Grandeur ma non troppo

La Francia si arrende dinnanzi al piccolo Portogallo, testa geografica dell’Europa

Spesso gli stereotipi, i luoghi comuni, la storia recente sono le lenti sbagliate con cui guardare i popoli e i loro (in)successi, sia in politica, nello sport o in altre discipline.

Pochi giorni fa, buona parte dei Francesi, ma a dire il vero degli europei e della stampa internazionale, dava per scontato che i padroni di casa, come era già accaduto per un precedente Europeo e una Coppa del Mondo, avrebbero stravinto la kermesse calcistica sul proprio suolo, stilando poi anche editoriali pindarici e improponibili su cosa avrebbe voluto dire un successo calcistico per i transalpini dopo le brutte vicende che li avevano colpiti con gli attentati terroristici.

Tutto avrebbe potuto e dovuto contribuire ad alzare l’autostima dei Francesi (che ne hanno già da sempre in abbondanza), a far loro riconoscere le proprie capacità, la voglia di ricominciare, e innalzare il livello di fiducia in parte calato dopo l’ultimo anno (ma ci vuole ben altro per fronteggiare il terrorismo e adoperarsi per una Europa più multiculturale).

Dopo un Europeo andato a gonfie vele (ma più per come la Francia sia stata in grado di controllare eventuali eventi terroristici piuttosto che per aver disputato un ottimo Europeo visto che le prime due partite erano state risolte all’ultimo minuto e quella contro la Germania grazie anche a un rigore molto controverso), riuscire a vincere la finale contro il Portogallo senza Ronaldo (azzoppato dopo pochi minuti con un fallo al limite dell’espulsione ma neanche sanzionato con un giallo) sembrava impresa tutt’altro che difficile.

In fondo il piccolo Portogallo senza la sua stella poteva essere la Nazione in grado di portarsi a casa l’Europeo? Secondo i Francesi evidentemente no, visto che avevano già preparato il bus lustrato a nuovo per far fare il giro dei suoi giocatori per tutta Parigi.

Che cos’è il Portogallo? Forse è una regione della Spagna (come mi era capitato di leggere qualche anno fa sulla base di un sondaggio effettuato tra gli statunitensi), oppure ciò che resta dell’ultimo più grande impero dell’Occidente che si estendeva dall’America Latina sino all’estremo Oriente di Macao per passare dai molti Stati lusofoni dell’Africa?

E magari quanti sanno che il portoghese è la terza lingua occidentale più parlata al mondo, e quindi di gran lunga di più del francese?

E quel termine “globalizzazione”, che riempie la bocca dei grandi Stati occidentali di oggi, non nacque proprio grazie ai grandi navigatori come Vasco da Gama, Bartolomeo Diaz e Magalhaes (volgarmente conosciuto come Magellano) che seppero unire e amalgamare culture e territori diversi in tutto il mondo a differenza della odierna concezione di globalizzazione che significa solo omologazione e capitalismo finanziario?

Ebbene quell’orgoglio vagamente nazionalistico tipico dei Francesi, questa volta lo hanno avuto i Portoghesi del fado e della saudade, ritrovando la voglia di battere i transalpini che dopo pochi minuti avevano tolto di mezzo il loro capitano, quei Portoghesi che non avevano mai vinto un trofeo e che lo avevano pure perso in casa nel 2004 contro la Grecia.

Dall’altra parte del pianeta, per due volte di seguito, il piccolo Cile di Vidal vinceva qualche mese fa per la seconda volta consecutiva la Coppa America nella finale con la stessa Argentina dello stesso Messi che sbagliava di nuovo il rigore.

Dunque, il calcio è il terreno della rivincita delle Nazionali più piccole, dei Paesi meno “importanti” contro chi ha la pretesa di avere la certezza di poter fare bottino pieno, dimenticando che il calcio è pur sempre un gioco di squadra e anche chi ha pochi campioni, o come il Portogallo si trova a non averne nessuno dopo l’uscita dal campo di Ronaldo, può guadagnarsi il podio.

C’è un’immagine letteraria che crediamo possa meglio sintetizzare l’orgoglio del piccolo Portogallo ed è quella di uno dei versi più belli dell’opera magna della letteratura lusitana scritta mezzo millennio fa dal suo scrittore più noto, Luís de Camões e incisa a Cabo de Roca, il punto più occidentale d’Europa.

Il verso ci ricorda come il vecchio continente, se ruotato di novanta gradi, diventi una donna le cui braccia sono la destra l’Italia e parte del mediterraneo e la sinistra quella dei Paesi scandinavi, con il Portogallo a simboleggiare “la testa di tutta l’Europa dove finisce la terra e comincia il mare”: da domenica, almeno calcisticamente, il Portogallo può vantarsi di essere in testa all’Europa, quell’Europa da cui le due grandi protagoniste, Francia e Gran Bretagna, sono uscite, una calcisticamente e l’altra politicamente.

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Articolo pubblicato il 14/07/2016