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L’uomo, i misteri e l’ignoto
Non giudicare per non essere giudicato …
… e non imporre ad altri la conseguenza di quel giudizio, perché chi di spada ferisce, di spada perisce!
Articolo di Pietro Cartella
Pubblicato in data 28/09/2022

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 65 del 30.11.2021 che è stato suddiviso in 11 articoli. Questo è il n°10.

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Quante persone abbiamo sentito dire: sono talmente occupato che non ho tempo per pensare! Allora ecco che l’unico modo per avere ciò che, a nostro dire, ci è sempre mancato e desideravamo, cioè avere più tempo per pensare, ci è stato dato; siamo stati esauditi in toto, in pieno, perfino costringendoci, perché non avessimo altre scuse, a stare a casa per mesi, senza doverci occupare di quelle cose che ci hanno sempre rubato il tempo necessario per pensare. A non dover fare niente altro che quelle poche cose che servivano veramente per sopravvivere. A sospendere tutto ciò che dicevano fosse assolutamente indispensabile per la nostra vita. Proprio così: siamo stati reclusi in casa e abbiamo vissuto lo stesso. Abbiamo avuto tempo per pensare a determinate cose e cosa ne abbiamo fatto?

 

L’altro giorno ho usato praticamente le stesse identiche parole perché ho detto … qui tutti sono stanchi, la maggior parte delle persone ha subito il lockdown e non ha dormito … perché ho visto alcuni clienti che mi scrivevano alle tre di notte. Però lavoravo come altri e per tutti eravamo eroi per la continuità e l’utilità sociale, per i vecchietti che senza di noi, … senza di noi, meno male, … mi tenevano mezz’ora al citofono perché non ho manco potuto vederli. Adesso invece sono la stessa identica persona, ma qualcosa è cambiato e sembra che non siamo più eroi. Intanto spendo un po’ di tempo a ragionare e quindi riesco anche a giustificarmi sul perché non mi voglio vaccinare, pur essendo chiaro che non ha senso dire perché qui o perché là. Secondo me per coinvolgere altro, perché cresca quella parte che comincia a riflettere e decidere con la propria testa, occorre trovare argomentazioni completamente altre e allora sarà più facile. Però, per essere arrivati almeno a questa capacità di riflettere autonomamente, è perché esiste, si è raggiunta una massa critica che ha fatto in modo che le persone iniziassero a svegliarsi. Perché, come dice un aneddoto carino: se dai una mano di vernice risolvi la muffa, poi dopo sei mesi dai un’altra mano di vernice e c’è ancora la muffa, la terza volta dici “guarda, io cambio imbianchino”. Qualcuno si sta svegliando, no? È bellissimo tutto questo.

 

Certo! Però come hai certamente ben compreso si dice che “non tutto il male vien per nuocere”. Dipende poi da che cosa ne facciamo della possibilità insita in tutto questo. Ed effettivamente ci sono cose che possiamo certamente fare. La prima cosa che possiamo fare è non scaricare colpe e responsabilità su altri, e la seconda è accettare di vivere tutto quello che succede dentro di noi senza reagire prima di … aver lasciato il tempo che le cose si completino da sé (senza il nostro intervento, oppure essendo stati direttamente chiamati a fare ciò che ci compete inevitabilmente). Tu prima hai fatto alcune osservazioni sul vaccinarsi o no, ma questo non è minimamente importante se non nei confronti del lavoro che ognuno sta facendo sulla propria coscienza. Infatti, dopo aver a lungo lavorato sulla coscienza, qualunque cosa chiunque assumesse, anche se velenosa non gli farebbe alcunché di serio. Viceversa non avendo fatto lavorare la coscienza e non avendo lavorato sulla coscienza, anche una cosa benefica può risultare fatale in tale circostanza, anche a colui che si è estremamente preparato ad ogni evenienza. È interessante vedere come tutto ciò che si comporta in un modo può diventare esattamente il contrario, dipendentemente dagli scambi che avvengono dentro di noi che siamo l’elemento, il fattore discriminante. Solo che questo fa paura a tutti. È meglio delegare tutto ciò ad una autorità esterna sulla quale scaricare ogni tipo di responsabilità ed ogni altro effetto.

