Testamento biologico. Duro scontro in Commissione Affari Sociali.

PD e M5S in sintonia.

Bagarre nella XII Commissione Affari Sociali della Camera durante il dibattito sul disegno di legge  in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari. I cosiddetti DAT o Testamento Biologico.

La prima procedura è stato applicare un taglio netto agli emendamenti, passati da 3200 a 265. Questo “taglio” non ha fermato le varie discussioni interne dove, vari esponenti di partito, hanno dato il meglio di sé sia nei pro che nei contro.

Le continue prese di posizioni contrastanti, tuttavia,  stanno allungando i tempi di approdo in aula del DDL prevista per il 30 gennaio.

Cosa dice il testo in discussione.

Punto centrale delle legge è il principio del consenso informato fondato sul rapporto medico/paziente.

Nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata. 

I maggiorenni capaci di intendere e di volere potranno compilare una dichiarazione anticipata di trattamento "DAT" potranno esprimere sia il consenso che  il rifiuto di quelle  cure che prolunghino artificialmente il proprio percorso biologico ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.

La possibilità di nominare un “fiduciario” in caso il dichiarante perdesse la propria capacità di autodeterminazione in grado di trattenere i rapporti con i sanitari e vedere applicate le volontà prescritte.

Il medico è tenuto all’osservanza di tali volontà ad esclusione dei casi in cui, in accordo con il fiduciario o i famigliari designati e aventi diritto, esistano motivate possibilità del miglioramento delle condizioni di vita.

Le DAT vanno redatte in forma scritta. Devono avere due testimoni o un medico o essere avvallate da un pubblico ufficiale anche in forma digitale informatica. Sono modificabili in ogni momento della vita.

Lo scontro in Commissione.

Tra accuse di tempistica veloce e di suicidio legalizzato ecco cosa è accaduto in Commissione. 

Matteo Mantero (M5S), respinge con fermezza le accuse di tempi ristretti dicendo:

"il dibattito sui temi del cosiddetto fine vita è ormai in corso già dalla scorsa legislatura e che semmai occorre procedere quanto prima a colmare un vuoto legislativo che alcuni casi eclatanti come quello di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro hanno portato anche all'attenzione dell'opinione pubblica". E ha aggiunto: "in particolare allo svolgimento, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge in materia di disposizioni anticipate di trattamento, di un ampio ciclo di audizioni di esperti e di associazioni di categoria, che hanno contribuito positivamente a fugare taluni dubbi su argomenti importanti. Ad esempio, è chiaramente emerso come nutrizione e idratazione artificiali debbano considerarsi a tutti gli effetti dei trattamenti medici, in ordine ai quali il paziente, sulla base del principio di inviolabilità del corpo, dovrebbe avere libertà di scelta".
In più lo stesso deputato ha ricordato come lo stesso testo fosse già stato votato all’unanimità nel comitato ristretto, concludendo con: "È necessario creare un contesto normativo grazie al quale chiunque possa essere messo nelle migliori condizioni per decidere cosa sia meglio per sé".

La parola poi è passata a  Alessandro Pagano (Ln),
Il quale vede il testo come "un vero e proprio attacco all'uomo in quanto tale".

Esprime parere fortemente contrario alla calendarizzazione del DDl in aula in quanto, a suo dire: "fa emergere una palese discrasia tra il Parlamento ed il Paese reale, nel quale si registrano posizioni decisamente differenti su tali materie". Nel suo intervento punta l’attenzione sul fatto centrale che si stia discutendo sull’idea stessa di vita e che "questa non può essere trattata come un qualsiasi argomento politico, al quale applicare le logiche di maggioranza".
Nel suo intervento ritiene, definendola "inaccettabile", la tesi secondo cui non sarebbe possibile decidere sulla vita altrui lasciando così i cittadini liberi di decidere su specifici temi quali quelli in discussione portando all’attenzione quanto già accaduto all’estero: "pessime esperienze che si sono registrate in alcuni paesi del nord Europa, dove si è registrata una sorta di escalation dei valori eutanasici che ha portato addirittura alla realizzazione di veri e propri kit attraverso i quali i malati possono darsi la morte". Sottolineando un disegno preciso definito come: "un progetto globale, quasi una sorta di complotto", il cui fine è: "destrutturare antropologicamente l'umanità, che si intende realizzare distruggendo economicamente il ceto medio (come sta avvenendo attualmente in Italia) e promuovendo droghe, aborto, eutanasia, sterilizzazioni di massa, libertà di gioco e prostituzione".

Aggiungendo, in ultimo, l’affermazione secondo cui l’idratazionee l’alimentazione artificiali non sono terapia dichiarando: "grave e criminale consentire con facilità la loro sospensione e così facendo impartire notevoli sofferenze e portare i pazienti ad una morte atroce".
 
