Il Mitomodernismo: il valore della Bellezza
Tomaso Kemeny

La bellezza salverà il Mondo... e la nostra Specie?

Il Mitomodernismo e la Bellezza

Le palesi difficoltà legate alla permanenza, più o meno lunga, sul nostro azzurro Pianeta, hanno determinato la nascita di svariate tecniche di sopravvivenza che hanno partecipato, inizialmente, alla speciazione evolutiva del genere umano.

Successivamente, in tempi molto più recenti, l’Uomo si è affacciato sul palcoscenico della Storia, spogliandosi delle pelli d’orso, posando lance e frecce e decidendo di seppellire i propri morti.

Durante una fase ancora non ben definita, al confine tra Preistoria e Storia, è avvenuto qualcosa di insondabile, di talmente misterioso da non essere neppure lontanamente immaginabile.

L'effetto di questo misterioso “salto quantico” ha avuto come risultato un radicale cambiamento evolutivo, che ha portato un povero cacciatore in preda agli elementi a trasformarsi in Uomo moderno.

Senza entrare in pleonastici dettagli, riguardanti le fasi che hanno determinato l’evoluzione dei modelli culturali, vorrei limitarmi a considerare il fatto che a un certo punto, non identificabile con precisione, l’Uomo ha percepito dentro di sé l’idea del Bello, ovvero quella folgorazione dell’Anima che fa rimanere impietriti di fronte a ciò che viene percepito.

Come un’ autentica Illuminazione, la “Consapevolezza del Bello”, sprigiona una concreta forma di energia, fisicamente riconoscibile.  

Non sapremo mai se tale rivoluzione dell’Anima sia stata scatenata da un tramonto, dal viso di una donna, da un fiore, da un gioco di luci della Natura… non scopriremo mai i dettagli che ne hanno determinato la causa, ma inizieremo a vederne gli effetti.

L’uomo inizia a scolpire e a dipingere, probabilmente inizia anche a creare suoni articolati, arcaiche espressioni di arte musicale; inizia a creare rituali e a scoprire prima, per riprodurre in un secondo tempo, forme artistiche, simboliche e geometriche.

In altre parole, ad un certo stadio del proprio percorso evolutivo, l’Uomo scopre gli Archetipi, ovvero quelle Forze invisibili che determinano effetti assolutamente visibili.

Come tutti sanno l’evoluzione culturale si è sviluppata nei secoli, compiendo vari miracoli in Antico Egitto, in Grecia, presso varie culture distribuite su tutto il Globo: in Italia raggiunge la massima perfezione nel Rinascimento. Pittura, Scultura, Poesia, Prosa, Musica, Architettura… si sono date appuntamento per rappresentare a livello inimmaginabile la Bellezza in tutte le sue declinazioni.

Da queste premesse nacque l’Umanesimo con l’esaltazione dell’Uomo, quindi l’Illuminismo con l’esaltazione di uno solo degli aspetti dell’Uomo: la razionalità.

Oggi, stiamo vivendo una deriva culturale basata sulla coda di un obsoleto razionalismo che sembra essere caratterizzato da un archetipo secondario e tristemente onnipresente: la Bruttezza.

Persino il termine “Bruttezza” è in sé orribile, cacofonico e alienante, eppure siamo riusciti a dargli non solo un valore condiviso, ma addirittura una dignità.

Tra i sinonimi di Bruttezza troviamo: bruttura, disarmonia, sproporzione, deformità, mostruosità, orrore, porcheria, schifezza…

Accettando l’idea che molte di queste definizioni si possano applicare agli ambienti di normale frequentazione umana, dove improbabili architetture di periferia, oggetti di comune uso domestico, se non addirittura forme di presunte espressioni d’arte moderna, dove vale tutto, compresa la merda in scatola… potremmo facilmente immaginare quali effetti negativi determineranno nella Società e quanti gravi disagi e disarmonie causeranno anche nell'Uomo.

 

Stefano Zecchi

 

In tempi molto recenti, a Milano, è nato un nuovo Movimento Culturale, il Mitomodernismo, che si prefigge di  proporre proprio la Bellezza come antidoto al “male di vivere” dei nostri tempi.

"La bellezza salverà il mondo" sembra volerci comunicare il principe Myskin ne "L'idiota" di Dostoevskij.

“La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori”, risponde Alda Merini

Il 5 agosto 1994, veniva pubblicata sulle pagine de “Il Giornale” una conversazione tra il filosofo Stefano Zecchi e il romanziere Giuseppe Conte, che sviluppava l’argomento della missione della Poesia nella cultura contemporanea.

Nello stesso articolo erano declinate le nove Tesi del Manifesto Mitomodernista:

1) Facciamo dell’arte azione, la sua forma visibile sia la bellezza

2) La bellezza è profonda moralità, il brutto è immorale

3) Opponiamoci all’avanzare della decadenza, che è là dove l’arte rinuncia all’essenza della propria creatività

4) L’estetica è il fondamento di ogni morale

5) Il mito riporti tra noi anima, natura, eroe, destino

6) L’eroismo è la sintesi di luce e di forza spirituale

7) La politica abbia il primato sull’economia, la poesia abbia il primato sulla politica

8) Il nuovo è il gesto che ama il presente, è aderire all’incessabile metamorfosi del cosmo

9) Impariamo a sperare laicamente.

