Settembre d'Oriente - Parte 3

Benvenuti come al solito sulla nostra rivista online per il nostro terzo appuntamento sul cinema orientale, dopo i già ottimi sei film consigliati nelle due puntate precedenti.

Questo mese partiamo subito in quarta, dalla Cina con furore con uno dei registi più conosciuti e amati dal pubblico di tutto il mondo, il terrore di tutti i piccioni di Hong Kong, ovvero l'unico e inimitabile mastro John Woo. 

L'iperbolico virtuoso della camera venuto dall'est per poi passare all'ovest, e' successivamente di nuovo tornato in madre patria negli anni più recenti, dove continua a sfornare cinema di raro e altissimo livello di qualità e intrattenimento, come da sempre ha abituato i suoi spettatori.

Successivamente parliamo di due film diretti da registi meno blasonati e conosciuti ai più, sicuramente dopo il big boss nominato in apertura, ma pur sempre autori di due piccole isole felici nel grande oceano del genere action/thriller, dove senza ombra di dubbio alcuno negli ultimi decenni l'oriente ha messo la freccia, sorpassato e staccato di brutto il cinema occidentale.

Due storie interpretate da due anti-eroi che rispondono (seppur riluttanti al principio) all'epica chiamata alla giustizia nel difendere i deboli contro i prepotenti, che siano ragazzine senza famiglia rapite da gangster senza scrupoli o prostitute rapite da uno spietato serial killer.

Ed ora dopo avervi stuzzicato l'appetito con questo piccolo antipasto, passiamo al piatto forte dell'articolo entrando nel merito di ognuno di questi 3 film.


MANHUNT (2017 - John Woo)
Il tema dell'uomo ingiustamente accusato che deve poi darsi alla macchia per sfuggire alla polizia è sicuramente uno di quelli più abusati nel mondo del cinema, che siano film come il mitico "Intrigo internazionale" del grande Alfred Hitchcock oppure il piacevole "Il fuggitivo" degli anni 90, con lo storico Harrison Ford braccato senza tregua da un sempreverde Tommy Lee Jones.

Ma ovviamente un vecchio volpone come John Woo tutto può tranne che riproporre la stessa minestra, infatti riesce a rivenderci ancora lo stesso film con alcune piccole scelte stilistiche/narrative e il suo solito tocco di classe alla regia, perfettamente riconoscibile come e meglio di un impronta digitale indelebilmente impressa negli occhi e nei cuori di tutti i suoi fans.

In questo caso il nostro "running man" è un avvocato ingiustamente accusato dell'omicidio di una affascinante e misteriosa femme fatale conosciuta ad un party la sera prima.

Risvegliato accanto al corpo senza vita della donna, inizialmente l'uomo chiama la polizia e cerca di far valere le sue ragioni, salvo poi vedersi in un lampo le manette ai polsi per un caso che per le autorità sembra già risolto in partenza.

Così non appena capisce di essere stato abilmente incastrato e che dietro il delitto gatta ci cova, sfugge agli agenti cominciando un tira e molla tra le forze dell'ordine che gli danno la caccia e la sua indagine privata per scoprire il vero assassino della donna.

Ottima la scelta di Hanyu Zhang nel ruolo di protagonista, attore sia abile nella giostra di performance fisica richiesta dalle numerose scene d'azione che perfettamente credibile nel recitare il ruolo dell'innocente tormentato, incapace fino all'ultimo di credere alla portata e le dimensioni delle forze messe in moto per accusarlo.

Inutile parlare ancora della bravura di Woo dietro la macchina da presa, sobrio ed elegante nel descrivere il mondo in cui si muovono i vari personaggi cosi' come poi irresistibilmente esplosivo nel dirigere le scene d'azione, danze perfettamente coreografate di combattimenti, sparatorie e inseguimenti dirette al suo solito modo affascinante e ineccepibile.

Insomma un signor regista che alla veneranda età di 72 anni si conferma ancora come veterano indiscusso del genere al fianco di altri immarcescibili come George Miller e il suo ultimo "Mad Max: Fury Road", dimostrando che questi vecchietti hanno ancora molto da insegnare alle nuove generazioni in fatto di film action.


THE MAN FROM NOWHERE (2010 - Jeong-beom Lee)
Spostandoci dalla Cina alla Corea del Sud, passiamo a un altro film dove sparatorie e botte da orbi si sprecano per quasi due ore, senza trascurare la trama di fondo e i personaggi davvero azzeccati e ben scritti.