E’ stata poi la volta del deputato Benedetto Fucci (CoR). Anche lui estremamente critico rispetto a molte parti del provvedimento. Partendo da ciò che definisce  "principi irrinunciabili" il suo intervento  è stato: "Infatti quelle della rinuncia all'accanimento terapeutico o la volontà di prendere provvedimenti per calmare i dolori (medicina palliativa) sono scelte fondamentali strettamente connesse al principio del cosiddetto consenso informato; il secondo principio è che il non accanimento terapeutico è cosa ben diversa dall'eutanasia, che non può essere in alcun modo accettata e deve anzi essere punita sul piano penale; il terzo principio è che idratazione e alimentazione, pur se somministrate per via artificiale a persone non più in grado di provvedere a se stesse, non possono e non potranno mai essere considerate come forme di accanimento terapeutico; il quarto principio è relativo all'importanza della collaborazione, in un clima di serenità e di fiducia, tra il medico e il fiduciario. Ciò è assolutamente fondamentale nell'ambito della cosiddetta alleanza terapeutica; il quinto principio è che la professionalità dei medici debba essere salvaguardata ed essi, che devono agire in scienza e in coscienza, non possono essere visti come meri 'esecutori' di una volontà loro imposta".

 

Lo stesso Fucci, coerentemente con i principi  enunciati, ritiene il testo incapace di rispote adeguate e auspica che: "con gli emendamenti a firma dei Conservatori e Riformisti ma anche con quelli presentati da altri colleghi di diversa appartenenza politica che si muovono in direzione analoga pur con sfumature e differenze, sia possibile intervenire".
 
Sono tre i motivi “non codivivisibili” che il deputato Antonio Palmieri (Fi)  ha menzionato:"Per quanto riguarda quelle di ordine politico, è innanzitutto incomprensibile la fretta con cui si intende concludere l'esame di un provvedimento divisivo, su cui si esprimono posizioni divergenti anche nello stesso gruppo del Partito democratico, che rappresenta il fulcro dell'attuale maggioranza. Quanto alle considerazioni di ordine culturale  all'argomento oggetto del provvedimento sono sottese una serie di questioni molte delicate, su cui confido che si possa svolgere una discussione proficua, a cominciare dai confini della libertà personale e dal valore della vita, che rappresenta un dono, dal momento che nessuno si è dato la vita da sé. Il testo attuale del provvedimento apre inoltre un pericoloso varco in direzione di una società dei sani e dei forti, in cui i più deboli si configurano come scarti. Passando infine alle considerazioni di merito, ci sono diversi aspetti critici del provvedimento, a partire dall'inaccettabile riduzione del ruolo del medico a mero esecutore testamentario. Sulla questione dell'idratazione e della nutrizione artificiali, l'unica alternativa possibile a tale trattamento consiste nel condannare i pazienti ad una lenta e dolorosa morte per fame e per sete. In terzo luogo, esprimo una forte contrarietà alla formulazione dell'articolo 2 che, in caso di minori ed incapaci, attribuisce potere di vita e di morte ad una terza persona, che peraltro potrebbe anche avere intenti malevoli".
 
Roberta Simonetti (Ln),  se da un lato vede positivo l’esprimersi, da parte del paziente, sulle modalità della sua cura, dall’altro ritiene inaccettabile consentire il rifiuto alla nutrizione e idratazione artificiali, in quanto tale agito è simile ad una dichiarazione di suicidio.  Allo stesso modo, considera inaccettabile che si possa decidere per la vita di un altro anche se si tratta del proprio figlio come nel caso di un minore. Conclude il suo intervento esprimendo a nome della Lega nord contrarietà al testo definendolo: "un testo ideologico, di parte, che rappresenta la bandiera di chi vuole porre la volontà dell'individuo al di sopra di tutto".
 
Di parere contrario all’abbatimento degli emendamenti e dell’accelerazione dell’iter sul provvedimento si schiera anche  Rocco Buttiglione (Udc), il quale vuole evidenziare un’aspetto critico: "vale a dire la convinzione che con le norme all'esame si voglia introdurre surrettiziamente l'eutanasia nella legislazione italiana". Per Buttiglione l’intento del provvedimento dovrebbe essere quello di "rafforzare il rapporto medico-paziente e di fornire al paziente tutte le indicazioni e le informazioni che lo possono aiutare a vivere nel modo più sereno possibile l'esperienza della malattia, riguadagnando la fiducia in se stesso e nelle sue capacità di affrontare la situazione da soggetto invece che da oggetto".
 
Di tutt’altro parere è Giovanni Burtone (PD)  il quale ha voluto sottolineare come l’impinato del consenso informato sia utile a:  "rafforzare il rapporto medico-paziente e una delle conseguenze sia proprio di renderlo più umano". Prosegue aggiungendo una nota saliente rispetto all’atto di compilazione delle DAT in quanto volontario : "E' piuttosto un atto libero lasciato alla libertà del paziente che è rivolto alla malattia e al malato". In risposta poi all’ntervento precedenete sull’alimentazione e idratazione artificiali rammenta come essi siano "atti medici molto impegnativi, decisi ed eseguiti in scienza e coscienza".  
 
La seduta si conclude con l’intervento della relatrice  Donata Lenzi (Pd), la quale, ha voluto sottolineare l’oggetto del provvedimento spostando l’attenzione sul suo nucleo: la persona. La deputata ritiene che il provvedimento non è sulle patologie o sui corpi, ma sulle persone. Le stesso persone con opinioni, fedi e credenze proprie le quali  "non possono essere trascurate, né in base alla nostra Costituzione né in base alle modalità con cui viviamo la nostra società pluralista". 

Quasi sicuramente diverrà difficile, per come si stanno muovendo le cose in Commissione che il testo arrivi il giorno 30 gennaio in aula, l’unica speranza è vedere un testo a misura d’uomo in grado di rispettare la dignità di ogni essere umano malato e di ogni persona che se ne prende cura.

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Articolo pubblicato il 28/01/2017