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Cronaca
L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : Incancrenito
Ras-Putin, malattia mortale: quale oscura minaccia si vuol celare dietro la notizia (vera o falsa) sul timore di tumore incurabile dello zar Vladimir il Tremendo?
Articolo di L'Editoriale
Pubblicato in data 12/06/2022

Tutto è tornato normale. Sembrerebbe.

 

Durante la solita pausa per vacanza estiva, che pure quest’anno si – e ciconcede pietosamente il proteiforme coronavirus pandemoniaco di Wuhan, ormai omicronicizzato, benché con centinaia di defunti alla settimana, pronto a rinvigorirsi e riacutizzarsi nel prossimo autunno, in compagnia dell’incipiente vaiolo scimmiesco (rammentate il film 12 Monkeys?), costringendo ad inoculare damigiane di vaccino al bovino popolino, ecco che a Roma Capoccia, Città Eterna, tra imperituri fori e colli di grandiosa monezza, su cui avvolteggiano gigantesche gabbianelle e grufolano mandrie d’irsuti cinghialoni irraggianti, che il prode sindaco Gualtieri presto incenerirà (in un falò delle velleità), son ridiscesi un sacco di lanzichenecchi smascherati a deporre le obese terga nelle chiare, dolci, fresche acque delle zampillanti fontane barocche del Bernini, per utilizzarle come bidet (favoloso congegno sanitario a loro sconosciuto e/o considerato peccaminoso), mentre orde barbariche di motocrossisti e skater s’esibiscono indisturbati in pericolanti acrobazie sulla celeberrima scalinata di Trinità dei Monti…

 

Nel Nord-Ovest della Penisoletta dello Stivaletto, invece, nel lussuoso quartiere Palace Gate dell’opulenta bidonville di Arrabattown (ex Augusta Taurinorum), all’incrocio tra i sontuosi boulevard Marrakech e Sulaiman Kanuni (già Giulio… boh?!, s’è cancellata la scritta del vecchio toponimo), è sorta spontaneamente una spassosa consuetudine sportiva dilettantistica, la gara d’inseguimento col machete, in cui vince chi macella prima (all’incirca col rituale halal) l’antagonista.

 

In Padania, poi, nelle fiabesche regioni tra Gardaland e Verona, baldanzose bande di impunibili impuniti minorenni minorati, nativi o d’importazione scafista, dall’allegra aria magrebino-sahariana, devastano senza freni i dintorni e si sentono in dovere di molestare le pallide fanciulle che hanno avuto la sfortuna di incocciarli; poco più in là, sulla gaudente riviera romagnola, nella ridente Rimini, nel corso di una feroce rissa “tra stranieri”, un giovane nigeriano avrebbe (col condizionale, sperando sia una fake!) stac/cato a morsi la falan/ge di un dito d’un ventenne albanese, inghiottendola: antropofagia furiosa, ribollita nel melting pot plurietnico inglobalizzante, l’ambizioso traguardo della futura (in)civiltà che ci attende.

 

In codesto pacifico clima pre-balneare, oggi, domenica 12 giugno, in rigoroso silenzio, siam chiamati alle urne per i referendum sulla Giustizia, ma, poiché su “responsabilità dei magistrati”, “eutanasia” e cannabis”, gli argomenti maggiormente attrattivi, l’“amataConsulta non ci reputa in grado di esprimerci e li ha esclusi dai quesiti, difficilmente sarà raggiunto il quorum necessario a validarli: recarsi ugualmente al voto, anche dove non si abbiano le elezioni amministrative, rappresenta dunque un segno non troppo faticoso di ossequio rispetto alla cosiddetta democrazia del declinante Occidente, strampalata invenzione ellenica, certamente imperfetta, per la quale i nostri nonni si sono sacrificati e che numerose genti (la schiacciante maggioranza degli abitanti del Pianeta) non possono o non desiderano esercitare.

