Dante e il Catarismo

Le eresie ed il Pensiero del divino Poeta

Dante era Cataro?

Prosegue l’analisi delle possibili “frequentazioni” del più conosciuto poeta italiano.

Secondo moltissimi studiosi, sicuramente invisi o dimenticati dalla critica ufficiale, Dante apparteneva ad un Gruppo iniziatico di derivazione templare, noto come Fedeli d’Amore. Di questa “discussa” appartenenza parleremo in seguito, ora vorrei focalizzare l’attenzione su un’altra presunta adesione del Poeta, ovvero alla cosiddetta eresia catara.

Come sappiamo il catarismo è stato il più importante movimento religioso medievale. La sua durata si sviluppò tra il X e XV secolo, assumendo varie denominazioni che rappresentavano altrettante sfumature della stessa radice religiosa: Bogomili, Albigesi, Pauliciani, Patarini… Presenti in Europa in Bulgaria, nelle Fiandre, in Germania e Francia meridionale. In Italia si sviluppò soprattutto al settentrione, in particolare Toscana e Lombardia.

I piemontesi ricorderanno la strage di Monforte, perpetrata dall’Inquisizione ai danni di inermi Catari che vennero bruciati a Milano.

A proposito di questo fatto, le cronache raccontano che dopo aver scoperto un gruppo di Catari, presso il castello di Monforte d’Alba, nella Diocesi di Asti, un loro rappresentante fu interrogato da Ariberto d’Intimiano, vescovo di Milano.

I poveretti vennero condotti nella città lombarda in una zona ancor oggi conosciuta come Monforte, dove furono eretti un grande crocifisso e un rogo.

Venne loro offerta una scelta e quasi tutti, compresa la contessa Berta, piuttosto che tradire la propria fede, decisero di sacrificarsi dirigendosi verso il rogo. 

Questo avveniva nel 1031.

In cosa consisteva tale eresia? Semplificando molto declineremo alcuni punti piuttosto significativi:

I Catari non riconoscevano l’autorità della Chiesa di Roma, ponendosi essi stessi come i rappresentanti della Chiesa Buona, la Chiesa d’Amore, la vera Chiesa di Cristo.

Non riconoscevano i sacramenti.

La loro dottrina era fondata rigorosamente sui Vangeli.

Alla luce di tutto questo, stabilire se Dante fosse realmente Cataro non è cosa semplice. Alcune indicazioni ci provengono dai suoi stessi scritti e dalle sue frequentazioni.

Andando per ordine:

Dante nel sesto Cerchio infernale, quello degli eretici, incontra Fra Dolcino, e accenna ai Templari, che furono definitivamente soppressi nel 1312 con l’accusa di eresia.

Tuttavia, tenendo conto che in Toscana la percentuale di Catari superava quella dei Cristiani, appare decisamente curioso che Dante non ne faccia alcun cenno.

Farinata degli Uberti, il noto condottiero che ha portato i Ghibellini alla vittoria di Montaperti, contro la compagine Guelfa, è trattato con parole di grande elogio, viene visto da Dante come personaggio positivo, un personaggio per il quale il Poeta mostra rispetto e ammirazione.

Farinata degli Uberti, Ghibellino, era un Cataro e come tale venne condannato dalla Chiesa di Roma con discutibile tempestività... nientemeno che 19 anni dopo la sua morte, nel 1283.

Dopo la condanna venne riesumata e bruciata la sua bara e venne perseguitata la sua famiglia che aveva aderito anch’essa al Catarismo. Eppure Dante tace su questo fatto e lo pone nel sesto cerchio, girone degli eretici…. definendolo nientemeno che Epicureo…

Queste “incomprensibili scelte letterarie” si possono spiegare unicamente  ipotizzando che Dante fosse finito nell'occhio dell'Inquisizione in quanto Guelfo Bianco, o come lo definisce Foscolo un Ghibellino, un Ghibellin fuggiasco.

In tal caso la sua prudenza gli impose di non nominare mai le parole Cataro o Catarismo, né, tantomeno, di accennare che lo fosse Farinata. Al noto condottiero Dante conferisce rispetto, stima e onori, lo condanna per qualcosa che nulla c’entra con la realtà delle cose (Epicureismo) e lo colloca in un Inferno che per molti versi non coincide con quello cristiano.

Molto diverso è il giudizio che Dante stesso esprime verso Filippo Argenti… i due dannati sono separati dalle mura della città di Dite, Argenti è fuori le mura e Farinata all’interno:

  • Spirito maledetto era l’Argenti
  • Magnanimo è Farinata.

Oltre a Farinata anche Guido Cavalcanti professava la religione catara, ma di quest’ultimo parleremo in un prossimo articolo, dove analizzeremo l’appartenenza di Dante ai Fedeli d’Amore.

Un testo ottimamente forgiato e ricco di imperdibili spunti è stato pubblicato da Moretti & Vitali: “Libertà va cercando” – Il Catarismo nella Commedia di Dante, a firma di Maria Soresina (2013).

L’Autrice, con grande competenza e una buona dose di coraggio, si discosta dalle interpretazioni canoniche, proponendo nuove ipotesi di lavoro, credibili e ben documentate. Si tratta di un testo adatto a chi desideri leggere la Commedia con occhi nuovi, senza imposizioni di carattere teologico.

Tornando alla tesi relativa al Catarismo di Dante, un importante suggerimento ci viene offerto da un noto dialogo tra il Poeta e Stazio, relativo all'Anima e allo Spirito. 

In una dettagliata analisi del XXV canto del Purgatorio, il poeta latino Stazio spiega a Dante quello che avviene nella formazione del corpo del nascituro: l’Anima si forma in un primo momento, mentre lo Spirito viene insufflato direttamente da Dio al momento della nascita.

Il “distinguo” corpo – Anima – Spirito, era di origine gnostica e assunto dalla religione Catara.

Nel 1311-12, durante il Concilio di Vienne, proprio mentre Dante componeva i suoi versi, fu condannata come eretica l’interpretazione che stabiliva una presenza di Anima e di Spirito, e venne assunta l’interpretazione di Tommaso d’Aquino che considerava i due termini sinonimi.

Dante, con le parole di Stazio, assume la posizione dei Catari che mantenevano ben ferma la distinzione tra i due termini.

Stazio, nel suo discorso passa dalla nascita alla morte.

Quando l’uomo muore questa alma sola porta con sé la componente umana e quella divina (Anima e Spirito):

...Solvesi da la carne, e in virtute

Ne porta seco e l’umano e il divino...  Purg. XXV 80-81

Ancora più facile è il passaggio Catarismo – Reincarnazione.

I Catari credevano alla reincarnazione, Dante era Cataro (?) quindi Dante credeva nella reincarnazione…?

Dante non lo esprime direttamente ma ci sono molti segnali che sembrano indicarlo con cauta certezza.

Anche questo aspetto sarà approfondito in un prossimo articolo.

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/10/2020