Protagonista principale è un glaciale e silenzioso Won Bin, qui nel ruolo di un solitario gestore di un banco dei pegni che per sventura/avventura si ritrova coinvolto nelle vicende di droga della vicina di casa e la sua piccola bambina.

Le due finiscono infatti sequestrate e l'uomo si troverà a trattare per le loro vite con un branco di gangster senza scrupoli, sfruttatori di bambini e spacciatori che per arrotondare la ghirba gestiscono anche un traffico di organi strappati alle loro vittime ignare.

I criminali pensano di sfruttare l'uomo per una finta consegna di droga con cui incastrare una cosca rivale, ma non sanno che sotto la silente figura del quieto bottegaio si nasconde in realtà un inarrestabile sicario addestrato dai servizi segreti e ritiratosi anni prima dopo una terribile tragedia personale. 

Inizia cosi una guerra senza esclusione di colpi su tre fronti tra l'uomo, i rapitori e i poliziotti che lo seguono sempre più da vicino, indagando sulla scia di sangue che lascia alle sue spalle, nel tentativo sempre più disperato di salvare la bambina da un futuro come schiava per le bande criminali.

Tecnicamente ottimo come scelte di regia e messe in scena, specie nelle scene action dove i duelli sono perfettamente orchestrati nella velocità e i movimenti di macchina; non senza uno sfondo di cattivissimo humour nero costante specie nella cattiveria sopra le righe dei cattivoni che innavertitamente hanno svegliato un micidiale dobermann addormentato.

Molto buono anche il resto del ecosistema di personaggi che ruotano attorno la vicenda, con alcune scelte di trama forse un pò telefonate ma capaci comunque di spremere una giusta lacrimuccia e infondere nelle vene dell'anti-eroe protagonista il sacro furore della vendetta.

Un'altra ottima perla made in Corea che sembra davvero essere nel vivo di una rinascita cinematografica nell'ultimo decennio, sfornando decine di action e thriller davvero di valida fattura.


THE CHASER (2008 -  Hong-jin Na)
Ed eccoci come annunciato al secondo anti-eroe dei consigli di oggi, ancora sud coreano e interpretato dall'ottimo Yoon-Seok Kim.

Un personaggio per il quale inizialmente lo spettatore prova antipatia, sfruttatore e pappone di professione che vediamo minacciare una giovane madre malata per andare a soddisfare le voglie di un cliente notturno.

Ma quando si rende conto che all'indirizzo dove ha mandato la donna sono già scomparse altre due ragazze, per l'uomo inizierà una lunga notte di passione alla caccia del misterioso uomo che crede gli stia rubando le sue dipendenti.

Sempre più inorridito scoprirà invece che l'uomo è in realtà uno psicopatico assassino afflitto da impotenza che ha già mietuto innumerevoli vittime tra donne, sconosciuti e semplici sventurati che hanno avuto l'ardore di bussare alla sua porta.

Un thriller teso e originale dove l'assassino viene catturato fin da subito e la corsa contro il tempo sta nel trovare il suo covo dove l'ultima sua vittima potrebbe essere ancora viva.

Una spasmodica ricerca nell'arco delle 12 ore che la polizia ha prima dover rilasciare l'uomo per mancanza di prove e che Yoon-Seok Kim svolge parallelamente a modo suo con la figlia della stessa sul sedile posteriore della macchina assieme al suo fidato (ma non molto sveglio) giovane braccio destro.

Altrettanto bravo è Jung-woo Ha nel ruolo del serial killer, col viso quasi svampito e sorpreso da ragazzo innocente che si trasfigura in una sadica maschera di odio e violenza al cospetto delle sue vittime, uccise con tutta la calma e tranquillità di chi sembra stia quasi svolgendo le più comuni mansioni casalinghe.

Molto buono il lavoro di Na Hong-jin, esordiente alla regia che ci mostra una Seoul corrotta e sporca ad ogni livello e in ogni inquadratura, dalla tragicomica inefficienza della polizia all'indifferenza dei vicoli bui dove si rincorrono il cacciatore e l'assassino, per non parlare la sudicia casa vuota dove la giovane donna sanguinante aspetta inutilmente i soccorsi in agonia.

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Articolo pubblicato il 23/09/2018