Dante e la Reincarnazione prima parte

L’ipotesi reincarnazionalista, ardita e sicuramente eretica oltre misura, poggia le proprie basi su alcune considerazioni generali che sembrano avere una buona dose di credibilità.

 

Prima di affrontare nel dettaglio tale complessa ipotesi di lavoro, dovremo esprimere alcune considerazioni iniziali.

Dante era sicuramente un seguace della Religione Catara, i Catari credevano nella reincarnazione… il sillogismo si propone in automatico.

La nota Pena del Contrappasso sembrerebbe esprimere il concetto di Giustizia Karmica meglio di qualunque altra trovata intellettuale. Le pene sono sempre messe in relazione con i peccati dei dannati dell’Inferno o con quelle dei peccatori in fase di purificazione del Purgatorio.

Nell’Inferno sono presenti i diavoli che fungono da biechi aguzzini, nel Purgatorio vi sono Entità angeliche che osservano i peccatori in fase di espiazione.

La cosiddetta Pena del Contrappasso a volte può apparire di difficile interpretazione, altre volte risulta essere chiara e intuitiva. Alcuni esempi potranno, forse, far luce su quanto stiamo indagando:

Siamo nell’Antinferno, terzo Canto, Dante incontra le prime anime dei dannati: gli Ignavi.

Sono coloro per i quali il Poeta prova un profondo disprezzo, sottolineando che hanno trascorso le loro inutili vite senza assumere mai una posizione precisa. Si tratta di poveretti talmente miserabili che sono rifiutati da Dio e persino dal demonio in persona. Ben si comprende che Dante sia disgustato dalla loro presenza, li descrive ignudi che seguono uno stendardo privo di simboli che sventola in ogni direzione, tormentati da insetti e vermi, poiché nessun demone vuol prendersi la briga di punirli.

Per Dante non meritano neppure l'attenzione dei diavoli.

In questo caso il Contrappasso è abbastanza chiaro: chi non ha mai sposato una causa o una ideologia, ma si è sempre tenuto lontano da qualsiasi posizione per tutelare se stesso o peggio, per pura viltà, ora è costretto a seguire una bandiera senza nome, tormentato da immonde creature che li seviziano senza pietà.

Come sappiamo Dante incontrerà Pietro da Morrone, incoronato Papa Celestino V nel 1294, il papa che rinunciò presto al proprio Mandato. Altro peccatore incontrato dal Poeta in questo girone è Ponzio Pilato. Questi noti personaggi storici pagano per le proprie indecisioni e per non aver voluto onorare degnamente il Mandato che era stato loro affidato.

Dante prosegue entrando nel secondo cerchio, quello presieduto da Minosse, il luogo dei Lussuriosi: incontra Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena di Troia … ma i due peccatori più noti e amati sono sicuramente Paolo Malatesta e Francesca da Rimini.

Un fatto rilevante che ci induce a porre delle domande lo troviamo nei versi che li riguardano:

 

       Ed elli a me: "Vedrai quando saranno       76
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno".


Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!".



Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate;   

Inferno Canto V

 

Comunemente è detto che Paolo e Francesca siano uniti in un vortice di vento, "amor che i mena", che li trascina in un turbine simile (contrappasso) a quello della passione che li ha coinvolti in vita, nel peccato di lussuria e di tradimento dei parenti.

       La bufera infernal, che mai non resta,      30
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.

Inferno Canto V

 

Maria Soresina, nel suo testo “Le segrete cose” Moretti e Vitali 2010, ci suggerisce che la vera colpa di Francesca sia stata quella di aver sottomesso la ragione al sentimento.

Francesca dichiara di non essersi saputa assumere la responsabilità del proprio gesto e probabilmente non è ancora consapevole del suo atto. Francesca colpevolizza gli altri: colpevolizza l'amore contro il quale non si può far nulla (ch’a nullo amato amar perdona…), se la prende con il “libro galeotto” e con il marito che l’ha uccisa.

Dante ci dice che il vortice che travolge Paolo e Francesca è un vortice d’amore autentico, ma è anche bufera infernale, quindi si tratta di un aspetto dell’amore di natura più bassa che offusca la mente e rende gli amanti inconsapevoli.

Volendo fare un paragone azzardato, ma non troppo, con il testo induista della Bhavagad-Gita, potremmo affermare che l’amore di Paolo e Francesca appartenga alla Radice più bassa,(Tamas), che lega la Natura dell’Uomo (Prakriti) alle qualità umane più misere (negligenza, indolenza e inerzia).

Quindi la vera colpa dei due amanti è stata quella di non essere stati consapevoli del proprio gesto, trascinati com’erano da un vortice di passione…

Potremmo chiederci ma se fossero stati consapevoli? Se il loro rapporto si fosse consumato nel pieno possesso delle facoltà razionali, sarebbero comunque stati condannati da Dante?

Una risposta potrebbe fornircela Dante stesso quando pone in Paradiso sia Cunizza da Romano, sorella del tiranno Ezzellino da Romano, definita dalle cronache del tempo una grande meretrice, sia la prostituta biblica Raab.

Cunizza, parlando di se stessa nel IX Canto del Paradiso racconta:

 

 

  D’una radice nacqui e io ed ella:   31
Cunizza fui chiamata, e qui refulgo
perché mi vinse il lume d’esta stella;


ma lietamente a me medesma indulgo
la cagion di mia sorte, e non mi noia
;

che parria forse forte al vostro vulgo.

Paradiso Canto IX

 

Cunizza non si pente dei suoi molti amori, anzi prova solo una piacevole indulgenza e non emerge nessun ricordo sgradevole, né rimpianto, né pentimento alcuno. Pur comprendendo che molti potrebbero scandalizzarsi per le sue parole, lei non ricorda di aver peccato.

Questa estrema presenza della sua mente e la precisa consapevolezza di aver sempre agito in piena coscienza possono spiegare la sua atipica collocazione in Paradiso.

Un’altra figura positiva che troviamo in Paradiso è la prostituta Raab.

         Or sappi che là entro si tranquilla    115
Raab; e a nostr’ ordine congiunta,
     di lei nel sommo grado si sigilla.



Da questo cielo, in cui l’ombra s’appunta
che ’l vostro mondo face, pria ch’altr’ alma
del trïunfo di Cristo fu assunta.

Paradiso Canto IX

 

Raab sembra essere stata una grande meretrice, anzi la più attiva di Gerico. Eppure è descritta da Dante come l’anima più splendida del terzo Cielo…

Compì un gesto eroico proteggendo due spie mandate da Giosuè e permettendo loro di fuggire con le preziose informazioni, che permisero poi a Giosuè di distruggere Gerico. Tuttavia avrebbe perlomeno potuto transitare un po' di tempo in Purgatorio… si chiedono in molti.

Evidentemente Raab era consapevole!

Come locandiera o come prostituta deve essere stata sempre coerente con i dettami della propria coscienza e, con il gesto politico che ha donato la vittoria agli Israeliti, si è guadagnata una buona posizione nei Cieli.

Proseguiremo in seguito analizzando altri esempi relativi alla pena del Contrappasso, e non solo, per verificare alcuni elementi che potrebbero farci ipotizzare una propensione dantesca verso la teoria della Reincarnazione.

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/10/2020