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L’uomo, i misteri e l’ignoto
Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso …
… e, giunto a comprendere questa condizione, ricerchi quale sia la strada per liberarsene!
Articolo di Pietro Cartella
Pubblicato in data 06/09/2022

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 65 del 30.11.2021 che è stato suddiviso in 11 articoli. Questo è il n°1.

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Benvenuti a questo nuovo incontro! Qualcuno di voi ha avuto occasione di dare uno sguardo agli appunti che vi ho inviato? Quelli relativi agli incontri precedenti?

 

Ho solo dato un’occhiata.

 

Agli appunti ho aggiunto alcuni schemi e tavole esplicative. Tutto materiale che non sarà facile comprendere immediatamente e neppure bastante a farsene una idea sufficiente. Ma ve li ho mandate lo stesso perché di solito mentre parlo faccio degli schizzi, dei disegni, alla lavagna. Tuttavia con il mezzo di comunicazione che stiamo utilizzando ora non riesco a farlo come servirebbe. Schizzare alla lavagna mentre si parla di un argomento è una tecnica per permettere a chi partecipa di comprendere ciò che si sta dicendo. Infatti mentre si disegna si ha il tempo di accompagnare chi sta ascoltando in un percorso di avvicinamento all’argomento in tempi dilatati e coerenti con la necessità di sentire, vedere, elaborare e assimilare, assai diversi ed efficaci, insieme alla mediazione che la comunicazione non verbale del corpo consente e che ovviamente attraverso lo schermo di un computer è difficile da rendere, se non inesistente. Quindi quello che vi chiedo di fare, se potete e volete, è semplicemente leggere quello che ricevete così com’è anche nel caso in cui non vi sia comprensibile e sembri frutto della esternazione di un pazzo. Non preoccupatevi: ci ho messo più di 50 anni per elaborare schemi ed altro e quindi si può ben capire che non sia questione di pochi minuti comprenderne il significato. Infatti, anche se le figure e le parole sono conosciute, diverso è il modo in cui sono assemblate e vi parlano. Io stesso correggo ogni giorno questi schemi in funzione degli aggiornamenti della capacità di comprensione della coscienza e degli spunti forniti dalle esperienze. In base ad esse correggo gli errori e aggiungo quel po’ di nuovo che arriva quando meno me lo aspetto. Spesso succede che ciò avvenga in conseguenza di qualcosa che altri mi fanno notare. Perché tutto quanto mi sentite dire o scrivo non è mai verità, ma solo spunto ed aiuto per chi desidera o vuole cercare la propria verità relativa al proprio stato di coscienza, nei tempi e nei modi che gli sono propri. Possono servire come riferimenti di partenza per muovere i propri passi e trovare altri riferimenti in se stessi più adatti al proprio cammino. Per conoscere se stessi e le cose che ci circondano, senza mediatori. Una possibilità di riconoscere i passi che hanno condotti fin qui e poterli ripercorrere portando con sé i frutti delle esperienze di una coscienza più matura. Quindi sentitevi liberi di dire qualsiasi cosa vi passi per la mente, utilizzando quegli appunti oppure no. Questo lavoro lo stiamo costruendo insieme per farne strumento capace di riconnetterci in modo individuale a noi stessi, con la nostra propria essenza, senza dover dipendere da strutture esterne o informazioni filtrate da terzi.

Considerate quindi che ciò che vi sto proponendo non vi viene proposto da qualcuno che ne sa di più, ma da uno che sperimenta su se stesso continuamente ed ha tempo e voglia di proporvelo come un esempio pratico tra i molti possibili, nel senso che se l’ho potuto fare io nel modo più adatto a me allora potete farlo anche voi nel modo più adatto a voi. Sapendo bene che così facendo gli errori sono all’ordine del giorno, ma che solo sbagliando si impara. Quindi non preoccupatevi di fare qualsiasi tipo di domanda o di intervenire nel modo che ritenete opportuno in quel momento. Né preoccupatevi che tutto ciò sia smentito anche solo un istante dopo. Di solito quando scrivo premetto queste note ma questa volta non l’ho fatto perché non ne ho avuto tempo e modo. Vi ho infatti inviato le note precedenti solo alcune ore prima dell’incontro, non ancora revisionate neppure dal punto di vista ortografico e vi chiedo di portare pazienza. Tale revisione insieme alla revisione dei contenuti verrà eseguita dopo la fine del ciclo di questi incontri nell’intervallo di tempo disponibile prima di un prossimo ciclo. Bene, l’argomento per iniziare questo incontro è la nostra dipendenza e prigionia relativa al campo astrale o corpo dei desideri, di cui abbiamo già trattato ma che è un argomento che non si finisce mai di approfondire.  Ovvero di quella parte da cui noi traiamo, anche inconsciamente, tutti gli spunti ed impulsi che ci stimolano e conducono a desiderare o pensare qualcosa. Negli schemi che vi ho mandato ne troverete uno che spiega in dettaglio come si forma e funziona il processo che dai desideri conduce alla loro realizzazione pratica. Quello che mi interessa mettere in evidenza questa sera è un fatto fondamentale che accade a tutti noi nel momento in cui, in buona fede e con la migliore delle intenzioni, ci mettiamo a desiderare qualcosa. Abbiamo detto che intorno al nostro corpo fisico esistono altri corpi, quello energetico, quello astrale o dei desideri e quello mentale o dei pensieri. Questi aggregati, oltre a provvedere alle funzioni per cui sono stati creati, hanno delle caratteristiche proprie per cui una volta stimolati rispondono di conseguenza. Il corpo astrale è collegato all’inconscio collettivo e quindi sollecitando la nostra parte astrale sollecitiamo di conseguenza tutto ciò che c’è nell’inconscio. Questo dato di fatto non è così noto a tutti, anche se è trattato in psicologia, psichiatria e neuroscienza. Però tutti coloro che se ne occupano lo fanno prendendolo in considerazione da un certo punto in avanti, senza indagare mai, per limite naturale evidente, sull’origine reale di tutto ciò. In tali ambiti di dà per scontato, o quasi del tutto, che origini da sé stesso. Quindi è un’indagine circoscritta a ciò che si intende conosciuto e condiviso dalla comunità scientifica. In sintesi, usando un’analogia, potremo dire che se un essere umano (il migliore) conosce solo il 5% di ciò che esiste in materia, uno specialista (il migliore) conosce solo il 5% di quel 5%. Quindi uno specialista conosce realmente ben poco. Cioè conosce meno di quanto conosca ogni singolo essere umano, poiché restringe il suo campo di osservazione in un ambito specifico (mentre si dà per scontato che, sulla base degli studi effettuati e comprovati dalla comunità scientifica, sia il contrario). Meno di un essere umano che faccia una ricerca su sé stesso, in tutto sé stesso senza escludere alcun comparto del suo essere.

