Google Glass 4LIS: il Museo Egizio di Torino è cyber

Google Glass 4 LIS è un progetto avanzato per consentire ai sordi di avere accesso in forma completa all'esperienza museale del Museo Egizio di Torino

Fonte: Tom's Hardware

Il Museo Egizio di Torino ieri è sembrato davvero l'ambiente perfetto per accogliere i Google Glass. Chi l'avrebbe mai detto che sculture millenarie e avanguardia hi-tech potessero stabilire un punto di contatto? Eppure Google Glass 4 LIS è un progetto nato per abbattere barriere: nello specifico quelle che ancora oggi non permettono ai sordi di avere accesso in forma completa all'esperienza museale.

Rokivo Inc., Vidiemme Consulting in sinergia con l'Ente Nazionale Sordi (ENS), il Politecnico di Torino e Istituzioni locali hanno collaborato per la realizzazione della prima applicazione al mondo progettata per un dispositivo indossabile che permette di tradurre i contenuti culturali da una lingua naturale in linguaggio dei segni.

"Il Museo Egizio ha fatto talmente tanti passi in avanti in termini di innovazione e contenuti che l'abbiamo preferito ad altre istituzioni, come ad esempio il British Museum", ha spiegato Valerio Saffirio, managing director e fondatore di Rokivo. "Il secondo motivo di questa scelta si deve alla società Rokivo. Newyorchese di nascita, ma fatta da italiani, molti dei quali torinesi".

"È chiaro che per noi è tutto un divenire. Senza nessuna chiusura è dal 2011 che stiamo proseguendo con l'opera di rinnovamento che terminerà nella primavera 2015 con uno spazio raddoppiato", ha puntualizzato il Presidente dalla Fondazione Museo delle Antichità Egizie, Evelina Christillin. "L'iniziativa va in due direzioni: prima di tutto la massima fruizione museale per ogni tipo di pubblico, in secondo luogo quella della tecnologia".

Sul fronte tecnologico si tratta della prima applicazione in via sperimentale totalmente "Made in Italy" sviluppata per i Google Glass. La piattaforma si basa sui risultati di ricerca conseguiti dal Progetto ATLAS, coordinato dal prof. Paolo Prinetto del Politecnico di Torino con il supporto dell'Università degli Studi di Torino e il contributo del dott. Carlo Geraci, ricercatore presso l'Institut Jean-Nicod di Parigi.

L'obiettivo è stato fin dall'inizio quello di tradurre in modo automatico nella lingua dei segni italiana (LIS) contenuti altrimenti fruibili con difficoltà o non fruibili del tutto. In sintesi permettere alle persone sorde un completo accesso all'esperienza culturale e museale, e una visita pienamente soddisfacente. Fondamentale quindi la stretta collaborazione con l'Ente Nazionale Sordi, allo scopo di sviluppare un prodotto perfettamente in linea con le esigenze dei futuri utenti.

"In Italia i sordi sono circa 60mila ma ben il 10% della popolazione soffre di disturbi all’udito che incidono negativamente, in modo significativo, su molti aspetti della vita quotidiana. "La LIS, o lingua dei segni italiana, costituisce per la maggior parte dei sordi la prima lingua, mentre l’italiano rappresenta la seconda, e non è compresa da tutti", ricorda la nota ufficiale.

Rokivo, specialista in user experience, in pochi mesi ha ricevuto l'ok da parte di Google per procedere con il progetto e ricevuto in dote un paio di Google Glass. A quel punto è partito il lavoro di sviluppo software grazie all'apporto di Vidiemme Consulting e la piattaforma tecnologica ATLAS, che permette la traduzione dall’italiano alla LIS e la visualizzazione tramite attore virtuale.

Il risultato è un avatar che sullo schermo dei Google Glass traduce i contenuti editoriali correlati a ogni elemento della collezione del Museo Egizio in linguaggio dei segni. È sufficiente inquadrare un'opera e procedere con un comando vocale o tattile (sulla stanghetta) per attivare la funzione.

"Ogni progetto sviluppato per i Google Glass rappresenta per noi una sfida continua", ha ricordato Giulio Caperdoni, COO di Vidiemme Consulting. "Non solo abbiamo a che fare con una tecnologia mobile e per di più indossabile, ma anche, e soprattutto, utilizziamo un dispositivo in continua evoluzione, di cui non esiste ancora una forma stabilizzata. È quindi una bellissima sfida ideare e implementare concept acquisendo un know-how all’avanguardia, unico nel panorama italiano".

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Articolo pubblicato il 13/11/2013