Torino e il futuro che (non) verrà.

Bandi GTT andati a vuoto, candidature olimpiche a rischio: Torino si interroga.

Nelle ultime settimane, Torino sembra aver trovato quanto meno la forza di provare a giocarsi parte del proprio futuro, con un sindaco, Chiara Appendino, sì determinato, ma con al momento grosse difficoltà nel raggiungere gli obiettivi per il rilancio del capoluogo piemontese.

Quello dei trasporti pubblici è un annoso problema che negli ultimi sei mesi è andato peggiorando; infatti, abbiamo assistito a continui scioperi (gli ultimi due addirittura distanziati tra loro solo da un paio di settimane), voci sul fallimento di GTT, proposte di licenziamento, per finire con il bando per l’acquisto di nuovi mezzi (74 a gasolio e 40 a metano) andato a vuoto, dato che ancora ad oggi nessuna azienda si è fatta avanti visto l’esiguo contributo pubblico.

Se non si arriverà presto a una svolta, i sindacati promettono sin d’ora un nuovo sciopero previsto per il 21 di settembre e, allora, lamentarsi per i ridarti dei bus alle fermate, la sistematica mancanza dell’aria condizionata su molti mezzi con età media di circa 15 anni e la paura per qualche mezzo andato a fuoco saranno ben poca cosa se il futuro che ci aspetta in autunno è questo.

C’è, poi, la questione Olimpiadi Invernali 2026, per le quali il braccio di ferro tra Appendino, parte della sua giunta e Coni ha sin d’ora prodotto molte aspettative ma anche la prospettiva che la candidatura di Torino non vada in porto, per il solito accentramento meneghino di ogni evento del Paese.

Qualcuno, forse per trovare un piano B al possibile fallimento della candidatura alle Olimpiadi, ha avanzato l’idea di proporre il capoluogo subalpino come capitale della cultura 2021, dimenticandosi di due aspetti: normalmente il finanziamento è piuttosto basso, tanto da avere infatti avuto sin d’ora solo piccole o medie città come capitali della cultura; in secondo luogo, il 2021 è troppo vicina come data per organizzare la candidatura della città.

Dal momento, dunque, che i grandi progetti non sembrano avere altissime possibilità di andare in porto, ma neanche quelli minori, come la rinascita delle periferie, cavallo di battaglia dei pentastellati, c’è da augurarsi che l’autunno e i mesi a venire diano un futuro più roseo  a Torino, depredata spesso dalla “milanesizzazione” degli eventi, e al Piemonte, depredato dalla “lombardizzazione” (si veda il Verbano che vuole staccarsi dalla nostra regione e alle compagnie aeree low cost con più più voli da Bergamo che da Levaldigi e Caselle messe insieme).

 

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Articolo pubblicato il 26/07/2018