 

Dove nasce il problema?

 

Nasce dal fatto che non si prendono in considerazione tutte le altre cose, quelle che stanno fuori da ciò che, essendo stato approvato e condiviso, non viene più messo in discussione, come se fosse la verità, tutta la verità, niente altro che la verità, alla faccia del metodo scientifico e delle possibilità di conoscere altro. Noi agiamo come se, toccando quelle piccole parti che crediamo siano tutto, avessimo “tutto” sotto controllo, mentre non sappiamo né la loro causa, né la loro vera finalità, né il modo di poter gestire, accogliere ed accompagnare il loro ciclo vitale. Per fare un paragone più semplice, pescando dal nostro immaginario, pensiamo alla Terra. Intorno alla Terra c’è l’atmosfera, ma non solo, c’è anche altro. Altri strati che funzionano come una protezione sia per quello che sta al di sotto di essi sia per quello che sta oltre essi. Così infatti avviene per la Terra nei confronti dei raggi cosmici. Solo una parte di essi possono penetrare l’atmosfera e giungere fino alla superficie terrestre, irradiandosi in profondità ed anche in noi, mentre altri vengono respinti nello spazio. Ovvero arrivano sulla Terra solo i raggi che servono a mantenere la sua vita. Allo stesso modo così avviene per noi esseri umani e tutte le altre forme di vita che esistono sul pianeta. Se tutti i raggi cosmici giungessero indistintamente sulla Terra essa in breve diventerebbe un deserto infuocato e noi scompariremmo di conseguenza.  Per questo ci fanno così paura i cambiamenti climatici, il buco nell’ozono e ogni altra paranoia, anche se comprensibile e avente ragione di essere. Bene, ciò avviene anche intorno ad ogni singolo essere esistente o vivente, essere umano compreso. Però, come possiamo fare, forzando la protezione della nostra pelle, incidendola fino a giungere alla carne ed oltre, così possiamo fare respingendo ogni tentativo di forzarla. Bene.

 

 

 

La forza del desiderio può essere talmente grande da vincere le difese stesse del sistema che in quel momento sta desiderando. Sarebbe un po’ come costringere la protezione terrestre a cedere per lasciar passare indiscriminatamente tutti i raggi cosmici anziché solo quelli previsti per la vita sulla Terra. Facciamo un esempio ancora più semplice, quello dei rapporti uomo-donna. Che è sempre un rapporto problematico, essendo un rapporto tra forze polari contrapposte. Non per volontà, ma per costituzione strutturale. I corpi maschili e femminili sono inversamente polarizzati. Mettiamo il caso che due persone di sesso opposto si avvicinino l’una all’altra perché ognuna delle due sta desiderando ardentemente che questo avvenga, cioè di trovare qualcuno con cui stare insieme, forzando in un certo modo le condizioni presenti affinché ciò avvenga e cercando al contempo di evitare le caratteristiche che non interessano. Ovvero in tale relazione essi si concentrano solo sulle caratteristiche che le interessano. Solo su quelle come se fossero tutto. Nel fare questo noi attiviamo tutto i processi e gli scambi tra i corpi che ci costituiscono attraverso le loro polarità e attraverso la forza di gravità che attrae i corpi tra di loro e forziamo tutte le parti che non sono in sintonia a mettersi in secondo ordine rispetto a quelle che noi desideriamo soddisfare. Ciò avviene specialmente durante quel periodo chiamato “innamoramento”.

 

 

Qualcuno dice che quando siamo innamorati diventiamo stupidi, perché, mentre chi osserva vede determinate cose, le persone coinvolte sembrano non vederle affatto. E si dice che il rapporto di amore possa subentrare solo quando, cessato il periodo di innamoramento, riusciamo a renderci conto di tutte quelle cose di cui prima ci eravamo disinteressati, accettandole. Allora siamo posti di fronte ad un dilemma: accettare o meno le condizioni che ci sono apparse davanti come all’improvviso oppure tentare di cambiarle in sé stessi o nell’altro, forzandole a tal fine. Ma è chiaro a tutti che una condizione forzata prima o poi esplode.

 

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto, schemi e testo

pietro cartella

 

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