3 febbraio 1960: muore Fred Buscaglione

Un mito torinese, nato e cresciuto nel Quartiere Vanchiglia

Fred Buscaglione muore a soli 38 anni, il 3 febbraio 1960, in un incidente d’auto a Roma, all’apice della sua carriera. Alle sei del mattino, il cantante sta rientrando all’Hotel Rivoli, dopo aver trascorso la notte con una esibizione in un night di via Margutta. La sua Ford Thunderbird di colore “Flamingo”, all’incrocio fra via Paisiello e viale Rossini nel Quartiere Parioli, si scontra con un camion carico di porfido guidato dal giovane Bruno Ferretti.

Il tremendo impatto è forse causato, come raccontano le cronache dell’epoca, da un colpo di sonno del cantante e dall’alta velocità. L’autista del camion tenta di soccorrerlo insieme a un metronotte e a un passante, poi il cantante viene caricato su un autobus per il trasporto in ospedale dove giunge già privo di vita.

“Fred Buscaglione, popolare cantante di musica leggera è morto stamani a Roma, in un pauroso incidente stradale alle sei e venti, all’incrocio di viale Rossini con via Paisiello e via Bertoloni”, così apriva il giornale radio, la mattina del 3 febbraio 1960.

I suoi funerali si svolgono il 6 febbraio 1960 a Torino, nella chiesa di Santa Giulia, nel Quartiere Vanchiglia. Alla cerimonia partecipano migliaia di persone, tra cui celebrità della musica e dello spettacolo, da Johnny Dorelli a Gino Latilla e Wanda Osiris.

L’artista è sepolto nel Cimitero monumentale di Torino. 

Fred Buscaglione, all'anagrafe Ferdinando Buscaglione, nasce a Torino, 23 novembre 1921, da una famiglia originaria di Graglia, in provincia di Biella; la zia Anna era stata una celebre canzonettista con il nome d'arte di Anita Di Landa (1). Mostra sin da piccolo una grande passione per la musica; a undici anni è ammesso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, che abbandona dopo tre anni di frequenza, per lo scarso interesse verso la musica classica e per le condizioni economiche della sua famiglia (il padre era imbianchino, la madre portinaia e occasionalmente insegnante di pianoforte), che lo costringono a cercare lavoro, prima come fattorino e poi come apprendista odontotecnico.

Inizia ad esibirsi da adolescente nei locali notturni della città, come cantante jazz e polistrumentista, in grado di suonare diversi strumenti, dal contrabbasso, al violino, al pianoforte, alla tromba. Durante una sua esibizione al Gran Caffè Ligure, viene notato da uno studente di giurisprudenza, appassionato lettore di gialli: Leo Chiosso. Fra i due nasce un sodalizio artistico che durerà fino alla scomparsa di Fred.

L’artista muore nel pieno della sua carriera di cantante e di attore. Tra i suoi brani più celebri ricordiamo: “Eri piccola così”, “Che Bambola”, “Guarda che Luna”, “Che Notte” “Teresa non sparare”.

Il suo ultimo film, le cui riprese erano terminate pochi giorni prima del tragico incidente e che si sarebbe dovuto intitolare A qualcuno piace Fred, esce nelle sale il 24 febbraio 1960 con il titolo Noi duri e ottiene un enorme successo, restando in programmazione per mesi. Nel film Buscaglione recita con Paolo Panelli, Totò e Scilla Gabel.

Durante la guerra 1940 - 1945 è chiamato sotto le armi e distaccato in Sardegna, dove organizza spettacoli per le truppe. Fatto prigioniero dagli statunitensi, è contattato dai fratelli Franco e Berto Pisano, con cui aveva formato a Cagliari il Quintetto Aster, che lavorava per la radio alleata e per Radio Sardegna, allora diretta da Jader Jacobelli

A guerra conclusa Buscaglione rientra a Torino e ricomincia a suonare in varie orchestre. Nel 1949 si costituisce il gruppo degli Asternovas, aggiungendo al Quintetto Aster il trombettista Giulio Libano e il sassofonista Sergio Valenti. Inizia una vita nomade fatta di spettacoli in locali notturni di varie città d’Italia e d'Europa. Nel 1946 riprende a frequentare assiduamente Leo Chiosso, con cui compone canzoni. Il rapporto tra i due è simbiotico, al punto che si trasferiscono nello stesso palazzo, in due appartamenti dirimpetto l'uno all'altro, in Via Eusebio Bava 26 bis, nel Quartiere Vanchiglia. Trascorrono giorni e notti intere insieme a chiacchierare a scambiarsi idee, battute e frasi musicali che Leo annota e Fred accenna sulla tastiera del pianoforte. Molto spesso si trattava di canzoni estemporanee e surreali che parlavano con ironia di "bulli e pupe", di New York e di Chicago, di duri spietati con i nemici, ma sempre in balia delle donne e dell'alcool.

