Brasile: la Camera approva l’impeachment alla Rousseff, migliaia di brasiliani in festa

Approvato l’impeachment alla presidente Rousseff con una maggioranza schiacciante, lei risponde che “la battaglia è solo all’inizio”, intanto i brasiliani festeggiano questa vittoria

367 sì, 137 no e 7 astenuti: la Camera di Brasilia si è pronunciata, dopo tre giorni e notti di dibattito, a favore dell’impeachment per la presidente Roussef.

Un boato di consensi. Alcuni deputati si sono persino messi a cantare il loro essere brasiliani “con molto orgoglio e molto amore”.

Si attende ora il pronunciamento del Senato, successivamente quello della Corte Suprema e nel mentre sarà Michel Temer, suo vice del movimento democratico brasiliano, ad assumere su di sé il potere e formare il nuovo governo.

Un risultato che segna indubbiamente una svolta per il Brasile: fino a non troppo tempo fa sembrava lontano e quasi impensabile.

Tuttavia, lo smarrimento e la confusione che negli ultimi mesi hanno pervaso il paese grazie ai numerosi scandali legati alla corruzione, all’emergenza Zika, alla forte recessione economica – in barba a chi cercava di “vendere” il Brasile come potenza in ascensa – al Pmdb, che ha lasciato la coalizione per portarsi all’opposizione del governo, ebbene tutto ciò ha reso possibile questo avvenimento.

Nonostante la clamorosa decisione, la presidente non molla e accusa Temer – per il quale esiste una richiesta d’impeachment per “ritocchini” di bilancio - di essere un “cospiratore” e “traditore”, dichiarando che si tratta di un vero e proprio "golpe mascherato con pretesti legali".

Un rimpallo di accuse, as usual.

Addirittura la Rousseff procede incalzante con un paragone tra la situazione attuale e la dittatura militare:"quello era un regime violento, molto peggiore, dove le persone venivano torturate, ma oggi vedo i miei diritti torturati e soffro perché stiamo vivendo un attacco alla democrazia".

Parole forti, che certo non stupiscono né i deputati e tantomeno i cittadini brasiliani e latino-americani in generale, abituati da sempre a politici populisti che, pur di rimanere su quella poltrona, venderebbero al demonio anche i propri giorni mortali su questa Terra: un fenomeno cui noi italiani non siamo certo estranei e che non rappresenta nulla di nuovo per le nostre orecchie, anche se non ai livelli dell’America Latina, la quale appartiene a vicissitudini socio-politiche storicamente lontane dalle nostre.

Va aggiunto poi, che da questo momento in avanti non sarà per questo tutto rose e fiori dato che il presidente della Camera è indagato dai giudici dello scandalo Petrobras, dopo la scoperta di conti milionari nascosti in Svizzera e in altri paradisi fiscali.

Perché allora è ancora lì? Perché gode dell’immunità parlamentare, off course, dunque non può essere arrestato, ma la disfatta della sinistra brasiliana ha provocato un tonfo così grande, che l’eco ne rimbomberà ancora per molto tempo nelle memorie dei migliaia di brasiliani che hanno festeggiato questa vittoria per le strade di San Paolo, una vittoria che tuttavia, per essere stabile e definitiva, dovrà trasformarsi in qualcosa di concreto.

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Articolo pubblicato il 19/04/2016