Torino. La sindaca Appendino sta limitando la libertà di stampa, ben oltre ai limiti imposti dal Coronavirus!

Se ne parlerà lunedì in consiglio comunale. L’interpellanza di tre consiglieri comunali e la nota dell’Associazione Stampa Subalpina.

Stiamo a fatica uscendo dai limiti alla libertà dei cittadini imposta dal nostro governo con l’illusione di combattere e bloccare i contagi, ma c’è la diffusa impressione che in materia di libertà di stampa, alla città di Torino, qualcuno ne sita abusando.

Per non andar lontano, alla regione Piemonte, in questo periodo di restrizioni, si è sempre rispettata la pluralità dell’informazione ed il rispetto per  il ruolo e l’attività di ogni giornalista e testata, non è mai venuto meno.

Ben diverso quel che sta ancora succedendo a Torino in municipio, tanto è vero che tre consiglieri comunali, Aldo Curatella, Federica  Scanderebech e Marina Pollicino, hanno rivolto un’interpellanza alla sindaca e, presumibilmente se ne discuterà lunedì in consiglio comunale.

Forse da quando Chiara Appendino e la sua maggioranza reggono le sorti della città, sono rimaste appannate  le norme costituzionali, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la legge sugli ordinamenti amministrativi, tanto per citare le fonti principali, ma certi malvezzi che già stavano prendendo piede, si sono ancor più rafforzati.

E pur vero che nei mesi di marzo e aprile scorsi, a seguito dei provvedimenti assunti dal Governo per contenere la diffusione del virus Covid-19, sono state poste modiche alle modalità di comunicazione alla stampa prediligendo l'utilizzato dei mezzi multimediali.

Dal 4 maggio 2020 poi si è aperta la cosiddetta Fase Due, in cui sono concesse le prime aperture per gli spostamenti confermando la norma della distanza sociale e dell'utilizzo di dispositivi di protezione individuale.

Dal 18 maggio 2020 c'è stato un ulteriore allargamento delle norme legate agli spostamenti delle persone ed è stata introdotta la possibilità di riapertura per molte attività.

Infine dal 3 giugno 2020 si sono ulteriormente allentate le misure di limitazione degli spostamenti e sono stati riaperti musei, ristoranti, bar, centri commerciali, palestre, piscine, parchi di divertimento, sempre nel rispetto delle norme igienico-sanitarie previste.

Nonostante la prudente e  graduale  apertura concessa dal Governo, Palazzo Civico continua a precludere ai giornalisti la possibilità di presenziare alle conferenze stampa e alle cerimonie ufficiali.

Tanto per citare esempi concreti ed eclatanti, i consiglieri interpellanti precisano che alla conferenza stampa del 12 maggio 2020 in merito alle problematiche connesse alla chiusura del dormitorio di piazza d'Armi, sono state ammesse soltanto alcune testate (ovviamente selezionate) e non altre.

Mercoledì 3 giugno 2020 l'Amministrazione Comunale di Torino ha commemorato le vittime di piazza San Carlo ma, anche in questa occasione, ha deciso di escludere i giornalisti dalla cerimonia ufficiale. Fatti talmente eclatanti ed inusuali in un contesto democratico che, con una nota dell'8 giugno 2020, l'Associazione Stampa Subalpina ha stigmatizzato l'accaduto, definendo queste condotte dannose tanto per i cittadini e il loro diritto all’informazione, poiché il pluralismo è principio cardine del nostro sistema democratico, quanto per i giornalisti e il loro diritto al lavoro, poiché venendo esclusi da questi eventi subiscono anche un danno economico, che ormai si protrae da oltre due mesi.

Dopo oltre settant’anni dall’entrata in vigore della Costituzione, dovrebbe essere ormai acclarato che Giornalisti, videogiornalisti, fotogiornalisti, freelance, devono poter adempiere al proprio ruolo di mediatori tra il fatto e il lettore tramite le loro professionalità.

Come sostenuto anche nella presa di posizione dell’Associazione Stampa Subalpina, con spirito collaborativo, i  giornalisti hanno riconosciuto l'utilità delle videoconferenze durante il lockdown ma ne hanno anche segnalato i limiti, legati soprattutto alla minore possibilità di contraddittorio, che condiziona, di fatto, la professionalità stessa del giornalista.

Invece, nelle conferenze stampa della Città di Torino, sin dall'inizio dell'emergenza Covid-19, si è instaurata "assenza contraddittorio o obbligo di formulare domande per iscritto, preannunciate, attraverso addetti stampa".

Lunedì in consiglio comunale i tre consiglieri chiederanno alla sindaca quando la Città intenderà ridare piena voce ai giornalisti ripartendo con le conferenze stampa in presenza, aperte a tutte le testate e fatti salvi i dovuti accorgimenti per garantire la sicurezza dei presenti. Per conoscere poi, fatto gravissimo, per quale motivo in alcune occasioni, è stato consentito solo ad alcune testate giornalistiche l'accesso alle conferenze stampa, chi lo ha deciso e con quali criteri è stata effettuata questa scelta.

C’è poi il dato inconfutabile, come sostenuto anche nella nota della Associazione Stampa Subalpina che in alcune conferenze stampa non sia stato concesso il contraddittorio o siano  state richieste obbligatoriamente solo domande fornite in anticipo impedendo, di fatto, il corretto e libero svolgimento del lavoro dei giornalisti nel rispetto del dettato costituzionale senza alcun ipotetico filtraggio preventivo delle domande stesse.

E’ preoccupante constatare il concetto di democrazia professato dalla sindaca e dalla giunta comunale!

Riporteremo il seguito.

 

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Articolo pubblicato il 18/07/2020