Nascono così le canzoni che lo faranno conoscere ovunque, molte delle quali, oltre a essere registrate su disco, venivano eseguite dal vivo e in spettacoli televisivi, alcune in coppia con la moglie Fatima, conosciuta nel 1949 in un cabaret di Lugano (lei era conosciuta con il nome d'arte di Fatima Robin's, si esibiva nello stesso locale come acrobata e contorsionista insieme al padre e alla sorella): Che bambola!!, Teresa non sparare, Eri piccola così, Love in Portofino, Porfirio Villarosa (ispirata alla figura del celebre playboy Porfirio Rubirosa) e Whisky facile.

Fred si cala nel personaggio, facendosi crescere un paio di baffetti e presentandosi in scena in doppiopetto gessato e cappello a larghe falde, ispirato a Clark Gable e ai gangster americani come apparivano nei racconti hard-boiled di scrittori quali Damon Runyon, uno degli autori preferiti da Chiosso.

Non sarà facile per lui trovare una casa discografica che accettasse d'incidere quelle canzoni così trasgressive e inconsuete per l'epoca. Le prime incisioni risalgono al 1952, alcuni pezzi standard del repertorio jazz per l'etichetta “La Voce del Padrone”, oggi pressoché introvabili.

Un aiuto decisivo arriverà da Gino Latilla, che ha ottenuto un buon successo con la canzone Tchumbala-bey scritta dal duo Chiosso - Buscaglione. Egli insiste con il direttore della Cetra, la sua casa discografica, affinché gli faccia incidere le sue canzoni, al punto di anticipare di tasca propria le spese; nel 1955 vede la luce il primo singolo, un 78 giri che conteneva due canzoni: Che bambola!/Giacomino. L'idea piace al pubblico e il singolo vende oltre 900 000 copie in assenza di qualsiasi battage pubblicitario.

Forse stanco del suo personaggio di "duro", sul finire degli Anni Cinquanta Fred inizia a incidere canzoni melodiche, talvolta scritte da altri autori come: Guarda che luna, Non partir (di Giovanni D'Anzi e Alfredo Bracchi) e Al chiar di luna porto fortuna (scritta da Carlo Alberto Rossi).

Tre settimane prima della morte, in un'intervista al quotidiano “Stampa Sera”, esprime l'intenzione di ritirarsi nel giro di due anni, affermando: «Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, e io tornerò a essere solo Ferdinando Buscaglione».

Nel 1980, per il ventesimo anniversario della sua scomparsa, venne trasmesso il programma In memoria di Fred Buscaglione, in cui diversi artisti ripropongono i suoi successi, accompagnati dall'orchestra diretta da Gorni Kramer. Nel corso del programma Rino Gaetano, altro artista deceduto precocemente in un incidente automobilistico, si esibisce in una personale e appassionata rivisitazione de Il dritto di Chicago.

Nella stagione 1991-1992 andò in scena il musical Fred, ispirato alla vita di Buscaglione, con la regia di Gino Landi su testi di Umberto Simonetta e Italo Terzoli, dove Umberto Smaila interpretava il ruolo del cantante e attore torinese.

Nel 1998, al Teatro Massaua di Torino (oggi multisala Massaua Citiplex), vanno in scena tre spettacoli (12, 13 e 14 febbraio), dal titolo Che Passione! Bentornato Buscaglione!: la band, composta da musicisti locali, accompagna un sedicente "figlio di Fred".

Nel 2008 Fred Buscaglione viene iscritto nel "Pantheon dello Swing Italiano" come uno degli immortali, nell'ambito del progetto "Sultanato dello Swing", ideato da Freddy Colt, con il patronage del pianista jazz Stefano Bollani.

Nel 2009 nascono il Premio musicale Buscaglione e il festival "Sotto il cielo di Fred", per onorarne la memoria e i meriti artistici, dando al contempo a gruppi emergenti la possibilità di esibirsi e farsi strada nel mondo della musica a livello professionistico.

Nel 2021 è uscito il romanzo Sotto le stelle di Fred, di Marina Rota (Edizioni Buendia Books). Da una finestra sul cortile di piazza Cavour 3, una giornalista curiosa, grazie a tre viaggi onirici a ritroso nel tempo, si confronta da vicino con la figura di Buscaglione, vissuto a lungo nella portineria di quel palazzo. Ammaliata dall'uomo e dall'artista, lo spia e lo segue negli snodi fondamentali della vita e di una ventennale gavetta, coronata infine dal successo negli ultimi anni Cinquanta. Insieme ad un amico americanista, la giornalista entrerà nel fascino del mondo musicale dell'epoca, per riscrivere la biografia del "duro facile alle cotte”. In questo racconto “torinese”, fra storia e leggerezza, si può riconoscere la nostra città, con il suo carattere unico.

Note

(1) Anna Buscaglione, meglio conosciuta come Anita o Annita Di Landa (Graglia, 1882 – Vicenza, 1920). Giovanissima, posa come modella per Lorenzo Delleani e Giacomo Grosso. Inizia la carriera alla fine dell'Ottocento in una compagnia di prosa, poi abbraccia con successo la carriera di sciantosa e di canzonettista di café-chantant, lavorando a Torino, Milano, Roma e Napoli); arriva a duettare con Ettore Petrolini, che la definisce la Cécile Sorel del café-chantant.

 

 

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Articolo pubblicato il 03/02/2024