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L’uomo, i misteri e l’ignoto
Quando Cuneo arse vive ventidue persone
Ricordo del rogo degli eretici del 1445 voluto dalla Santa Inquisizione.
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 17/01/2023

In passato ci siamo già occupati di eretici, eresie e persecuzione dei non cattolici da parte della Santa Inquisizione.

Questa volta analizzeremo il fenomeno avvenuto tra Cuneo e i comuni limitrofi.

Gli appassionati di storia e leggende della Valle Grana sostengono che la Chiesa Cattolica condannava l’eresia ma chi decideva, infliggeva le pene e le applicava era il “braccio secolare” e cioè lo Stato feudale.

Lucio Alciati, nel 2013, parlando del “Sentiero dei Valdesi”, scrisse: “Anche nei nostri luoghi si abbatté la scure dell’inquisizione su di una comunità di Valdesi che si era insediata a Bernezzo nel 1400. Costoro vennero soprannominati “barbet” e si localizzarono all’inizio dell’odierno vallone di Sant’Anna e chiamarono quel posto “Lusernetta”. Nome che molto probabilmente derivava dal luogo d’origine di quel gruppo di Valdesi: Luserna nel pinerolese. Questo sarebbe confermato dalla presenza, nell’elenco dei cremati in Cuneo, di nomi tipici di quell’area come, ad esempio, i Pifer”.

Parlando dei “cremati” in Cuneo dobbiamo ricordare che in un giorno dell’anno 1445 furono bruciati sul rogo ventidue soggetti, accusati e giudicati eretici. Il grande e macabro rogo venne allestito e realizzato nei pressi dell’Ospedale “Santa Croce” nel pieno centro storico della Città di Cuneo.

Di certo sappiamo che questi ventidue arsi vivi erano membri di una piccola comunità Valdese che dalla provincia di Torino si spostò nelle valli della Granda, con particolare preferenza per la Valle Grana, in special modo per Bernezzo.

La gente dell’epoca li chiamava “Poveri di Lugano, Gazari, Valdesi”. Dopo averli arrestati, messi al rogo e bruciati, le autorità civili hanno confiscato i loro beni incamerandoli nel patrimonio del Feudo.

Il sito web “Cultura Barocca” sostiene che “gli inquisitori furono frate Giovanni Fiamma e Pietro Bertramo. Il fatto è menzionato da Marco Aurelio Rorengo, in un antico libro di memorie citato da Pietro Gioffredo nel 1650: “…namque tunc pullulabat super Bernecium haeresis pauperum de Lugdano, qui a quibusdam appellabantur Gazari, ab aluquibus Valdenses, et intitulati a Magistris Johanne Fiamma et Bertramo Pere Inquisitoribus haereticae pravitatis; et in summa reperti fuerint XXII relapsi, et in Cuneo condemnati sunt, et eorum bona praefatio Domino confiscata…”.

In tutte le aule universitarie – cattoliche e laiche – si disserta da anni sul perché ci siano stati così tanti roghi messi in atto dalla Santa Inquisizione.

Secondo la maggior parte degli storici la Chiesa Cattolica ha perseguitato ed ucciso gli eretici sì per una questione di Fede ma anche, e soprattutto, perché temeva che questi potessero crescere, proliferare e fortificarsi dando vita ad una sorta di nuovo potere economico e sociale.

Gli eretici, molto spesso, anzi quasi sempre, fondavano la loro predicazione sulla ricchezza, l’opulenza e lo sfarzo della Chiesa Cattolica. Difficilmente costoro predicavano e dissipavano le teorie cattoliche partendo dalla Parola di Dio o dal Magistero dei Papi.

Sempre secondo “Cultura Barocca” la Santa Inquisizione venne istituita “come strumento debellativo a salvaguardia della purezza della fede”. Con questa istituzione voluta, permessa e benedetta dal Papa si “permetteva l’inchiesta d’ufficio anche senza l’accusa o l’accusato. Bastava dire che il presunto colpevole fosse diffamato dalla voce pubblica, cioè sospettato d’eresia”.

La storia va analizzata, studiata e sviscerata. Probabilmente con il tempo arriveranno nuovi testi e documenti ed avremo maggiori informazioni su quel periodo e scopriremo che i roghi comandati dalla Santa Inquisizione erano motivati da questa o quella ragione.

Per ora ricordiamo i ventidue arsi vivi nel centro di Cuneo e ci atteniamo alla documentazione in nostro possesso.

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