La sintesi dell’esperienza della vita ci accompagna ancora per un certo tempo dopo la nostra fine per poi diventare eredità di un altro, come avviene per il testimone di una staffetta.
Parte seconda del nono incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 25 ottobre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.
… prosegue dalla parte prima
Quante volte ho ricordato che trasciniamo il nostro sistema biologico durante tutta l’esistenza senza mai conoscerlo.
Lo schema sotto riportato non serve solo da riferimento alla medicina, alla religione, alla scienza o a chiunque compia una propria ricerca per quella piccola parte, circa il 5%, che possiamo attualmente indagare dell’universo, ma anche per comprendere che noi stessi siamo in realtà ancora appena il 5% di un essere umano che possa essere definito tale. C’è ancora molta strada da percorrere per chiunque per passare dalla condizione attuale ad una minima parvenza umana.
Quando avviene un contatto del tipo descritto come depressione, nell’intero sistema biologico dell’essere umano vengono sconvolte tutte le relazioni che tenevano in equilibrio le varie forze presenti in esso; sembra che non ci sia più niente di buono, di salvabile, che tutti i valori siano scomparsi, di trovarsi soli e perduti in chissà quale situazione senza alcuna via di uscita. Ne derivano emozioni e pensieri che sembrano ingestibili, addirittura non sembrano nostri; il quadro generale si complica ulteriormente. Cercare di estrarre dall’insieme uno di questi aspetti per risolverlo e poi reinserirlo è letteralmente impossibile; tentare di farlo ingarbuglia ulteriormente le cose peggiorandole.
Quindi, in senso generale, quando si manifesta una depressione significa che è in atto un cambiamento necessario e totale. Ciò che viene chiesto a noi è di non combattere tale cambiamento, ma accettarlo. Non con una accettazione passiva, rassegnata, ma comprensiva, paziente e intelligente come se dovessimo compartecipare al parto di un nuovo aspetto del nostro essere, anzi, di un altro essere.
Questo è l’accettabile prezzo da pagare per cominciare a vivere davvero, per passare da una condizione di esistenza prettamente biologica di un essere umano animale (che altrimenti rimane tale anche se evoluto) all’inizio di un processo vitale di un essere umano propriamente tale, per passare da una condizione di esistenza vissuta perché “tutti fanno così” a vivere “sapendo perché”.
Sebbene questa non sia la verità in senso assoluto, è comunque uno spunto fondamentale per cercare di andare al di là delle abitudini e convenzioni in cui consumiamo il periodo della nostra esistenza su questa terra. Serve per uscire dai soliti schemi che continuano a riprodurre fotocopie di se stessi alimentando sempre più i problemi ad essi correlati senza mai farci intravedere altro. Serve a rompere l’incantesimo che ci lega a ciò che è passato e ci impedisce di vivere il presente, ponendo così le basi per un futuro che non sia una ripetizione più o meno fedele del passato, cioè a poter cominciare qualcosa di nuovo, a non ripetere sempre ciò che è invecchiato e superato.
Vi chiedo pazienza per queste ripetizioni, ma occorre sgombrare il più possibile il campo da malintesi per poter individuare da che punto intraprendere una nuova strada; su di essa non troveremo soluzioni definitive ai nostri problemi, come ci piacerebbe, ma, comprendendone la ragione, potremo accettare le cose per come sono con più serenità e leggerezza.
IDP … un esempio pratico?
… nessuno di noi vorrebbe invecchiare!
IDP … vero! (risate!)
… allora perché se nessuno vuole invecchiare, invecchiamo lo stesso?
IDP … però c’è chi invecchia bene e chi non sa invecchiare ….
… questa è già una buona osservazione!