Il Manifesto annunciava la nascita ufficiale di un Movimento culturale di rottura, che riprendeva antichi canoni e antichi Archetipi: Mito e Bellezza.

Il 21 gennaio 1995, a Milano, nello strapieno teatro dei Filodrammatici veniva ufficializzata la presenza del Movimento Mitomodernista.

In seguito molti artisti, poeti, pittori, architetti e scrittori si impegnarono con opere e pubblicazioni, a favore del Movimento, decretando l’universalità del Valore oggettivo della Bellezza.

“Ciò che è solido si dissolve, non la poesia, non la poesia”.

Il Poeta, Scrittore e Critico letterario ungherese Tomaso Kemeny, che ha recentemente festeggiato a Torino il proprio ottantesimo compleanno, si occupa da sempre di poesia, di poesia visiva, teatro e narrativa. Tra le altre innumerevoli attività, ha lavorato nel Cinema con Alberto Lattuada, proponendo un linguaggio di sua invenzione utilizzato dagli indiani d’America nello sceneggiato Cristoforo Colombo, del 1985.

Fu proprio Tomaso Kemeny che il 29-30 aprile 1988 organizzò a Riccione con Rosita Copioli, Giuseppe Conte, Mario Baudini, Roberto Mussapi e Stefano Zecchi la Prima Azione Mitomodernista, elaborando le 19 tesi sulla Vita della Bellezza.

Lo slogan maggiormente significativo, venne partorito e declamato durante quella storica occasione: “La bellezza è difesa biologica contro la distruzione della specie”.

Forse non fu chiara a tutti l’importanza sul piano evolutivo e culturale di tale affermazione, sicuramente Charles Darwin sarebbe stato d’accordo, avendo intuito che tra le chiavi che determinano i processi evolutivi, quelle di matrice culturale non sono meno importanti di quelle legate agli algidi processi biologici.

 

Chicca Morone con Tomaso Kemeny

 

Le 19 Tesi del Mitomodernismo declinate a Riccione nel 1988:

1. Ogni fattore negativo e distruttivo nella nostra società è sempre emanazione di forze estranee alla bellezza.

2. La bellezza è difesa biologica contro la distruzione della specie.

3. L’estetizzazione del mondo si fonda sull’insubordinazione del bello. Gli avanguardismi sperimentali che hanno lottato contro la bellezza hanno finito per assoggettare l’arte all’ordine borghese.

4. Sperimentazione e tradizione sono inseparabili nella bellezza sempre viva.

5. Nessun pugnale colpisce più a fondo il cuore di un uomo di un punto messo al momento giusto.

6. ‘Trobar clus’ per la genesi permanente del cosmo. Habitat del poeta è il caos sublime.

7. L’arte è il sogno sostenuto dallo specchio della natura simbolica.

8. La bellezza è nella sacralità politeista. L’arcadia è la degenerazione borghese della bellezza.

9. Il sacro fuori dalle confessioni come la magia fuori dagli occultismi.

10. Aderire senza condizioni alle esigenze dell’immaginazione significa anche 
affermare l’apparizione della bellezza sublime.

11. Lo scrittore aiuta la vita a ricostruirsi negli interstizi del sogno.

12. L’energia è l’immaginazione: la poesia è trasformazione concreta.

13. La natura è corrente d’energia metamorfica che da un punto sconosciuto muove verso un punto inconoscibile.

14. Il mito è il linguaggio sovrapersonale e sovratemporale con cui l’universo parla di se stesso. Non è il passato, ma è il futuro la coscienza cosmica dell’umanità.

15. L’eroe è colui che getta al di là del dolore e della morte un gioioso sguardo di assenso. È colui che dalla propria disgrazia privata e storica fa forza, anima, energia divina.
16. Il ritorno non è regresso ma la prima forma di identità.

17. Prova a rileggere la storia introducendo il concetto di destino.

18. La poesia non è figlia illegittima del tempo, ma Big Bang.

19. Il nichilismo è il cancro del XX secolo. Questo secolo nichilista è quello che ha anche accettato il brutto nella forma dell’arte e il cattivo gusto nell’esperienza quotidiana. 

 

 

 

A Torino, sabato 20 ottobre, alle ore 16, presso il Museo del Risorgimento, via Accademia delle Scienze, 5 si terrà “Summa Etilica”, una manifestazione organizzata da Chicca Morone, Daniele Dubbini e Chiara Rota, che presenterà Tomaso Kemeny e una nutrita falange di poeti e scrittori che declameranno versi inediti sul tema della vendemmia e del vino.

immagine di copertina: Dino Ignani.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 11/10/2018