Charles Darwin e Michele Lessona
Michele Lessona

Michele Lessona, il torinese che parlò di Darwin in Italia

Sono stato indeciso fino all’ultimo se inserire come immagine di copertina quella di Charles Darwin o quella di Michele Lessona.


Del primo oggi ricorre la data di nascita, 12 febbraio 1809, del secondo vorrei parlare perché è stato sicuramente uno dei più grandi divulgatori italiani dell’Opera dello scienziato inglese.
Quindi ricordando il primo nel giorno del suo compleanno e ponendo l’immagine di Michele Lessona in copertina, ho pensato di non far torto a nessuno.


Michele Lessona  nacque a Venaria Reale (TO), 20 settembre 1823 e si spense a Torino il 20 luglio 1894.

E’ stato un grande zoologo, scrittore, politico e divulgatore scientifico italiano, venne nominato senatore del Regno d'Italia nel 1892.
Si iscrisse a 17 anni alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino, ove si laureò nel 1846.
Di famiglia alto borghese esercitò per breve tempo la professione di medico a Torino, quindi si innamorò di Maria Ghignetti, istitutrice delle sorelle minori.

                                                                                         (Foto sotto Charles Darwin)

La sua scelta sentimentale non venne accettata dalla famiglia che ne vietò il matrimonio. Michele e Maria fuggirono all’estero, in Francia, a Malta, in Turchia e in Persia fino in Egitto, dove al Cairo diresse un ospedale.
In seguito alla morte per colera della moglie, fece ritorno in patria nel 1849 con l'unica figlia, Francesca, e si dedicò alle Scienze Naturali.


Si sposò in seconde nozze Adele Masi, dalla quale ebbe sei figli.
Intraprese una lunga carriera di insegnamento delle Scienze Naturali, prima ad Asti e poi presso l’Università di Torino. Dopo due tappe a Genova e a Bologna.
Nel 1865 ottenne la cattedra di zoologia e di anatomia comparata all'Università di Torino, succedendo a Filippo De Filippi, del quale abbiamo parlato in un precedente articolo...


Nel suo periodo torinese, Michele Lessona, si dedicò alla divulgazione del pensiero di Charles Darwin, con la collaborazione della mogle Adele tradusse in lingua italiana alcune delle sue opere.
Scrisse una biografia scientifica dello scienziato inglese e diresse una delle prime riviste di divulgazione scientifica dell'Italia unita: La Scienza a dieci centesimi.
In uno scritto reso famoso dalla storia, Lessona parlò del conferimento del Premio Bressa a Charles Darwin.


Il Premio rappresentava, nel 1880, la massima onorificenza in campo scientifico, l’equivalente del Premio Nobel. Si trattava di una somma di 12.000 lire, un valore sicuramente molto elevato, anche se difficilmente confrontabile con il potere d’acquisto dei giorni nostri.
Lessona provava molta ammirazione per Darwin, riportiamo alcune frasi tratte da un suo scritto del 1880: “Carlo Darwin e il Gran Premio di Torino”.


“Se Carlo Darwin fosse vissuto ai tempi di Galileo avrebbe avuto la tortura dalla inquisizione: buon per lui che nacque al tempo nostro e non ha dovuto sopportare altra tortura tranne quella di sentirsi maltrattare da gente che non lo legge: ma egli lascia dire. Anzi, se vogliamo dire il vero, quando si tratti di oppositori onesti e ragionevoli, egli lascia loro pochissimo, a un dipresso nulla, da dire, perché dice tutto lui. In vero, ogni qualsiasi argomento contrario, ogni qualsiasi obbiezione che si possa fare ai suoi concetti, egli cerca, esamina, espone con tutto il valore che possano avere. Singolarità nobilissima e caratteristica del Darwin è il cercare ch'egli fa con somma cura gli argomenti contrari alle sue opinioni, e lo esporre queste con infinita riserva, con infinito riguardo. Chi legge Darwin rimane rapito da questo suo modo che rivela un amore purissimo del vero, che nell'animo suo sta sopra ogni cosa.


