Bus inquinanti contro l’inquinamento

Con lo sforamento dei limiti per le polveri sottili, continua il blocco dei diesel e la chiusura delle finestre

Quest’anno non è bastato attendere l’autunno inoltrato per avere alti livelli di inquinamento grazie alla “sinergia” tra auto e riscaldamento degli edifici: i livelli delle PM10 è già più del doppio dei livelli massimi consentiti.

La strategia dell’Amministrazione Comunale, così come quella delle precedenti Giunte, non poteva essere che una: la limitazione della circolazione di auto inquinanti.

Questa volta, però, si è voluto andare oltre. Il blocco dei diesel viene esteso all’intera giornata per l’intera settimana (quindi sabato e domenica inclusi) e persino per i diesel euro 5 di nuova generazione, visto che gli ultimi sul mercato sono gli euro 6.

La levata di scudi, soprattutto dei commercianti, è partita subito, anche perché il tutto sembra essere stato deciso in poco tempo (ma possibile che già un paio di settimane fa non ci si fosse accorti di valori di inquinamento già consistenti?).

Al di là delle misure a breve, anzi, brevissimo termine, come le limitazioni alla circolazione, è evidente che siano necessarie alternative, non solo per combattere lo smog, ma anche per consentire comunque la mobilità ai Torinesi.

Scegliere di andare a piedi o in bici potrebbe essere una buona opzione, se non che respirereste ancora più particolato, tanto che da Palazzo Civico invitano persino a chiudere porte e finestre, per cui figurarsi andare in giro in bicicletta, soprattutto se poi le stazioni per i mezzi del bike sharing sono pressoché inesistenti in periferia.

Potreste puntare sul taxi, ma con cifre esorbitanti, oppure ai “pacchetti” regalo, del tipo se viaggi in tre puoi anche andare a carbone (combustibile a basso impatto ambientale rivalutato da Trump), come se nelle fasce orarie di entrata e uscita dalle aziende tutti facessero più o meno la stessa strada.

A questo punto, la scelta obbligata, sensata ed economica rimane ovviamente quella del trasporto pubblico con bus e tram.
Affinché in questi giorni, e ce ne saranno certamente altri durante l’inverno soprattutto ora che partiranno i riscaldamenti negli edifici, si possa soddisfare una maggiore utenza di viaggiatori sui mezzi gtt, sarebbe fondamentale che ve ne fossero di più.

A leggere sui quotidiani la situazione in cui versa gtt, purtroppo sono molte e negative le considerazioni da fare.

Innanzi tutto bisogna partire dall’iniziativa “allenati a bippare” partita qualche mese fa che avrebbe il lodevole obiettivo da un lato di smascherare i furbetti (per cui sul bus fate voi i controllori da cittadini modello) e dall’altro a creare quei dati statistici di timbrature attraverso cui gtt possa meglio ritarare le frequenze dei bus (scusate l’errore di editing, volevo scrivere ritirare!).

In realtà, dati alla mano, le corse mattutine hanno iniziato a diradarsi con l’obiettivo di risparmiare ben 4 milioni all’anno; alcune linee sono state fortemente depotenziate (2, 18, 33, 49, 58/, 60, 63/, 64) o soppresse (linea 6) poiché, come ha sostenuto l’assessore, alcune sono “linee marginali scarsamente frequentate” (per cui quando vedete il 2 che fa da nord a sud la città tutto pieno, sappiate che dentro ci sono dei manichini); c’è allo studio l’idea di diminuire i bus lunghi da 18 metri per far posto a quelli da 12 metri (sempre per la linea 2 verranno quindi risparmiati soldi per la produzione dei manichini).

A giugno scorso, dopo che in Via Pietro Micca un bus della linea 56 era andato letteralmente a fuoco, ecco l’annuncio dell’arrivo di nuovi (si fa per dire) bus provenienti dalla Polonia paese in cui dopo 8 anni di servizio vengono sostituiti, mentre a Torino, con bus ben più vecchi e quindi altamente inquinanti, mezzi di 8 anni sono un lusso dinanzi al quale non si può che cogliere al volo la ghiotta occasione dell’usato.

Si tenga conto di alcuni dati sul parco bus circolante nel capoluogo piemontese: età media dei bus di circa 12 anni, mentre quella dei tram di 26; un solo mezzo vecchio di trent’anni disponibile per riparare i fili di alimentazione di tutta la città; il comparto di manutenzione tramviaria (cavi, binari, …) conta su circa 100 dipendenti di cui però 60 con limitazioni e solo 40 operativi che quindi lavorano per 100.

E’ evidente che, con questi numeri, non si può pretendere di offrire una valida alternativa di mobilità ai Torinesi pigiati sui bus cui si aggiungerebbero quelli che abitualmente utilizzano auto diesel bloccate dall’ordinanza.

Sarebbe altresì opportuno che la nuova Amministrazione Comunale dicesse chiaramente quali sono le strategie a lungo termine.

Chi scrive non è esperto di mobilità, ma mi vengono in mente due idee. Una volta a Torino c’erano i filobus che avevano una maggiore e più veloce mobilità di un tram ma al tempo stesso non inquinavano come un bus con motore a scoppio. E se ci ripensassimo? Oppure sul fronte carburante, visto che ormai benzina e diesel inquinano, perché non spingere, magari con sgravi, a realizzare molti più distributori di metano e gpl in modo da favorire l’acquisto di auto di questo tipo?

Restando in attesa di proposte concrete, attaccatevi al tram … sempre che passi.




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Articolo pubblicato il 21/10/2017