IDP … e chi non si vuole arrendere e fa di tutto per non invecchiare … però non so cosa riescano a fermare …
IDP … non è solo fare di tutto per non invecchiare … se razionalmente uno prende coscienza di stare invecchiando, di poter avere dei limiti … non c’è comunque una vera accettazione di tale realtà … anche se razionalmente li prende in considerazione, quando capita un problema relativo a ciò, un ostacolo che ne deriva – io parlo per me – non ho la fermezza di dire “è tutto normale” … mi arrabbio! Questo vuol dire che non accetto di invecchiare, pur avendo ben presente che è così … e questa idea mi spaventa molto! Mi disturba moltissimo.
IDP … non diventare come mia mamma …
IDP … spero di no!
IDP … lo stato depressivo logora l’organismo …
… solo se non si comprende cosa sta avvenendo; anche l’organismo di una persona sana con l’uso si logora e anche una persona sana prima o poi muore.
IDP … sano o malato prima o poi muore!
Che differenza c’è tra morire sani o con qualche acciacco?
IDP … eeeh … non lo so!
Si potrebbe cominciare a rispondere dicendo che varia il grado di sofferenza percepita …
IDP … precedente alla morte …
… perché la morte è la stessa per tutti, cioè è la fine di questo periodo di esistenza. Forse sarebbe opportuno aggiungere che anche la morte fa parte dell’esistenza, ovvero che l’esistenza non è solo il tempo che passiamo con un corpo fisico. Essa prosegue per un altro periodo di tempo oltre la scomparsa del corpo fisico fino a cedere il testimone ad un’altra entità, simile alla nostra, che ne continuerà l’esperienza in condizioni diverse.
Non esiste solo ciò a cui siamo attaccati con tutte le nostre forze; attaccarci a qualcosa mentre tutto il resto scorre è un inutile tentativo di preservare quanto destinato a scomparire prima o poi; un inutile tentativo che provoca solo tensioni e sofferenze evitabili, uno spreco di energia garantito!
IDP … ad un certo punto bisogna traslocare! …
IDP … papa Francesco ha detto: non ho mai visto un camion dei traslochi dietro il funerale di un ricco … lascia tutto … non può portarsi dietro niente …
…anche se in realtà non è proprio del tutto vero! Sarebbe bene che fosse così, ma non lo è quasi mai! …
IDP … lo lascia ad altri! …
… inconsapevolmente ci portiamo dietro ancora molte cose della esistenza trascorsa …
IDP … ma quelle materiali si lasciano! …
… se noi siamo convinti che solo le cose che possiamo toccare siano materiali, allora sì! Potremo lasciare questo tavolo, ma molte delle cose che ci hanno fatto soffrire, che non consideriamo materiali, ma lo sono, le portiamo appresso, non ci abbandonano subito. Ad esempio, l’invidia che abbiamo sempre portato dentro di noi non resterà indietro portandosi appresso tutte le conseguenze relative che, avremo modo di scoprire, sarebbe stato meglio evitare. Quindi se potessimo avere occhi che vedono veramente, dietro il funerale di un ricco potremo scorgere una fila di camion, inseparabili da lui, che trasportano di tutto … altro che eterno riposo!
L’invidia, come molte altre caratteristiche, è uno stato nel quale vive l’intero nostro sistema. A noi sono note solo le conseguenze di tale stato attraverso il comportamento che ne deriva, … e questo è un fatto pratico, materiale, che non ci abbandona dopo la morte, specialmente se durante l’esistenza ne siamo stati particolarmente affetti. Altro che tutto finisce; comincia appena in un’altra modalità assai più molesta, proseguendo fino a quando sia necessaria … oppure sia lasciata in eredità a qualcun altro! Altro che eterno riposo!
Così come percepiamo come vero, reale, ciò che sta solo dentro la nostra mente, così percepiamo come reale anche la nostra esistenza … ma siamo sicuri che sia proprio così? Siamo sicuri che in questo istante stiamo realmente vivendo? Chi di voi ha il coraggio di alzare la mano per affermarlo?
IDP … certo che stiamo vivendo, siamo qui! …
… proprio lei recentemente ha citato un sogno …
IDP … sì!
