Se sbagli tu imparo io. Stimolazione visuo motoria con video.

Una nuova frontiera fisioterapica?

Una ricerca tutta italiana, diretta dalla Professoressa  Alice Mado Proverbio, docente di Neuroscienze cognitive presso il Dipartimento di Psicologia dell'Università di Milano-Bicocca, ha dimostrato che il cervello impara anche quando a sbagliare sono altri.

Il campione preso in esame per lo studio constava di 10 giudici esperti in eeg e 24 partecipanti sottoposti a elettroencefalografia così suddivisi: 12 pianisti professionisti e 12 studenti universitari senza una specifica educazione musicale.

Tutti i 24 partecipanti sono stati sottoposti alla visione di filmati dove venivano mostrate le mani di un pianista suonare.

Quando il movimento delle mani non era congruente con la musica nei pianisti professionisti si registrava l’errore.

Cosa importante e poco ovvia, è stata che il solo osservare il movimento delle mani era in grado di stimolare la corteccia motoria e premotoria nel cervello come se a muovere le mani in quel momento fossimo noi stessi.

Questo risultato è stato determinante di come il cervello si attivi al solo vedere un dato movimento compiuto da altri interpretandolo come eseguito da noi stessi. 

Ciò significa che la visione continua di video e la pratica diretta compiuta dal docente concernente l’apprendimento di varie  discipline, tra cui quelle motorie, ne faciliti l’apprendimento e l’esecuzione. 

Dichiara la Professoressa Alice Mado Proverbio "La scoperta in futuro potrebbe essere utile alla riabilitazione clinica in pazienti paralizzati e con deficit motori.
La stimolazione sensoriale, attraverso la visione di un video, contribuisce all'apprendimento della pratica motoria grazie all'attivazione dei neuroni specchio visuo-motori. Lo studio, inoltre, ha permesso di comprendere il meccanismo cerebrale grazie al quale si codificano, e dunque si ricordano, quali dita usare per suonare le note musicali, contribuendo così al processo di apprendimento delle abilità musicali".

Lo studio apre le porte ad un nuovo modello fisioterapico: l’utilizzo di video.  

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Articolo pubblicato il 02/02/2017