neri del terrorismo in Francia dopo Charlie Hebdo.

In quel periodo, in tutta Europa e soprattutto in Francia il livello di allarme era altissimo. Il 13 novembre 2015 infatti, sarà il giorno dell’attentato multiplo effettuato a Parigi da una dozzina di terroristi, il più cruento dalla fine della II guerra Mondiale. Un commando attaccava il teatro Bataclan, dove furono uccise 90 persone, tre attentatori si facevano esplodere allo Stade de France e altri tre aprivano il fuoco su bar e ristoranti parigini, procurando in totale 130 vittime e oltre 400 feriti. 

La sera del 14 luglio 2016, festa nazionale francese, fu la volta della strage di Nizza, consumata sulla Promenade des Anglais dal tunisino Mohamed Lahouaej Bouhlel che alla guida di un camion, si gettava sui turisti a passeggio, provocando 82 morti, di cui sei italiani, e 302 feriti, prima di essere abbattuto a colpi di pistola da agenti e ufficiali della gendarmeria.

Una sequenza di attentati portati a termine da una nuova sigla del terrore che avrebbe aperto una nuova pagina tra le file dell’estremismo islamico: l’Isis, che osannava l’attentatore di Nizza come “soldato dello Stato islamico”.

2023-2024: l’Europa del compromesso

Sono passati nove anni da quei tragici eventi che sembrano ricordi sfumati nella memoria. Oggi l’Europa si riscopre ancora più fragile e vulnerabile obiettivo per qualche prossimo, funesto evento, da parte di un integralismo islamico a cui basta poco per ottenere rispetto. Infatti, molto è cambiato nel frattempo, anche se in Svezia, il 3 settembre 2023 un attivista svedese ha nuovamente bruciato un Corano.

Nel 2015, dopo gli attentati di Parigi, l’11 gennaio 2015 2 milioni di persone sfilavano lungo les Champs Élysées sventolando il leggendario cartello nero con su scritto: JE SUIS CHARLIE. Oggi, dopo l’aggressione dei militanti di Hamas e la violenta reazione israeliana, nelle piazze della vecchia Europa sventolano le bandiere palestinesi e si bruciano quelle con la stella di Davide.

2015-2024. L’escalation del conflitto in Medioriente si sta espandendo in Libano e nel mar Rosso, il futuro è incerto, ma è lecito immaginare un nuovo volto?  Forse, per le ragioni arabe è controindicato ordire nuovi attentati nel Vecchio Continente. In un modo o nell’altro si sono insediati in pianta stabile, raccogliendo simpatie nelle nuove generazioni. Non c’è bisogno di intaccare la reputazione della più mite cultura musulmana, l’obiettivo di islamizzare il mondo, nella vecchia Europa sta andando lentamente a compimento senza sparare un colpo.

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Articolo pubblicato il 07/01/2024