… e che cosa è la nostra esistenza rispetto a quella dell’universo? Meno di un sogno!
IDP … un attimo, un batter di ciglia!
… solo che detto come battuta fa sorridere, mentre se ci soffermiamo un attimo fa riflettere …
IDP … ci parli dell’ipnosi … lei ricorda le vite precedenti? …
… questo “lei ricorda” non corrisponde al vero! È lo strumento materiale che ricorda qualcosa che però non è un mio ricordo; è il ricordo di qualcosa che è avvenuto ad altri e che io ho ereditato e parzialmente rielaborato in interazione con le mie esperienze. Ciò che è accaduto in vite precedenti non è accaduto allo strumento che io sono in questo momento; ciononostante questo strumento le può ricordare attraverso la banca dati di cui abbiamo spesso parlato. Sono memorie di esperienze fatte da altri strumenti lasciate negli archivi di tale banca dati, solo che, a causa di una limitata conoscenza delle cose, anche gli esperti scambiano per esperienze di proprie esistenze precedenti.
Equivoci come quelli relativi alle caratteristiche trascendenti dell’anima animale o alla possibilità che il nostro corpo fisico possa resuscitare fanno parte delle distorsioni della realtà assunte come vere per tradizione, convenzione, abitudine o imposizione, e spesso costituiscono i riferimenti fondanti dell’esistenza di molti di noi con tutte le conseguenze e speculazioni che ne derivano.
Questo nostro corpo non rinasce; quello che rinasce è un altro corpo all’interno di un sistema complesso dal quale riceve tutte le informazioni delle esperienze vissute dai corpi che lo hanno preceduto. Questo nostro corpo muore ma lascia una memoria sintetica delle sue esperienze in modo che possano servire a chi verrà dopo di lui.
Questa memoria è di un tipo molto particolare perché è elaborata e filtrata da uno stato di coscienza precedente che va spegnendosi e da un nuovo stato di coscienza che va formandosi. In questo processo di “consegna del testimone” tra stati di coscienza succede spesso che le esperienze vengano tradotte in sogni, intuizioni, o capacità precoci come quella di un bambino che a soli 4 anni è già in grado di suonare al pianoforte composizioni complesse. Questi argomenti sono molto controversi, ma è giusto che lo siano in quanto nessuno può mettere una parola definitiva al riguardo.
Cosa succede durante lo stato ipnotico? Si va a leggere la memoria impressa nel proprio sangue dalle generazioni precedenti scambiandola per appartenente all’attuale.
Altri veicoli di informazioni sono gli ormoni che circolano nel sangue; essi hanno propriamente il compito di trasmettere informazioni (Gli ormoni sono sostanze endogene che funzionano come messaggeri, come portatori degli ordini esecutivi necessari al funzionamento e al coordinamento delle diverse attività dell'organismo).
Possiamo, in modo relativamente facile, avere accesso ad un mare di informazioni; comprenderne la provenienza e il senso è però tutt’altra cosa; infatti il contenuto di tale banca dati tende a sostituirsi ai dati originali del sistema essere umano e può essere scambiata per essi. Per maggiore chiarezza occorre precisare che il sistema essere umano è generato con dati originali propri e la banca dati delle esperienze si genera successivamente ad essi proprio di conseguenza alle esperienze; quindi può contenere anche informazioni non coerenti con quelle originali e nella quasi totalità dei casi è proprio così. Di come questo sia potuto accadere ne abbiamo già più volte parlato e quindi vi chiedo di avere la pazienza di andare a rivederlo; per quello che ci può interessare in questo momento ricorderò solamente che quello che passa nel nostro cervello per noi è realtà indipendentemente dal fatto che lo sia veramente e costituisce una di quelle esperienze che lasciamo nella banca dati.
Questi sono “dati di fatto” che si fanno valere comunque e ovunque a dispetto delle credenze personali o istituzionali da qualunque parte provenienti.
… continua nel prossimo articolo
foto, schemi e testo
pietro cartella