Non sempre, ripeto, quelli che scrivono contro Darwin lo hanno letto; per quanto ciò possa parer strano, non è meno vero: nello stesso modo in cui molti ripetono un'aria di musica per averla sentita non dall'orchestra diretta in teatro dal maestro, ma da un organetto in istrada, così molti prendono i concetti di un autore non alla sorgente, ma diluiti e travisati dagli opuscoli e dai giornali, assai meno fedeli degli organetti. Prendiamo un fatto semplicissimo relativo alla scelta naturale. Noi vediamo che il colore degli animali si armonizza col colore del mezzo in cui vivono, così, per esempio, la cavalletta che vive fra l'erbetta dei prati ha il colore verde delle erbette stesse e questo colore riesce a proteggerla contro il becco degli uccelletti che cercano di pascersene, sottraendola ai loro occhi: si può dire che quanto più il colore della cavalletta si confonde con quello dell'erba, tanto più essa è sicura. Ora, date dieci cavallette di cui quattro siano più verdi delle altre, queste quattro avranno maggiore probabilità di sottrarsi ai loro nemici, mentre le altre sei correranno maggior rischio, essendo più facilmente vedute, di essere beccate. Le quattro cavallette più verdi avranno progenie in cui predominerà sempre di più lo schietto verde: se taluni individui avranno in minor grado questo coloramento protettore; più facilmente soccomberanno; gli altri più facilmente resisteranno, e così coll'andare del tempo la tinta protettrice si farà più generalmente e costantemente verde per un fatto di scelta naturale facilissimo da comprendere…”


Dalle parole di Lessona traspaiono affetto e ammirazione, il paragone con Galilei e le considerazioni sul tribunale dell’Inquisizione, fanno intendere una malcelata forma di anticlericalismo, spesso diffuso negli ambienti accademici e scientifici.
L’esempio del mimetismo delle cavallette rende molto bene come agisca il meccanismo della Selezione Naturale. Anche se l'esempio non chiarisce come avvengano le mutazioni di colore o di altre caratteristiche somatiche, spiega come l’effetto di tali mutazioni possa favorire o penalizzare l’espansione di determinate popolazioni biologiche interessate a quel particolare tipo di cambiamento.


Esperimenti molto significativi a proposito dell’ereditarietà dei caratteri li stava compiendo Gregor Johann Mendel il biologo, matematico e abate agostiniano, ceco di lingua tedesca, nato a Hyn?ice il 20 luglio 1822 e deceduto a Brno nel 1884.


Mendel (Foto a sinistra), è spesso ricordato per i suoi esperimenti sui piselli, dai quali trasse le prime Leggi dell’Ereditarietà.


Purtroppo a quei tempi non esisteva Internet e i due scienziati non si conobbero mai personalmente.
Le loro vite e i loro lavori furono contemporanei, ma operarono in campi scientifici diversi e non ebbero alcun contatto diretto. Fu solo molto tempo dopo le loro morti che le loro teorie e scoperte furono unificate e integrate, portando a un profondo cambiamento nella comprensione della biologia e dell'evoluzione.

La sintesi moderna tra genetica e teoria dell'evoluzione è uno dei pilastri fondamentali della biologia moderna.
La Verità non conosce confini geografici o temporali e, lentamente ma inesorabilmente, emerge senza alcuna riserva, modificando, a volte drasticamente, quanto si fosse creduto vero e giusto fino ad un preciso momento.


Se Torino è considerata la culla del darwinismo lo dobbiamo sicuramente ad eminenti scienziati come Filippo De Filippi e Michele Lessona.


Tuttavia non dimenticheremo sicuramente Giovanni Battista Girolamo Canestrini (Revò, 26 dicembre 1835 – Padova, 14 febbraio 1900) che fu un biologo, naturalista e aracnologo italiano che tradusse per primo in italiano i testi di Darwin.


Non dimenticheremo neppure Paolo Mantegazza (Monza, 31 ottobre 1831 – San Terenzo, 28 agosto 1910) medico neurologo, antropologo e romanziere italiano che fu anch'egli uno dei primi divulgatori delle teorie di Charles Darwin in Italia.
Le sue importanti ricerche contribuirono all'affermazione dell'antropologia intesa come "storia naturale dell'uomo".


Per concludere Michele Lessona dal 1877 si dedicò alla politica, divenendo consigliere comunale di Torino (dal 1877 al 1895), quindi membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione nel 1881. Dieci anni dopo fu nominato Senatore del Regno d'Italia.


Michele Lessona vantava numerose amicizie tra le personalità del tempo: Giuseppe Garibaldi, Quintino Sella, Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci, Edmondo De Amicis.
Morì a Torino nel 1894 per complicazioni di una malattia cardiovascolare.

 

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Articolo pubblicato il 12/02/2024