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L’uomo, i misteri e l’ignoto
La forza di gravità inversamente polarizzata, …
… è alla base del divenire di ogni cosa o essere vivente.
Articolo di Pietro Cartella
Pubblicato in data 17/06/2022

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 63 del 16.11.2021 che è stato suddiviso in 10 articoli. Questo è il n°6.

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Viviamo senza sapere granché dei processi che ci permettono di vivere e per supplire alla nostra ignoranza ci inventiamo ogni sorta di scienza che dovrebbe spiegarcelo senza ombra di dubbio. E, anche se non abbiamo realmente ancora cavato un ragno dal buco nonostante tutti gli sforzi fatti in tal senso, continuiamo a vivere lo stesso, agendo a partire dalla nostra ignoranza. Con quali risultati è sotto gli occhi di tutti. Più ci si sforza di fare bene, più si ottiene il contrario. Così, non comprendendone la ragione e dovendo comunque giustificare tale stato di cose all’intera comunità umana, si finisce spesso per incolpare altri quali elementi-causa di tutto ciò. Ma, come la vita stessa ci insegna con pazienza infinita, non è mai troppo tardi per iniziare ad approfondire alcuni principi, anche senza dover prima diventare degli specialisti in materia. I principi generali, infatti, sono alla portata di chiunque se ne voglia interessare responsabilmente, anche se non ne ha avuto autorizzazione da qualche autorità auto referenziata, poiché essi sono insiti naturalmente in ogni essere vivente a prescindere da qualsiasi intervento esterno.

 

Il processo generato dalla forza di gravità, grazie al movimento impresso inizialmente ad ogni cosa, e della conseguente attrazione polare inversa, è estremamente importante per riconoscere o definire che cosa avviene in ogni essere vivente, qualunque sia il suo grado di coscienza.

 

Infatti l’attività che viene impressa a questo essere vivente fa in modo che, mettendosi in moto, richiami a sé tutta una serie di elementi o di complessi che servono per il processo di manifestazione di quell’unica idea originale che contiene in sé tutto quello che noi possiamo pensare, non pensare, o scoprire solo vivendo, come diceva qualcuno.

 

Questa introduzione lunga e pesante serve solo a metterci davanti alla coscienza il fatto che, dal punto di vista individuale e collettivo, noi siamo nelle grane fin dal primo momento della nostra apparizione sulla terra. Siamo nelle grane perché nessuno ci ha istruito dall’esterno, come d’abitudine per ogni altra necessità, su quale sia il senso della nostra vita e soprattutto quali siano i mezzi che abbiamo a disposizione, quali leggi governano le relazioni tra ciò che siamo e quanto c’è dentro e fuori di noi, tra il mezzo che rappresentiamo e le cose che dobbiamo fare con tale mezzo. Questa situazione è molto difficile da accettare, anche e soprattutto quando ci rendiamo conto, poco per volta, che non siamo quello che vediamo, ma siamo un insieme di relazioni estremamente più complesso e soggetto a leggi universali che non possono essere in alcun modo disattese o evitate.

 

Se noi infatti pensiamo a ognuno di noi stessi nel nostro insieme come ad una piramide, possiamo immaginare che esista una piccola linea che la taglia ad una certa altezza vicino al vertice. Noi possiamo vedere solo la parte che emerge al di sopra della linea, mentre non riusciamo a vedere la parte che sta sotto tale linea. Della parte che emerge diciamo di essere in qualche modo coscienti, mentre di quella che sta sotto siamo completamente incoscienti.

 

 

 

Va da sé che tutti gli sforzi che noi facciamo verso una ipotetica direzione, verso un’idea dello scopo della nostra vita, tirando o spingendo la parte cosciente, o quella parte che vediamo, possono essere esattamente all’opposto o in una qualunque altra direzione rispetto a quella in cui viene tirata o spinta la parte incosciente.

 

 

E tra le due la parte incosciente costituisce oltre il 95 percento di quello che noi non sappiamo di noi stessi.

 

 

Quindi un primo punto fermo è che noi vediamo veramente poco di noi stessi. Della parte di piramide di cui diciamo di essere coscienti in realtà lo siamo limitatamente ad una percentuale più o meno importante della sola parte esterna. Di quello che c’è all’interno di questa parte, nel volume di questa punta, chiamata subconscio, costituito da tutte quelle parti che abbiamo vissuto direttamente, ma per qualche ragione abbiamo voluto rimuovere, anche di questo noi perdiamo le tracce. La parte sottostante di questa piramide, quella costituita dall’inconscio, è stata riempita da tutte quelle che sono e sono state le esperienze che provengono dalla linea ereditaria di sangue dei nostri genitori e delle loro famiglie di origine, unite a quelle degli antenati ancora più in là nel tempo (fino a sette generazioni).

 

Ma questo inconscio è a sua volta immerso in un mare, più grande ancora, costituito da quello che è definito inconscio collettivo, che è la banca dati di tutte le esperienze dell’intero genere umano e di tutto ciò che esiste e vive, da cui l’inconscio personale, il subconscio e la parte cosciente, attingono informazioni senza limiti di tempo e spazio. L’inconscio collettivo, che ha cominciato a costituirsi fin dall’origine dei tempi sulla base delle azioni degli esseri viventi, ha perciò una grande esperienza e potenza, in grado di influire enormemente sulle altre parti della piramide.

 

Le parti delle piramidi che vediamo emergere dalla linea sembrano essere isole separate tra loro, ma in realtà, nella parte immersa al di sotto di essa le loro basi si toccano e alcune sono ulteriormente e tenacemente tenute insieme attraverso i legami di sangue della famiglia.

 

Tutto ciò ha conseguenze inimmaginabili e potenti come avremo modo di scoprire continuando a leggere i prossimi articoli …

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foto, schemi e testo

pietro cartella

 

 

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