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Fotosensibilità ferragostana
© P. Ottaviano / Building / Phos
L'accesa "scrittura con la luce" rischiara, con splendide esposizioni, la lettura visuale di chi è rimasto o tornato sotto il solleone urbano, anche all'Assunta (mentre Musk e Zack si vogliono menare)
Articolo di Enrico S. Laterza
Pubblicato in data 15/08/2023

Sto vaneggiando? Forse il morso della canicola mi ha dato alla testa... Durante queste pavesiane ferie ferragostane 2023, gli ameni siti archeologici sangiulianei del Belpeasello dello Stivaletto nostro – e del cuginastro Esagono macroniano transalpino – gareggiano a mendicare i favori di due egocentrici magnati gigamiliardari in caccia di pubblicità (all’anima del commercio e con la scusa dell’elemosina!) per i rispettivi social-media in crisi, che sen vanno alla disperata ricerca di un degno scenario eroico “antichizzante” per il loro strombazzato match gladiatorio in stile Commodo (occhèi, spettabilissimi e ricchissimi Elon e Mark, “scatenate linferno!”; però, con tante guerre che insanguinano l’Europa e il Mondo, potevate magari scegliere una tenzone un po’ meno conflittuale e fisicamente violenta e più mentalmente pacifica, quale, ad esempio, una tranquilla partitina a scacchi, dal momento che siete considerati, a torto o a ragione, guru dell’informatica digitale e dell’intelligenza artificiale, no?). Simultaneamente, sinistramente, Mancini si appresta a “tradire” il tricolore dell’azzurra Nazionale di football, sferrandole un sonoro calcione nel deretano, poiché probabilmente ingolosito, come un volgare galletto renziano, dai profumati verdoni dei sauditi petrosceicchi ammazzagiornalisti: ci vorrebbe l’armocromista!

Ma per chi è tornato (magari scendendo dalle frananti alture valsusine) o restato sotto l’implacabile solleone della metropoli desolata, martoriata dai dardi degli incandescenti raggi d’Elios, col fiameggiante carro di Apollo maldestramente condotto dal fetente Fetonte troppo vicino all’afosa Gea (pare chiaro!), la “scrittura luminosa” brilla urbi et orbi (terracqueo...), con le esposizioni della Rosa di Damasco, che sboccia e s’accende ai Musei Reali, in luogo della scoperta Ruth Orkinspentasi a luglio –, e di un JR spiazzato dall’atemporale Mimmo Jodice alle Gallerie d’Italia di Torino, o di Nino Migliori al MEF (Museo Ettore Fico), in via Cigna, mentre Dorothea Lange permane a Camera sino ad ottobre (come Mario Cresci al MAXXI romano, o, a settembre, LItalia è un desiderio, colle Collezioni Alinari e MuFoCo, alle Scuderie del Quirinale); se volge ormai al termine pure la prode “artivista” Muholi ed è invece prorogata la coloratissima mostra personale dell’americano arcobalenante Cory Arcangel, al MUDEC di Milano, le auliche sale principesche del Palazzo di piazza Duomo ospitano l’interessante retrospettiva monografica su Dondero, a cura di Raffaella Perno, e nell’abbagliante liberty novecentesco del sabaudo Spazio Phos (su appuntamento) continua a risplendere il bianco-e-nero dell’estraniante anacronistica architettura cubana dell’Avana – fatiscente ovvero rinascente dalle proprie ceneri –, focalizzata da Piero Ottaviano in panoramiche ombrose e folgoranti. Venticinque scatti sfavillanti sfumanti ingrigiti.

(e.s.l.)

 

(Articolo redatto in collaborazione con il Corriere dell'Arte)

 

Piero Ottaviano, Barrio San San Leopoldo, L'Avana, Cuba, 2022, foto-panoramica b/n © aut./Building/Phos

 

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