L’Imam di Colonia e il martire kenyota, due facce dello stesso Dio

Le differenze evidenti di due uomini della stessa religione, ma di un credo differente

21 dicembre 2015 – Al Shabaab, formazione islamista e cellula somala di Al-Qaeda, si è resa protagonista dell’ennesimo atto terroristico di quella zona che vive sempre più nel panico: hanno bloccato un autobus che viaggiava in direzione di Mandera, nel nord-est del Kenya. Dopo aver fatto scendere i passeggeri, gli “uomini” di Al Shabaab hanno poi continuato in quello che ormai è diventato il loro rituale, dividendo i musulmani dai cristiani in due file, per compiere una fucilazione di massa verso questi ultimi. In questo caso i musulmani presenti si sono però rivoltati, hanno dato veli ai cristiani per non farli riconoscere e si sono opposti ai terroristi. Ai due civili islamici che hanno preso parola per protestare, Al Shabaab non ha esitato a sparargli. Uno di questi, l’insegnante Salah Farah, ha riportato ferite gravissime, ma nonostante ciò è stato in grado di raccontare con un filo di voce l’accaduto ai giornalisti: “Gli abbiamo chiesto di ucciderci tutti o di lasciarci andare. Appena abbiamo parlato hanno sparato a me e ad un altro ragazzo”.

31 dicembre 2015 – Gli avvenimenti accaduti nella notte di San Silvestro a Colonia sono ben noti a tutti. Non è ancora chiaro invece il numero di islamici che in quella serata di festa hanno molestato, stuprato e tentato di stuprare altre donne tedesche. Si tratta di 500 o forse 1000 persone che hanno compiuto un vero e proprio abominio nei pressi della stazione ferroviaria e in altri luoghi della città, ma varie denuncie sono arrivate da ogni parte della Germania. Molto difficile è fare un bilancio complessivo, visto il mancato rapporto delle forze dell’ordine presenti ed impassibili e il silenzio totale del governo tedesco per quasi una settimana.

18 gennaio 2016 – Al Kenyatta National Hospital di Nairobi, muore per le ferite riportate, Salah Farah, l’uomo che un mese prima si era sacrificato per uomini di una religione diversa dalla sua. La sua salma è stata scortata dalla polizia fino al suo paese, Mandera, dove svolgeva anche il ruolo di vice preside. Poco prima del tragico evento però, Salah aveva fatto in tempo a fare la sua ultima esternazione alla stampa: “Siamo fratelli. E’ la religione a fare la differenza, quindi chiedo ai miei fratelli musulmani di prendersi cura dei cristiani, in modo che i cristiani possano prendersi cura di noi”.

21 gennaio 2016 – L’Imam della moschea di Colonia, Abu-Yusuf, non esita a dire la sua riguardo ai fatti di San Silvestro, ed ai suoi fedeli dice: “Uno dei motivi per cui gli uomini musulmani violentano e infastidiscono le donne è per come vanno vestite. Quando se ne vanno in giro mezze nude e profumate, accadono certe cose. E’ come buttare olio sul fuoco”.

OGGI – L’Imam è ancora al suo posto. Ma c’è da badare bene a fare i moralisti, solo pochi anni fa un parroco di una frazione nel golfo spezzino disse le stesse cose, mettendole per iscritto e affiggendole nella propria Chiesa, quasi a sentirsi il successore di Martin Lutero. Ma anche qui c’è poco da criticare, non se la si può prendere con quel prete, dopotutto  si può capire che abbia avuto voglia di fingersi uno dei suoi miti, capita sovente alle persone che cercano di nascondere la propria identità, essendo questi dei completi imbecilli. Riecheggiano nella testa le parole di Salah “siamo fratelli” e quasi viene da sperare con non sia sempre la verità, che di qualunque Dio si parli ci abbia fatto sì, il dono di avere Salah come fratello, ma che ci abbia almeno assegnato l’Imam di Colonia come cugino di terzo o quarto grado, di quelli che nemmeno a Natale li devi vedere.

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Articolo pubblicato il 25/01/2016