Esiste la coscienza? Esiste la realtà?

Ipotesi quantistiche.

Per spiegare la coscienza e la realtà è doverosa una introduzione

Partiamo dal più famoso esperimento di fisica quantistica: la doppia fenditura.

Con questo esperimento si è dimostrato che sia gli elettroni che i fotoni si comportano in modo anomalo assumendo sia la forma di onda che quella di particella.

Cosa è accaduto con l’esperimento a doppia fenditura?  Gli scienziati hanno scoperto che quando un elettrone passa attraverso una barriera con una sola fenditura, il suo comportamento è in base alle attese; particella era, particella rimane. Al contrario, se nella barriera vi sono due aperture, quello stesso elettrone si trasforma in un’onda attraversando nello stesso istante le due fenditure e ritornando particella alla fine del percorso.

Per farlo l’elettrone dovrebbe avere una sorta di consapevolezza. Sapere cioè che esistono due fenditure e risolvere la questione passando in entrambe come onda. Ma chi può aver dato consapevolezza delle due fenditure se non la coscienza dell’osservatore? 

In più si scoprì che se si osserva, l'elettrone o il fotone, si comporta da particella, se non si osserva si comporta come onda. 

Ma, e qui c’è il ma, un certo John Wheeler cambiò nuovamente prospettiva. Egli voleva rispondere alle domande: quando l'elettrone o fotone parte è lui che decide come partire? Sotto forma di onda o di particella? E' lui che decide che tipo di comportamento assumere, vista la doppia valenza?

Wheeler piazzò due telescopi in modo che non ci fosse interferenza dell’osservatore per capire se la sua decisione, quella del fotone, di assumere la caratteristica di onda o di particella, fossa stata presa a priori, prima cioè di sapere il percorso.

Scoprì che anche in questo caso se si misura, con gli strumenti, vi sono particelle, se non si misura, con l'intento scintifico di misurare, si ottiene un’onda.

Da qui la sua frase: "L'osservatore crea la realtà e la modifica anche a ritroso".

Andiamo oltre. 

Un team di fisici dell'università di Bristol ha creato uno strumento che misura la doppia natura dei fotoni. Particella e onda. Grazie a queste misurazioni si è giunti a scoprire che lo stato dei fotoni o degli elettroni muta al mutare delle idee o aspettative, durante l’esperimento stesso, dell’osservatore.
Non solo: le anticipa. Come se fosse preparato o fosse chiaroveggente.

In un articolo de Le Scienze n. 289  J.Horgan afferma: “i fotoni devono aver avuto una sorta di premonizione, per sapere come comportarsi in modo da soddisfare una scelta che sarebbe stata fatta da esseri non ancora nati su un pianeta ancora inesistente”

Anche il corpo si comporta in modo identico. Libet affermava che ancora prima di decidere di muovere un braccio i neuroni deputati al controllo del movimento si attivano. Dimostrandolo, ovviamente.

Sappiamo, anche, della teoria dei multiversi e dell’esistenza di un onda che va dal passato al futuro e una che va dal futuro al passato. 

Quindi vi è una realtà creata in leggero anticipo rispetto alle nostre scelte. Altrettanto vero che vi è una realtà creata in base alle nostre scelte. O meglio che la realtà assume connotati in armonia con le nostre aspettative. 

Le nostre aspettative sono parte della nostra storia e quindi otteniamo solo ciò che ci aspettiamo. Siamo con ciò, prevedibili. Questo spiegherebbe la premonizione dei fotoni e dell’energia quantistica nella nostra vita come creatori di realtà.

Quindi, arrivato fino a qui, di che tipo di coscienza parliamo? A questo punto, le decisioni, sono decisioni prese da noi o sono conseguenze ineluttabili raccolte dalla nostra storia personale?

Allora dico: e se si facesse in modo differente? Se si pensasse in base all’inaspettato? In questo modo la parte quantica della nostra realtà dovrebbe fare un “reset” un “reboot”  cioè una cancellazione e un riavvio con qualcosa di totalmente nuovo. 

Allora che posto avrebbe la nostra coscienza? Non sarebbe diversa? 

Se come dico: “è come ci immaginiamo il futuro che creiamo la nostra vita nel presente” è vero anche un’altra frase alla quale sono molto affezionato che è: “Nulla esiste di per sé. Tutto esiste in base all’idea che si ha!”

E questo non è forse avere un pò di nuova coscienza?*

Sergio Audasso


(*) coscienza: 

1. in ambito filosofico, si potrebbe genericamente definire come un'attività con la quale il soggetto entra in possesso, tramite l'apparato sensoriale, di un sapere immediato e irriflesso che riguarda la sua stessa, indistinta, corporea oggettività e tutto ciò che è esterno a questa. 

2. In ambito spicologico è una qualità della mente che di solito include altre qualità quali ad esempio la soggettività, la autoconsapevolezza, la conoscenza e la capacità di individuare le relazioni tra sé e il proprio ambiente circostante.

3.in ambito interiore e spirituale è rispondere davvero alla domanda: “Conosci te stesso”

 

 

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Articolo pubblicato il 15/12/2016