Il Natale “caldo” in Francia. Macron e il suo governo nell’occhio del ciclone. Di Giuseppe Pica

Non sembra trovare pace, la Francia. Gli attentati terroristici avvenuti negli ultimi anni, le proteste dei “gilet gialli” e la bassissima popolarità di cui gode il Presidente Emmanuel Macron, hanno configurato un quadro di instabilità pressoché permanente.

 

A tutto questo, nelle ultime due settimane, è andata ad aggiungersi una protesta violentissima da parte dei sindacati contro l’annuncio del Primo Ministro Philippe di voler procedere a una riforma del sistema pensionistico. Ad oggi, in Francia, l’età per raggiungere il diritto alla cessazione del lavoro è di 62 anni e sono previsti ben 42 regimi diversi destinati ad altrettante categorie di lavoratori per accedere anticipatamente alla pensione: tra queste ad esempio, i ferrovieri e gli autisti del trasporto pubblico parigino.

 

Con la riforma proposta dall’esecutivo, andrebbero a essere cambiati proprio questi due aspetti poiché da un lato sarebbe adottato un “sistema universale” (dunque eliminando tutti i regimi differenti), dall’altro sarebbe innalzata l’età di riferimento a 64 anni, introducendo incentivi e disincentivi per chi deciderà di lasciare il lavoro prima o dopo questo termine.

 

Nonostante l’entrata in vigore delle nuove norme sia stata fissata al 2027, le proteste da parte dei lavoratori delle categorie coinvolte sono state veementi come poche altre volte prima d’ora ed hanno letteralmente paralizzato l’intero Paese bloccando metro, aerei, trasporti e addirittura provocando un black out di massa che ha riguardato oltre 90 mila edifici a Lione e nella regione della Gironda, causando così perdite economiche di non poco conto oltre che manifestazioni di piazza sempre più aspre.

 

A tutta questa pressione non ha retto l’artefice del progetto di riforma, vale a dire Jean Paul Delevoye il quale si è dimesso anche a seguito di alcune inchieste giornalistiche riguardanti alcune sue consulenze per varie società francesi che, contravvenendo all’obbligo di trasparenza per chi ha incarichi di governo, Delevoye non aveva dichiarato.

 

Un Natale di passione attende dunque decine di milioni di transalpini, ancora non certi di poter tornare a casa durante le feste per via della prosecuzione degli scioperi e, soprattutto, un Natale di passione attende il presidente Macron.

 

Infatti, colui che sembrava essere l’emblema della nascente classe dirigente europea – ed europeista – si trova a vivere una situazione davvero difficile da dover gestire data la sua incapacità di fare realmente breccia nel cuore dei connazionali a due anni dalla sua elezione. In questa vicenda poi, c’è da considerare (secondo un sondaggio) che sette francesi su dieci siano d’accordo con la protesta, mentre il 64% non crede che il governo alla fine porterà a termine questa riforma e il 35% non ripone alcuna fiducia nel Presidente.

 

Per Macron sembra non esserci davvero pace e gli ultimi avvenimenti potrebbero definitivamente renderlo uno dei presidenti più impopolari della storia francese.

loccidentale.it

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Articolo pubblicato il 23/12/2019