 

È dura e difficile, ma praticamente solo se noi accettiamo le nostre paure probabilmente possiamo risvegliarci e cambiare questa situazione, cioè possiamo arrivare a questo punto qui …

 

Sì, è vero, però capisci che tutti coloro che sono stati coinvolti in questo processo nel quale ci troviamo, in qualunque condizione si trovino, hanno a disposizione e ricevono sempre quello che serve, nel bene e nel male. Dobbiamo non perdere la capacità di entrare in relazione con le cose, vedendole e sentendole, ma senza tentare di giudicarle o giustificarle. Così facendo interrompiamo ogni processo automatico, tutte le azioni della forza di gravità, che attirano verso un polo o verso l’altro. Portando un certo equilibrio nella situazione, qualunque essa sia. Una specie di agente guaritore che non richiede interventi particolari da parte di qualcuno e si attiva quando accettiamo di fare ciò che si è costretti a fare per necessità, nel momento in cui ci viene chiesto. Molto semplice ed insieme complicato per chi vuole che sia complicato.

 

Io ho dovuto fare il vaccino ed ho voluto farlo poiché comunque resta sempre una possibilità di scelta. Ma alle volte si è costretti. Adesso il mio datore di lavoro mi trova diversa, ma io sono sempre la stessa persona. Diciamo non ero d’accordo, ma mi viene da ridere perché adesso ogni volta mi chiede se sono sicura di stare bene e se voglio qualche giorno di permesso. Ma sono io che sono cambiata o che cosa?

 

Si tratta dell’azione del famoso senso di colpa che sta venendo fuori sempre più da tutti con le motivazioni più disparate e fantasiose.

 

Infatti!

 

Avendo costretto qualcuno o essendo stato coinvolto a qualunque titolo in una decisione di altri, ora ci si sente responsabile delle eventuali conseguenze e della salute altrui. Un senso di colpa dietro cui si cela spesso, piuttosto efficacemente, il timore della vendetta altrui. Piuttosto semplice, ma inaccettabile.

 

Sì, ma io non ce l’ho con nessuno, perché la responsabile posso essere solo io. Ed ho scelto così.

 

Perfetto, ma ora si può anche riuscire a comprendere che qualunque sia stata la scelta fatta, a qualunque titolo, è sempre giusta per quella persona, perché non si può sapere quante altre cose hanno contribuito a quella sua decisione, a quella scelta, e quindi ben venga tutto ciò che noi facciamo anche quando sarà sottoposto al giudizio altrui, schierato da una parte o un’altra, giusta o sbagliata che possa sembrare. Ed ogni interlocutore la penserà a suo modo giustamente, anche se diversamente da un altro. Che cosa cambia della nostra esistenza? Solamente ciò che ha cambiato la nostra coscienza ha veramente un valore duraturo; il resto sono solo opinioni che, pur spostando qualche equilibrio qua e là, in realtà, non modificando niente sostanzialmente, producono solo effetti transitori, fastidi come la puntura di un insetto molesto e basta. Anche se, concentrando la nostra attenzione su tale puntura possiamo ricavarne un’impressione diversa e più nociva quanto più insistiamo nel volerlo fare. Mentre la nostra scelta si chiarisce da sé in base a cosa è avvenuto di conseguenza. Non sotto mentite spoglie. Non per il bene comune, quando è evidente che è avvenuta per procurarci dei denari da spendere in un certo modo o per un qualsiasi altro interesse. Chiaro, se è così, se fosse stato anche solo per questo motivo, nessuno ha diritto di giudicare tale ragione; è perfettamente lecita, oppure no, quanto un’altra. Non ci succederà nulla di diverso da ciò che era già stato attivato comprendendo anche quella scelta. Era già preventivato in precedenza matematicamente, come uno più uno fa due. Come se avendo 120.000 patologie diverse dicessi che sono morto a causa di una di esse e non per la loro azione congiunta, o per una nuova che si è aggiunta ad esse. Certo possiamo dirlo, anche urlarlo, ma non cambia la realtà, saremmo morti lo stesso proprio quel giorno, in quell’ora, magari in una diversa apparente circostanza in cui una delle 120.000 patologie era più osservabile delle altre. Ma più diventiamo specialisti in una tra quelle patologie e più facilmente non vedremo mai il quadro complessivo in cui tutte le altre interagiscono producendo l’effetto finale osservabile. Possiamo affermare tutto ciò che vogliamo, ma non cambierà la realtà, sarà solo come parlare al vento e vedere tali parole disperdersi nei vortici di altre parole uguali o contrarie in una sarabanda cacofonica.

 

Ma tutto ciò non sarà mai verità.

 

Sarà solo un’altra commedia (o tragedia, non importa) che avremmo messo in scena tra le tante che abbiamo già sperimentato, apparentemente diversa solo perché abbiamo cambiato il titolo, ma la cui trama ed epilogo non cambia mai.

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto e testo

pietro cartella

 

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