 

Allargando oltreoceano, in volo pindarico, la panoramica ottica, osserviamo che negli USA, paladini della libertà – che periodicamente assassinano col fucile un Presidente, gioiosamente assaltano il Parlamento di Washington, per gioco abbattono coi caccia “Prowler” tranquille funivie alpine (lasciando incensurati e/o premiando i colpevoli), con veemenza s’arrogano il diritto di esigere la cattura e l’imprigionamento di un audace giornalista (Julian Assange), reo di aver rivelato (è il suo lavoro) inconfessabili segreti governativi, per trascinarlo in tribunale, alla sbarra, con accuse da ergastolo, e, in forza del Patriot Act, continuano a controllare, spiare e registrare comunicazioni e vite private di ciascun singolo individuo che respiri sulla faccia della Terra, dentro e fuori dal Paese stellestrisciante –, circola, per inalienabile prerogativa costituzionale, una massa di armi-da-fuoco superiore a quelle che adesso si trovano in Ucraina, Siria, Palestina, Libano, Cecenia, Afghanistan eccetera, col risultato di ripetute tagiche stragi d’innocenti (di recente, ad esempio, nella scuola elementare ispanica di Uvalde, nel pistolero Texas, con 19 bambini e due adulte vittime della follia killer di un pazzo ragazzotto locale, equipaggiato di una letale carabina AR-15, acquistata legalmente allo store del ristorante familiare “Oasis Outback”, ehm…). Che rimedio all’orrore? Ovvio: munire di mitragliatori “da difesa” i maestri e magari – why not? – gli stessi alunni! (Ideona dell’onorevole senatore Herod.) Creare classi-polveriera, insomma. Omeopatia psicotica…

 

Nel frattempo, essendo noi impegnati in simili amene facezie, agli apocalittici cavallerizzi Violenza, Guerra (pardòn, “operazione militare speciale”) e Peste-nera (ossia covid), che galoppano a briglie sciolte sul destino dell’Umanità, si è affiancata l’immancabile scheletrica amazzone Carestia (sul magro destriero che sinistramente richiama Guernica di Picasso), col blocco di grano e granturco (dato l’interessato interessamento del sultano ottomano Erdogan), causato dal conflitto che si espande dal Donbass ad Odessa, la cui baia è stata minata per ostacolare il nemico che la minaccia: sulla grave situazione s’insinuano gli indegni ricatti dei vari soggetti dominanti e le avide speculazioni (non filosofiche) delle mega-corporation americane ed europee, cinesi e (naturalmente) russe, che lucrano lauti guadagni insanguinati sulla pellaccia degli africani morti-di-fame (spinti a fuggire, traducendosi in succulenta merce migrante da sfruttare e da buttare nelle braccia esauste del decrepito in-Continente, di cui sopra).

 

Mo, basta divagare, però. Domandiamoci analiticamente che significato rivesta la notizia citata nel titolo dell’editoriale, cioè che Ras-Putin sarebbe affetto dalla malattia esiziale che molti cordialmente gli augurano, un cancro incurabile: vera o falsa che sia (ad Hitler e Mussolini furono spesso affibbiati finti morbi implacabili), vantando l’eminente fonte dell’intelligence del Pentagono – “geometricamente” accreditata, quasi indiscutibile, ragionevolmente suggestiva e sufficientemente misteriosa –, l’illazione del timore di tumore si prefigge lo scopo di instillare nell’opinione pubblica il tarlo del dubbio, drammaticamente spaventoso, che il vampiresco zar Vladimiro il Tremendo, che brama che la Storia lo evochi con eco paurosa, da far scolorire la cruenta fama del flagellante Attila e di Gengis Khan, dell’inflessibile Stalin e di Mao, vada fermato ad ogni prezzo, perché, essendo al termine del notturno itinerario dell’esistenza personale, vicino a rendere a Satana l’animaccia tenebrosa, non risparmierà nessuno e nulla (compreso scatenare linferno nucleare) per ottenere le proprie programmate sciagurate finalità.

 

Enrico S. Laterza

 

 

P.S.) In cauda venenum. Quando al Celestiale Imperatore Xi (cui le irritanti irretenti webufale appioppano un aneurisma cerebrale fatale) piacerà conquistare e possedere la bella Formosa (Taiwan), se osassimo protestare e sanzionarlo, o boicottarlo, sarebbe lui – tramite l’embargo dei sistemi tecnologici mandarini di gestione e sorveglianza, cui ci siamo affidati completamente – a girare l’interrut/tore della luce e a spegnerci con un clic: buio.

 

 

 

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