Però, quanta strada ha fatto Luca Tommassini da First Valley..

Il libro semi-autobiografico che spiega il significato del Fattore T, ovvero di quell’isola né italiana né americana che attira a sé le migliori influenze delle due culture

Fattore T è il titolo del primo libro del ballerino e coreografo Luca Tommassini, edito da Mondadori e scritto insieme al ghostwriter Paolo Valentino. Presentato al Circolo dei Lettori di Torino, il testo non rappresenta una vera e completa autobiografia, per volere dello stesso Tommassini di non farne un’autocelebrazione, ma di una serie di aneddoti importanti della sua attività artistica, dall’infanzia nel quartiere romano di Primavalle (simpaticamente inglesizzato in First Valley) alla collaborazione con le più grandi popstar mondiali fino al ruolo che lo ha reso celebre al grande pubblico italiano, quello di direttore artistico di X Factor.

Luca Tommassini, incalzato dalle domande del critico d’arte ed ex Direttore del Circolo, Luca Beatrice, si è raccontato a partire dai primi anni vissuti a Primavalle, un quartiere che in quel periodo non era certo tra i più rinomati della capitale, ma che gli ha inaspettatamente riservato un’importantissima sorpresa. Proprio in quel luogo infatti, Enzo Paolo Turchi aprì una scuola di danza, permettendo così al piccolo Luca di poter frequentare corsi di uno dei più significativi ballerini dell’epoca e divenendo poi di fatto, una sorta di figlioccio per Turchi e Carmen Russo.

Le prime avvisaglie di una certa creatività risalgono a quando Tommassini aveva sette anni e verniciò intermante (maniglie e mobilia comprese) la propria stanza di rosa. Una prima performance che non ebbe successo, visto l’inevitabile critica negativa della madre. Quindi dopo essersi cimentato in varie forme d’arte, dalla pubblicità del Calippo fino ai primi programmi tv condotti da Pippo Baudo e con a fianco l’amica Lorella Cuccarini, Luca all’età di 17 anni decise di affrontare una nuova avventura oltreoceano.

Arrivato a New York, Tommassini non conosceva nessuno e non parlava nemmeno l’inglese, per cui i primi tempi furono molto difficili, ma lui continuò a fare provini con fortune alterne. La possibilità di confrontarsi con una grande artista però non tardò arrivare. E qui Tommassini racconta l’evento un po’ grottesco: “Mi presentai ai casting per i ballerini del nuovo tour di Whitney Houston, ma le prime due richieste erano che bisognava essere neri di carnagione e alti oltre il metro e 85, entrambi requisiti e io chiaramente non possedevo”.

Ma quel provino andò bene e Luca affrontò un paio d’anni davvero stellari, era appena ventenne ed il mondo si stava accorgendo di lui. Così come tutto quel mondo che tanto aveva sognato presentava in toto le sue controversie, a partire dall’uso diffuso delle droghe. Tommassini in quella situazione ci era stato catapultato, ma dandosi determinati freni e rifiutando ciò che poi ha portato alla morte della Houston: il crack.

Ma è del 1993 l’inizio della collaborazione per cui è più conosciuto, quella con Madonna, ed anche qui i casting furono tutt’altro che privi di emozioni. Lui racconta al pubblico: “Nei provini decisivi Madonna chiese a noi di raccontarle una barzelletta. Ora, a me non piace raccontarle e non mi fanno nemmeno ridere, per cui decisi senza pensarci di impersonare il ruolo di guascone, rifiutando di raccontare la barzelletta e tenni tutto il giorno quel personaggio. Evidentemente a Madonna piacque perché mi prese”.

Da lì la strada per Luca Tommassini è stata in discesa, ed ha potuto stare a fianco dei suoi più grandi idoli, da Michael Jackson a Prince, dipinto però alquanto deludente dal punto di vista umano. Poi il ritorno in Italia, ma soprattutto le prime esperienze da coreografo, volute da Claudio Baglioni. Il cantautore romano ha sempre avuto tanta stima di Tommassini, tale da definirlo come un’isola in mezzo al Pacifico, che attira al suo interno le influenze migliori sia dall’Italia che dagli Stati Uniti.

Anche questa seconda carriera gli ha regalato numerose soddisfazioni, fino a quando fu contattato da Simon Cowell per X Factor spagnolo, nel quale voleva inserire la figura del Direttore Artistico. Passato poi all’edizione italiana Tommassini ha saputo rielaborare la forma del talent e della musica in televisione tanto da essere diventato un modello per lo stesso Cowell che lo chiama regolarmente per farsi dare consigli, uno su tutti: come creare tutta una serie di scenografie spendendo solamente 700 euro a serata (a differenza di Amici per cui ne costa 80mila!).

La vita di Luca Tommassini, nonostante la sua carta d’indentità dica solo 45 anni, è stata costellata di successi internazionali, tanto da far pensare che il libro non racconti per filo e per segno la sua vita non per una questione di rifiuto all’autocelebrazione, ma più per la mancanza di spazio; per raccontarla tutta ci vorrebbe infatti forse più una collana di volumi che un solo libro. Motivo in più per leggere questo condensato di vita straordinaria che insegna che di Fattore C non si può vivere per arrivare ad avere il Fattore X, che per ottenere il successo occorre sudare, avere costanza e sacrificio e saper talvolta rischiare, un insieme di cose che si possono riassumere sotto il nome di Fattore T.

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Articolo pubblicato il 08/02/2016